9 - Il punto di non ritorno.

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Sono in quella fase del risveglio in cui non ho la forza di aprire gli occhi, perché vorrei dormire ancora, ma sono consapevole di essere già abbastanza sveglio, da non riuscire più a farlo.

La prima cosa che percepisco è un dolce ed invitante profumo che m'invade le narici e mi fa spuntare un piccolo sorriso sulle labbra.

Ne seguo la scia, con gli occhi ancora chiusi e, quando li apro, il mio sorriso non fa che allargarsi.

Posato sul comodino, trovo un vassoio contenente una brioches, un bicchiere di succo ed una sorta di vasetto improvvisato, con tre girasoli al suo interno, tra i quali vedo spuntare un bigliettino.

Lo prendo e, con mani e cuore tremanti, ne leggo il contenuto.

"E come un girasole io ti seguirò
E mille volte ancora ti sorprenderò
E come un girasole guardo solo te
Quando sorridi tu..."

Cosa significa quando ti si mozza il respiro, il cuore ti esplode nel petto ed in volto ti si stampa un sorriso ebete che vorresti con tutto te stesso, ma non riesci proprio a far scomparire?

Che ti stai innamorando?
Ti sembrano cose da dire, così, senza un minimo di preavviso?
Hai ragione, scusami, la prossima volta ti scrivo un bigliettino pure io!

Che poi, lo lascio senza fiato?

Mi infilo la prima maglietta ed il primo paio di pantaloncini che trovo, poi, mi catapulto al piano inferiore alla ricerca della persona più dolcemente stronza che io abbia mai conosciuto in vita mia.

Dopo averlo cercato in tutte le stanze, decido di provare a vedere in giardino, dove, invece, trovo nonna, intenta a fare le parole crociate sulla sedia a dondolo.

"Buongiorno, nonna, come va?" Richiamo la sua attenzione.

Si cava gli occhiali con aria sorpresa e
"Buongiorno, tesoro, non ti avevo visto. Tutto bene, grazie, te?" mi risponde.

"Tutto bene, grazie. Ascolta, non è che per caso - non vorrei sembrare troppo interessato e coinvolto - sì, insomma, mi stavo domandando se avessi visto..."

Probabilmente, anzi sicuramente, ha già intuito dove volessi andare a parare, perché non riesco nemmeno a finire la frase che m'interrompe con un gesto della mano.

"Tranquillo, non l'abbiamo, ne tanto meno si è, licenziato. Manuel, è semplicemente uscito perché aveva delle commissioni da fare. Anche perché la domenica è il suo giorno libero, lo sai, no?"

Giusto, la domenica è sempre stata il giorno di riposo degli aiutanti di nonna.
Ed io, fino ad ora, ero sempre stato felice di questa cosa, siccome, finalmente, potevo godermi una giornata senza nessuno che mi girasse intorno.

"Certo, nonna, solo che avevo perso il conto dei giorni e non mi ricordavo che oggi fosse già domenica."

Molto convincente.

"Ti capisco bene, capita spesso anche a me." Mi da corda, guardandomi con l'aria di chi la sa lunga, mentre si posa gli occhiali in testa. "Comunque, hai visto quanto sono stata brava l'altra notte? Neanche quando ero nel fiore della mia giovinezza facevo certi orari, ma per te questo ed altro." Mi fa l'occhiolino, complice.

"Proprio per questo sei la nonna migliore del mondo." Le faccio un occhiolino di rimando, nonostante sia certo del fatto che la tonalità di rosso assunta dal mio volto faccia invidia ai pomodori di stagione più maturi che si possano trovare in circolazione. "E sei ancora nel fiore della tua giovinezza." Le dico mentre mi volto, con l'intento di tornare in stanza.

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