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Dopo tre ore circa di viaggio, si intravedono i palazzi di Londra in lontananza e non posso evitare di rimanere meravigliata. Ho sempre creduto che Londra fosse composta da quei palazzi antichi, stile '800, non da tutti questi grattaceli spettacolari dalle varie forme. Rido quando, avvicinandoci al centro, si intravede un grattacelo a due punte, come se avesse le corna. Non mi sorprendo molto, è abbastanza simile a New York.

Per tutta la giornata non facciamo che i turisti: ci voleva proprio un po' di quiete.

Quando entriamo in un negozio di suvenir per comprare una macchinetta fotografica usa e getta mi blocco: ricordo quando, appena dopo averne comprata una a NY il mostro -Niall- ha invaso per la prima volta le strade della grande mela. Harry mi schiocca le dita davanti al viso per farmi riprendere e mi guarda confuso. Scrollo le spalle e pago.

Giriamo un po' per il centro, prima che ci venga fame. Ci fermiamo al McDonald, da perfetti americani, e prendiamo un panino ciascuno da asporto. Harry mi ha convinta: io avrei preferito fermarci e sederci, ma lui insisteva dicendo che avremmo potuto finire di mangiarli facendo la fila per il London Eye. Ed effettivamente facciamo così: la fila sembra infinita e solo dopo un'ora riusciamo ad andarci. Il giro dura 45 minuti ed è bellissimo. Forse un po' troppo lungo, ma non ti stanchi mai di osservare il meraviglioso skyline di Londra, specialmente quando arrivi nel punto più alto.

Ho riempito la memoria di foto e Harry mi permette di farne alcune insieme.

Quando scendiamo sono le 14, quindi abbiamo tutto il tempo di andare al museo dei gioielli della corona. C'è molto da vedere all'interno di quel museo, ma appena fatti i biglietti praticamente scappiamo, facendo occasionalmente foto stupide davanti alle corone: voglio andare al British Museum.

Riusciamo ad andare anche lì, e quando usciamo il sole si è nascosto: il cielo è nero, e qualche primo fiocco di neve inizia a cadere. Natale sta per arrivare, in effetti. Speriamo che a Manchester non stia nevicando: non vorrei che il nostro volo venga cancellato.

Quando ci mettiamo in macchina per tornare ad Holmes Chapel sono già le 20 e io sono troppo stanca per riuscire a tenere gli occhi aperti.

"Bella giornata oggi." Mormoro, accollata al petto di Harry, mentre lui mi posa sul letto.

"Si, ci siamo divertiti." Si ferma a guardarmi con un meraviglioso sorriso, le fossette ai lati della bocca e gli occhi brillanti. Poi si spoglia e, in boxer, si viene ad infilare sotto il piumone con me e mi abbraccia.

"Se avessimo più tempo ti porterei anche a Manchester e nello Yorkshire, dove le Brontë sono cresciute." Mi lascia un bacio sotto il collo e io mi giro verso di lui, passando le dita sulle fossette.

"Pensi ancora che andrà male?" Chiedo.

"Penso sempre il peggio, così quando capita il meglio mi sento molto più felice. Meno deluso, come si sente chi si aspetta sempre il meglio. Non mi viene facile pensare positivo, siamo pochi e loro tantissimi."

"Louis ha portato con sé tanti amici." Non ricordo di avergli detto del messaggio di Liam.

Mi lascia un ultimo bacio sulla fronte e poi poggia la testa sul mio petto e mi stringe.

"Buonanotte, Carly." Dilegua così l'argomento.

***

Rovisto negli scaffali della cucina alla ricerca di cibo: nulla. Non ho niente da poter mangiare.

Ieri mattina abbiamo preso l'aereo per tornare a New York e, appena arrivati, eravamo fisicamente e mentalmente troppo stanchi per avviare una conversazione su cosa accadrà domani. Dovremmo fare ciò che abbiamo programmato. Ho una sensazione allo stomaco terribilmente fastidiosa e dolorosa, spero non sia un cattivo segno.

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