3.

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Mi sveglio con un fastidiosissimo mal di testa, e mi stropiccio gli occhi, stiracchiandomi poi in questo morbidissimo letto.

Avvolgo il mio corpo con le coperte ed apro lentamente gli occhi, notando immediatamente delle coperte bianche.

Coperte bianche? Non ho mai avuto delle coperte bianche.

Mi metto seduto di scatto e metto a fuoco la stanza che mi circonda.

È una camera semplice, molto ampia, con una grande cabina armadio nera e una tv enorme esattamente di fronte al letto.

Questa non è decisamente la mia camera.

Sposto le coperte e scendo dal letto, rendendomi conto che effettivamente sono ancora vestito.

Mi avvicino alla porta e abbasso lentamente la maniglia, quasi come se mi spaventasse capire dove mi trovo.

Esco lentamente, ritrovandomi in un lungo corridoio con le pareti bianche ma ricoperte di foto incorniciate.

Quindi inizio a percorrerlo, non prestando chissà quanta attenzione alle foto.

Infondo al corridoio vedo una stanza illuminata dalla luce del sole, immagino sia la cucina, quindi cammino verso essa, ritrovandomi una manciata di secondi dopo in un'enorme cucina bianca con un tavolo di vetro stupendo.

Niente male.

Poi, il mio sguardo cade verso il soggiorno, che è diviso dalla cucina da una porta di vetro scorrevole.

Quindi mi avvicino, e rimango pietrificato dalla vista davanti a me.

Al centro del soggiorno c'è un bellissimo pianoforte nero, e la parete dietro esso è ricoperta di mensole stracolme di libri.

Sento i brividi percorrere tutto il mio corpo e mi avvicino lentamente al pianoforte, in questo momento mi sembra di rivivere il mio più grande incubo.

Sfioro i tasti del pianoforte senza suonarli, poi distolgo lo sguardo portandolo sui libri. Edward aveva i mobili disposti nello stesso modo, diceva che amava avere le sue entrambe passioni a portata di mano, due mondi diversi che si incontrano, lo definiva così il suo piccolo angolo, perché casa di Edward, forse era grande quanto questo soggiorno.

I miei occhi si riempiono di lacrime al ricordo, ma continuo ad ammirare i libri davanti a me, sono tantissimi, Edward amerebbe questa stanza.

Ingoio a fatica la mia stessa saliva e alcune lacrime bagnano le mie guance, rendendo la mia vista leggermente offuscata.

"ti sei svegliato" la sua voce mi fa sobbalzare e mi giro di scatto asciugandomi le guance.

E solo in quel momento, noto Harry seduto sul divano, a petto nudo ma con una copertina sulle gambe e i capelli leggermente disordinati.

"ehi, stai bene?" chiede alzandosi ed avvicinandosi a me, probabilmente avendo notato le lacrime sulle mie guance.

Io annuisco e lui continua a guardarmi "sicuro?" domanda.

"si, grazie" accenno un sorriso e "cosa ci faccio qui?" chiedo leggermente in imbarazzo.

Lui ridacchia appena e mi fa segno di seguirlo, camminando verso la cucina, quindi lo seguo. "eri stra ubriaco e non sapevi spiegarmi il tuo indirizzo" risponde prendendo due tazze.

Io mi siedo su una sedia e "sei stato gentile" dico guardandolo e lui fa spallucce preparando del caffè.

"non potevo lasciarti nel locale" mi guarda poi riporta lo sguardo sulla macchinetta del caffè.

Our Meeting Point [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora