D-DAY - Normandia 6 giugno 1944
Le barche alleate sbarcano sulla costa francese con l'obiettivo di impadronirsi della spiaggia, così da poter liberare la Francia dai nazisti.
Fra tutti quei soldati, due fratelli, di cognome Ryan, morirono lí, insie...
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Arrivammo in un improvvisato ospedale da campo, vicino al relitto di un aliante da trasporto.
«Wede. Vedi se puoi dare una mano» disse Miller riferendosi a tutti gli uomini sdraiati atterra, abbandonati al dolore.
«Sissignore» rispose guardando il capitano e successivamente me. «Ma mi servirà una mano»
«Be... Ryan, perché non lo aiuti?» ripeté Miller girando lo sguardo verso di me.
Io risposi con un cenno di capo, e subito dopo segui Wede per aiutarlo a curare i feriti.
«Forza Sid, aiutami con questo» disse indicandomi la gamba sanguinante di un soldato.
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Intanto il capitano trovó un sergente dell'areonautica, atterrato li cercando di far stare in piedi un aereo messo male.
«Mi sono quasi spezzato le braccia per tenerlo orizzontale, quindi quando ci siamo sganciati, ho calibrato quanto potevo. Ma siamo venuti giù come una meteora, e ci siamo ritrovati così» disse con vece tremante mentre mostrava alla squadra l'aereo, o quello che ne restava. «14 ragazzi morti» sospirò infine.
«Tutto questo per un generale?» Chiese Miller guardando i resti dell'aereo.
«Un solo uomo» ripete il sergente dell'areonautica.
«E così che vá» intervenne Reiben affacciato nella finestrella distrutta dell'aereo, come tutti.
«Footba» disse il sergente dell'aeronautica.
«Footba» Reiben.
«Footba» Mellish.
«Footba» il sergente Horvarth.
«Footba» in fine il capitano.
«Non fá una grinza» staccò Jackson.
«Forse vorrà dare una occhiata signore, piastrine. Più di quanto ne voglia contare» disse il sergente passando il sacchetto al capitano, che prima lo analizzò poi lo passo a Jackson.
«Jackson. Comincia a guardare, vedi un po' se c'è Ryan» ordinò lanciandoglielo.
«Sissignore» rispose lui afferrando il sacchetto e andando via dall'aereo.
