8 - Non sei proprio il mio tipo.

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"Manuel, sicuro che vada tutto bene? Hai appena messo lo zucchero, al posto del sale, nell'acqua della pasta."

Daje, stai sempre sul pezzo, vedo.
E tu stai sempre a mette' il dito nella piaga, vedo.

"Certo, Virginia, è tutto a posto, tranquilla."

È tutto a posto, tranne il mio cuore, che non smette di battere all'impazzita, nonostante siano passati almeno dieci minuti dalla veloce discesa delle scale.

È tutto a posto, tranne la mia schiena, che non smette di essere percorsa da brividi e si sente ancora addosso il calore lasciato dalle carezze provenienti da due mani grandi, ma incredibilmente delicate.

È tutto a posto, tranne la mia mente, che non riesce a smettere di farmi pensare ad altro, che non sia il modo in cui mi sono sentito tra le sue braccia.

E non esagero, se dico che non mi sentivo così a mio agio, protetto ed al sicuro, dall'ultima volta in cui, a stringermi, erano state le braccia di mia madre.

Insomma, tutto a posto tranne i sentimenti.

Sentimenti mai provati fino ad ora.
Sentimenti a me completamente sconosciuti.
Sentimenti che non so come gestire, che mi colgono totalmente impreparato.

Ed io, che non ho mai permesso a nessuno di vedermi per ciò che sono davvero e di avvicinarsi a me emotivamente, ora, mi ritrovo a sperare che qualcuno, per qualche assurdo motivo, non decida di allontanarsi e smettere di provare a far sciogliere lo strato di ghiaccio che protegge il mio cuore.

"Bene, allora, io andrei."

La voce di Virginia mi ricorda di non essere solo con i miei pensieri.

"Dante è uscito poco prima del vostro ritorno, per andare alla cena di ritrovo dei docenti, mentre io, ho un appuntamento galante." Mi sorride ammiccando.

"Vai pure a preparati, allora, anche se andresti già benissimo così." Le faccio l'occhiolino.

"Quante lusinghe, non smettere mai, te ne prego." Mi dice ridacchiando, mentre esce dalla cucina.

Dopodiché, la sento urlare dal corridoio.
"Simone, vieni ad aiutare Manuel che io ho da fare."

"Arrivo subito." Le urla di rimando.

In che senso, arriva subito?
Eh, me pare italiano e può avecce 'n solo senso.

Non ho ancora metabolizzato le sensazioni di prima, non credo che il mio cuore sia pronto a sopportarne altre.

Di certo, Simone non sembra minimamente preoccuparsi della cosa, visto che fa il suo ingresso in stanza a piedi nudi, con i ricciolini ancora umidi, una maglietta a maniche corte aderente e dei pantaloncini sportivi.

Ingoio la saliva, senza riuscire a smettere di squadrarlo.

Probabilmente non si rende conto di quanto riesca ad essere bello, pur non facendo, o indossando, niente di particolare per esserlo e questo, ai miei occhi, lo rende inspiegabilmente ancora più bello.

"Pianeta Terra chiama Manuel, ci sei?"
Mi sventola una mano davanti alla faccia.

"Ce sono, ce sono."

Nun me pare, stai a fa' la figura del baccalà.
Ma nun esiste un modo pe' disistallatte?
No, me spiace.

"Bene, che dobbiamo fare?" Mi domanda, facendomi la gentilezza di non infierire sul fatto che me lo stessi letteralmente divorando con gli occhi.

Eh, che dobbiamo fare... meglio che io non dia voce ai miei pensieri più reconditi.

"In realtà, nun molto. Mò assaggio il sugo, poi, appena bolle l'acqua, buttiamo la pasta e, 'na volta cotta, il gioco è fatto."

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