Continuo il mio cammino verso l'ufficio, facendo finta di nulla. In effetti, non è successo proprio nulla, sapevo che tra il signor Johnson e Marion ci fosse qualcosa di più, da come lui me ne parlava il primo giorno qui.
Vengo talmente trasportata dalla trascrizione e dalla correzione del mio articolo che non mi accorgo della pausa pranzo. E' grazie a Marion, che bussa alla mia porta e prima che le possa concedere di entrare, affaccia la sua testa bionda dentro la stanza.
"Ehi, io sto andando ai piani alti, non vengo a pranzare." Sorride. In questi quattro giorni lavorativi siamo sempre state a pranzo insieme, poiché io non conosco nessun altro, a parte Liam, il quale l'ho conosciuto stamane.
Ricambiando il caloroso sorriso le dico che non c'è problema e che ero tanto assorta dal lavoro che non mi ero resa conto dell'orario. Appena lascia il mio ufficio, penso cosa fare adesso. Ho un'ora di pausa, prima di poter salire al trentaduesimo piano, ossia dal signor Johnson, per consegnargli l'articolo.
Potrei andare in giro? Non ho ancora familiarizzato bene col posto, mi piacerebbe scoprire nuovi posti in quest'immenso palazzo.
Avendo deciso la mia occupazione per l'ora a seguire, vado dritta nell'ascensore, cliccando un tasto a caso chiudendo gli occhi. Rido per la mia azione infantile e mi copro immediatamente la bocca appena mi ricordo che le pareti di questo ascensore sono tutte e quattro di vetro, e che chiunque potrebbe, come non potrebbe, aver visto la mia infantile azione.
Scopro che ho premuto il tasto per il quindicesimo piano, quindi l'ascensore inizia a salire. Mentre attraverso il decimo piano, uno scossone interrompe il viaggio della piccola cabina, e, per pochi secondi, tutto il palazzo rimane al buio. Se n'è andata la corrente, nulla di cui preoccuparsi. L'ascensore, per mia fortuna, è stato progettato in modo tale che, in casi come questi, non precipitasse a capofitto tra i piani del palazzo, ma fermandosi nei sotterranei o al pian terreno.
Premo una mano contro il petto, sentendo il mio cuore battere molto velocemente contro la gabbia toracica, mi poggio ad uno dei muri e tento di calmarmi. Diamine, mi sono spaventata tantissimo. Immagina se... No. Non mi piace immaginare "se mi fossi schiantata", buon per me com'è andata.
Le porte di metallo si aprono, rivelando un corridoio che non avevo mai visto, un corridoio che stona con il resto del palazzo. Tutto, ai piani superiori, è moderno, nuovo, lucente e cristallino. Qui mi trovo davanti a muri con piastrelle bianche ingiallite, sporche. Pavimenti lordi, grigi e sembrano mai puliti. C'è una puzza di polvere insopportabile. Non mi sorprende il fatto che sia tutto completamente deserto.
Decido di non prendere l'ascensore per risalire al mio piano, temo che si possa fermare di nuovo. Ovviamente, non c'è nemmeno una mappa su questi logori muri, quindi, accontentandomi, proseguo nel corridoio, alla ricerca delle scale. Lungo il corridoio, l'eco dei miei tacchi echeggia, facendomi pensare sempre più di essere da sola. Quando mi sto per arrendere, ormai troppo stanca di girare a vuoto in questi corridoi isolati, sento delle voci. Credendo di aver trovato l' uscita, inizio a camminare più velocemente. Ciò che non sapevo, e che non credevo di trovarmi d'avanti, era una sorta di laboratorio. Mi fermo dietro un angolo, mentre sbircio all'interno della stanza, dove ci sono circa tre o quattro persone, non vedo bene. Distinguo una di queste come il signor Johnson.
"Che non accada mai più." Dice Johnson. Magari questo è un posto dove tengono in ordine tutte le cose riguardo la tecnologia del posto?
"Ne può stare certo." Risponde una donna che non avevo mai visto, che sta accanto a lui.
"Bene. Cosa ha causato il corto?" Chiede il mio capo.
"Mentre finivamo di aggiustare il disco, signore, un filo è entrato in contatto con l'armatura di suo figlio." Armatura? Disco? Che diamine?
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Supernatural ➳h.s.
FanfictionNon conosci il male finchè non lo sei. An Harry Styles FanFiction.