17. Ferite aperte

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Anche la cena di Natale passò come la scorsa: discussioni madre-figlio che ogni tanto strappavano sorrisetti accondiscendenti, cibo ottimo e tanto calore nonostante le quasi azzuffate. La famiglia Bakugou era davvero...

...esplosiva.

Ma una fortissima tensione tirava tra i due ragazzini, come se -rimanendo in tema ordigni- qualcosa o qualcuno stesse effettivamente per scoppiare.

Kirishima non aveva ancora perso le speranze, cercava continuamente lo sguardo dell'altro, come quando faceva nei loro momenti di litigio. Che poi, litigi non erano, era quasi sempre colpa del rosso e a quell'omaccione bastava sorridere per farsi perdonare.

Ma questa volta era diverso, eccome se lo era. Katsuki lo stava evitando per motivi sconosciuti, era a dir poco crudele.

Ma non avrebbe mollato la presa. Non era affatto virile.

Dopo ben due ore e mezzo che i quattro erano stravaccati sulle seggiole dell'enorme sala da pranzo, finalmente il biondo gli concesse un cenno, anzi, persino un mugugno.

Conosceva quella postura, quel cipiglio in volto. Gli stava dicendo di andar via.

La madre glielo concesse e quasi minacció  Kirishima di morte per non farlo scomodare e darle una mano in cucina come era solito fare.

In quella cameretta ordinata e semi illuminata dalla luce della luna calante nessuno dei due osò proferire parola. Se non fosse stato per i respiri flebili di entrambi sembrerebbe stata vuota all'occhio esterno. 
Sembrava comunicassero con i gesti ormai; Katsuki proponeva, o imponeva, ed Eijiro per non infastidirlo ulteriormente ubbidiva discretamente.

Presero la bottiglia d'alcol nascosta poco efficientemente sotto al letto, uscirono fuori al piccolo balconcino che affacciava su un sentiero quieto e alberato, e iniziarono a bere lentamente. Prima un sorso, poi due, poi tre, fino a che non terminó e con grande stupore il rosso non accusò nessun sintomo di ubriacatura, non era neanche intontito.

Bakugou a differenza sua era completamente paonazzo in viso ma ancora non parlava, si appoggiò invece sulla ringhiera grigia e gelida, seduto in terra con aria quasi...malinconica.

Cosa gli passava in quel testone? Cos'era tutta quella tristezza?

Kirishima non aveva mai visto questa versione del biondo e un po' se n'è invaghì, come quando non riesci a staccare gli occhi da un dipinto incomprensibile data l'ignoranza ma che nonostante tutto trasmette emozioni così forti e puramente soggettive.

Si sistemò meglio accanto a lui e lasciò sfuggire le prima frase seria di quella serata.

"Che cosa ti turba?"

Bella domanda.
Cosa turbava l'irascibile e arrogante Re?

L'altro si giro appena, lo squadrò per un secondo e riportò lo sguardo verso gli alberi di ciliegio un po' aranciati.

Il rosso non voleva rompergli le scatole ma davvero voleva sistemare quel fardello.

Gli mancava.

'Mi manca il mio migliore amico' pensò poggiando il mento sugli avambracci.

"Anche a me"

Kirishima spalancò gli occhi e girò lo sguardo verso il biondo, incredulo.

Quindi anche lui gli mancava. Anche lui pensava che fossero migliori amici. Anche lui stava male per questo.

Perché allora si comportava in quel modo? Cosa li aveva spinto a cambiare così radicalmente nei confronti di colui che nominava lui stesso migliore amico?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 05, 2022 ⏰

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