6 - Non finisci mai di stupire.

667 67 138
                                    

Ogni tentativo risulta fallimentare ed inutile, non riesco a prendere sonno.
Continuo a girarmi e rigirarmi nel letto ed in testa mi rimbombano quattro lettere che vanno a formare sempre e solo un'unica parola.

"Manu."

Non che non mi abbiano mai chiamato in questo modo prima d'ora, eh.

Il fatto è che, da quando è venuta a mancare la persona più importante della mia vita, nessuno aveva più pronunciato il mio nome con così tanta dolcezza e la cosa mi ha inevitabilmente fatto tremare il cuore.

Davanti ai miei occhi, poi, è vivida l'immagine del bigliettino trovato sul letto al mio rientro in stanza.

Bigliettino che adesso giace nel cassetto del comodino, vicino alla lettera di mia madre.

Quello che non riesco a fare, oltre dormire, è smettere di pensare alle parole che vi sono scritte o, più precisamente, a quei tre puntini di sospensione che, di certo, in sospeso hanno lasciato il mio fiato.

Sta di fatto che, neanche a farlo apposta, quella canzone la conosco a memoria, quindi so benissimo le parole che fanno seguito a quell' 'uno come te' e più ci penso, più la cosa mi manda ai matti.

Che avesse voluto davvero intendere quello che penso?

Anche se la risposta dovesse essere affermativa, non crederà mica di cavarsela con una frase non detta?

Quel che è certo è che non gli renderò le cose facili, almeno non finché sentirò uscire determinate parole direttamente dalla sua bocca.

Sempre che prima non sia tu a cedere.
Famme il piacere, ma guarda un po' te cosa me tocca sentì.
E te dirò di più, credo proprio che farò finta di nulla, pe' vedè come se comporta.
Ottima decisione, davvero, i miei più sentiti complimenti.

Mi sembra chiaro che, giunti a questo punto, di dormire non se ne parli proprio, motivo per il quale decido di andare a prendere una boccata d'aria in giardino.

Dopo essermi chiuso la porta di casa alle spalle, m'incammino verso la piscina.

È diventato un luogo molto speciale per me, perché la prima notte in cui non riuscivo a prendere sonno, girovagando dentro e fuori casa, ero finito proprio lì, ed ho scoperto che da quel punto si vedono benissimo le stelle.
Poi, essendo sicuro che la più luminosa fosse Anita, mi ero messo a parlare con lei per tranquillizzarmi.

Sono ormai vicinissimo ad essa, quando intravedo qualcuno seduto sul suo bordo, con le ginocchia al petto, dandomi inconsciamente le spalle.

Che anche lui sia venuto qui per parlare un po' con Jacopo?

Probabilmente, la cosa migliore da fare sarebbe tornare dentro, ma siccome nella mia vita di decisioni sagge ne ho prese ben poche, non vedo perché dovrei iniziare proprio adesso.

È così che mi avvicino a Simone e mi siedo, facendo scontrare la mia schiena con la sua, portandomi anche io le ginocchia al petto.

Non so come ne quando sia successo, ma la sua vicinanza, se prima mi metteva agitazione, seppur cercassi con tutto me stesso di non farlo notare, ora m'infonde un'assoluta sensazione di pace e tranquillità e devo ammettere che la cosa mi destabilizza alquanto.

"Che ci fai qui?"

Intorno a noi regna il silenzio, infatti, la sua domanda è un sussurro.

"Potrei farte la stessa domanda."
"Sì, peccato che te l'abbia fatta prima io."

Ed anche se non posso vederlo in viso, scommetto che stia sorridendo lievemente, tanto da far spuntare appena le fossette, ma non abbastanza da mostrare lo spazietto tra i denti.

Villa BalestraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora