10. Dove sei?

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Arrivate a Bari si salutarono.

« Beh, il nostro viaggio finisce qui »

« Grazie per essere venuta » disse Irene

« Beh, alla fine volevo anche io, no? »

Si diedero due baci sulle guance e se ne andarono. A Laura non erano mai piaciuti gli abbracci, e quanto ne avrebbe avuto bisogno Irene in quel momento.

Rincasò, i suoi in quel momento non stavano litigando, almeno quello. La salutarono abbracciandola e la lasciarono andare a riposare.

Appena entrò in camera sentì un vuoto. Certo era camera sua, ma non era quella di Andrea, e la sua presenza iniziava già a mancarle. Sentiva come un vuoto nel petto, un qualcosa che difficilmente sarebbe riuscita a colmare.

Scaverò dentro di me per colmare quel vuoto -Nord

Voleva chiamarlo, ma era troppo stanca quindi andò a dormire, sperando di trovare un suo messaggio la mattina seguente.

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Appena si svegliò, controllò il telefono, ma non vi erano notifiche. Ormai erano più di 24 ore che non si sentivano.

Dopo un po' squillò il telefono, il cuore di Irene sobbalzò, corse a prendere il telefono, ma ovviamente non era lui. Non solo fu delusa dal fatto che non fosse lui, ma anche dal fatto che fosse il suo ex. Ovviamente non rispose, avrebbe voluto sentire chiunque, tranne che lui. Pochi anni prima avevano avuto una storia a distanza abbastanza turbolenta. Irene diede tutto senza ricevere nulla in cambio, se non il suo cuore spezzato. Questo era uno dei motivi per il quale aveva paura di amare, aveva paura che Andrea sarebbe stato il secondo ragazzo a spezzarle il cuore.

Passò la giornata a disfare la valigia e a sistemare i suoi libri dell'università, cercando di non pensarci molto, finché non arrivò un'altra chiamata. Questa volta Irene non si preoccupò, non poteva essere di certo lui, era troppo tardi e se avesse voluto chiamare lo avrebbe fatto prima. Prese il telefono e inspiegabilmente era lui.

« Andrea! »

« Ehi, ciao! Come stai? »

« Ora meglio, tu? »

« Sentivo la tua mancanza »

« Perché non mi hai chiamato prima? »

« Non so, pensavo che avessi da fare, parlare con i tuoi o magari sistemare roba... »

« Sì in effetti mi sono tenuta occupata, però ammetto che speravo ti facessi sentire »

« E infatti eccomi qui »

« Non ancora ti sei dimenticato di me allora »

« Ancora no, dammi tempo »

« Che stupido che sei! »

Risero insieme e parlarono per una ventina di minuti.

« Dai allora ci risentiamo »

« Va bene, buonanotte Andre »

« Buonanotte bella »

Irene sorrise, arrossì e, come al suo solito, sprofondò col viso nel suo cuscino. Pensò e ripensò alla sua voce, era proprio bella e sentirla la faceva stare bene.

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Passarono settimane, e se prima si sentivano tutti i giorni, ora non proprio. Andrea era impegnato, e nonostante pensava a lei, non riusciva a scriverle o chiamarla ogni giorno e ad Irene questa cosa faceva male. Lei non era mai stata pro alle relazioni a distanza, ma c'era finita dentro e ormai non ne poteva uscire, ormai aveva capito di esserne innamorata, anche se non l'aveva ancora ammesso a nessuno, e tanto meno a sè stessa.

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