7 - Con te è diverso.

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Sono le 17:14 ed il treno, dal quale dovrebbe scendere Simone, sarà qui tra soli due minuti.

Lo conosco abbastanza bene, ormai, da essere sicuro del fatto che scenderà da quel vagone, perché mangiato dalla curiosità di conoscere il luogo in cui dobbiamo andare.

Nonostante questo, però, un piccolo semino d'ansia ha piantato in me radici molto profonde.

Sono le 17:15, il cielo è coperto di nuvole ed il caldo, nonostante l'assenza del sole, si sta facendo sempre più opprimente.

Mi trovo seduto su una panchina, accanto al distributore automatico, mentre fisso la lancetta dei minuti del vecchio orologio della stazione, che sembra non avanzare mai.

Sono le 17:16, il treno è arrivato, le porte si sono appena aperte e, malgrado il cielo sia ancora terso, vedo spuntare il sole.

Lo vedo scendere con lo zaino in spalla, retto da una mano piena di anelli e l'aria da studente modello.

E con il termine "studente modello" mi riferisco sia alla bravura a livello universitario, di cui mi ha tanto parlato Virginia e della quale non ho mai avuto dubbi, sia alla bellezza innata che lo rende uno degli esseri umani più attraenti che io abbia mai visto.

Te sei preso un colpo de sole?
Ma nun lo vedi quant'è bello?
Lo vedo, lo vedo e vedo pure quanto sei cotto.
Ma statte un po' zitta, va'!

Lo osservo mentre si guarda intorno, cercandomi nella confusione, con il viso corrucciato.

Si gira dalla parte opposta alla mia, quindi, ne approfitto per avvicinarmi a lui di soppiatto.

Quando gli sono dietro la schiena, mi alzo in punta di piedi e gli copro velocemente gli occhi con le mani.

"Ma che ca-" gli si mozza il respiro e non riesce a finire la frase perché, nel frattempo, mi sono avvicinato al suo orecchio destro, soffiandogli vicino al collo.

"Balestra, nun te l'hanno insegnato che nun se dicono le parolacce?" Gli dico con voce roca, per poi riprendere a parlare con un tono più ironico. "Già da prima, me stavi ad insulta' mentalmente, perché pensavi che t'avessi preso 'n giro, ve'?"

Si gira, ci guardiamo e, mentre annuisce, mi riserva un sorriso che mi rimette al mondo, facendomi sentire nel posto giusto, al momento giusto.

In tutto questo, le persone ci passano accanto, incuranti dei muri che stiamo abbattendo e del mondo su misura che, invece, stiamo costruendo.

Presumo stia per aprire bocca per rispondermi, quando, tutto d'un tratto, lo vedo assumere un'espressione che passa velocemente dall'essere sorpresa, all'essere scocciata, per poi sfociare in un sorriso di circostanza.

Successivamente, noto l'arrivo di un ragazzo che, dopo avermi sorpassato da sinistra ed essersi piazzato davanti a me, dandomi le spalle, allunga una mano e gli stringe la spalla in maniera abbastanza intima.

Era così necessario toccarlo?
Mica lo puoi tocca' solo tu, eh.

Dopodiché, lo sento rivolgersi a Simone.
"Ehi, Simó, come stai? Te trovo in forma! Te ricordi il caffè che m'avevi promesso? Sto ancora aspettando che tu me faccia sapè quando sei libero!"

"Simò"??
"Caffè"???

"Ciao, Max! Io sto bene, grazie, te?
Eh, hai ragione, ma in questo periodo sono molto occupato con l'università!"

Il povero piccolo Max si è preso un palo.

"Ma mica dovemo anna' a cena, ce dobbiamo prendere 'n caffè, magari in un bar vicino a casa tua. Quando vuoi, te passo a prendere io."

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