Capitolo 11

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Eravamo seduti lì sul marciapiede, ad ascoltare le onde del mare.

Il suono della risacca era un calmante naturale per i miei stati d'ansia. Il mare era sempre stato il mio posto preferito, sin da quando avevo ricordi. Ci andavo coi miei nonni, di domenica mattina, a camminare in riva al mare. Quando crebbi, iniziai a portarci gli amici, e poi anche gli amori. Erano ormai anni che al mare ci andavo da sola, per guardarlo, per ascoltarlo, seduta su una panchina o su uno scoglio o, ancora, sulla sabbia. Non avevo un punto di riferimento, qualsiasi costa andava bene, perché il mare è sempre lo stesso. È un'unica, enorme e sconfinata quantità di liquido salato a cui noi esseri umani abbiamo voluto affibbiare nomi e confini. Il mare abbraccia la Terra, tutti i nostri luoghi, li tocca e li bagna, a volte li devasta. Trovo che sia bello anche da incazzato. Quando i cavalloni esplodono sugli scogli e sembra quasi che siano esseri viventi, perché all'impatto violento creano uno schermo di schizzi tutt'attorno. Mi piace guardare il mare di qualsiasi colore, sotto l'influenza di qualsiasi condizione climatica. Lo trovo affascinante e mai noioso, anche quando è mansueto.

Eravamo lì, seduti sul marciapiede, nascosti dietro la sua Alfa 75 tutta macchiata di fango, con le mani tra i capelli e i gomiti calcati sulle ginocchia. Le lacrime avevano lasciato traccia del loro percorso sulle nostre guance arrossate. Cercavamo di capire quanto ancora saremmo potuti durare. Nessuno si azzardava a dire una parola, Eddie si girava gli anelli sulle dita, io guardavo avanti, fino all'orizzonte, con gli zigomi poggiati sui palmi delle mani. Si avvicinava l'estate, ma quella era una giornata uggiosa e le nuvole grigie avevano colorato il mare di scuro. Dentro di me, albergavano ingombranti la tristezza e la malinconia. Poggiai la testa sulla sua spalla, e lui fece lo stesso. Restammo così, stanchi e disidratati, per un tempo indefinito. Portavamo entrambi nel cuore quella tristezza pesante, quella che si avvicina più alla sensazione di vuoto, quella per cui non piangi. Una tristezza di resa.

All'improvviso alzò la testa, si diede una pacca rumorosa sulle ginocchia, scattò in piedi e si avvicinò alla macchina. Qualche secondo dopo, le note di una canzone familiare esplosero dalle casse della portiera aperta. Aveva la mia attenzione.

Eddie saltò su una panchina e iniziò a portare il tempo con un piede, poi con la testa, mentre il suo corpo mimava l'intro di una chitarra. Saltò giù e prese a camminare verso di me, cantando a voce alta Fall in Love with Me, con un sorriso provocante stampato sulla faccia. Era la canzone che mi aveva urlato in faccia al concerto di Iggy. Quel dettaglio mi sorprese. Lui si muoveva in modo esagerato, come una rockstar su un palcoscenico, urlando in un microfono immaginario. Solo che lui non era una rockstar e quel marciapiede non era una palco, quindi le persone che passeggiavano attorno a noi iniziarono a guardarlo con aria confusa. Risi di gusto, guardandomi intorno, e decisi di andare ad esibirmi assieme a lui, non potevo mica lasciare che si mettesse in ridicolo da solo. E non avevamo niente da perdere. Il tintinnio delle catene attaccate ai jeans ci accompagnava nel nostro spettacolo. I nostri enormi sorrisi facevano più ombra delle nuvole. Ballammo insieme, per mano, senza criterio.

Per quei sei minuti dimenticammo di non essere soli al mondo: dovevamo, volevamo, ritrovarci.

Col fiatone, mi appoggiai al suo petto. Aveva il battito più rumoroso che avessi mai ascoltato, da bravo casinista. Lui mi accarezzò la testa, poi inspirò profondamente l'odore dei miei capelli, sigillando quel momento con un bacio affettuoso sulla cute. Piegò la testa verso di me e iniziò a sussurrare: " Quando non siamo insieme non faccio altro che pensare al momento in cui ti rivedrò. Non credo di essere pronto ad aprire gli occhi al risveglio e pensare che non ti avrò mai più, che sei stata solo la settimana più bella della mia vita. Lena io non ho mai provato, per nessun'altra persona al mondo, quello che provo per te. Quando penso a te, penso che voglio ancora guardarti mentre leggi sul divano o mentre ascolti la musica. Voglio vederti piangere durante i film drammatici. Voglio portarti al cinema e comprarti la più grande porzione di popcorn per godermi la tua espressione contrariata quando avrai gli occhi di tutti addosso. Voglio vederti mangiare a colazione e saltellare di gioia davanti ai parchi per cani. Voglio sentire ancora la tua risata, e il tono di voce formale che usi per rispondere al telefono. E voglio farlo ancora per molto tempo" Mi prese le spalle e mi incollò gli occhi addosso, il suo sguardo era così profondo che lo sentivo toccarmi il cuore. "Ti amo", mi disse.

Solo "Ti amo" ed io ero ai suoi piedi, perché non aspettavo altro. Mi era mancato così tanto, come se per sei giorni avessi vissuto sotto forma di verme, ospite in un angolo remoto del mio stesso corpo, sul fondo della più piccola goccia di sangue. Avevo sperimentato la sofferenza con lui e la sofferenza senza di lui e avevo capito che l'avrei scelto sempre, perché, per quanto possa essere limpido il cielo, non esiste mare senza onde. "Ti amo", gli risposi tra le lacrime. "Andiamo a casa, ti prego".

Il mare scorreva veloce sullo sfondo, mentre ci passavamo l'ultima sigaretta del pacchetto. Il vento caldo di Maggio seccava i residui di lacrime sulle mie guance, le luci del tramonto ci accompagnavano come la mamma di un bambino che sta imparando a camminare. Ci piaceva vivere la vita come in un film: la musica doveva seguirci ovunque andassimo, a qualsiasi ora del giorno e della notte, per soffocare le voci dei nostri pensieri. Per sentirci liberi. Aprii la porta di casa con il cuore in gola: sapevo che davvero non mi sarei mai liberata di lui, e mi venne da sorridere al solo pensiero, perché mi stava benissimo così.

"Dove credi di andare, fanciulla?" Eddie mi afferrò dai fianchi e mi girò verso di lui, poi mi baciò come non aveva mai fatto. Solo più tardi mi confessò che quel bacio era nella sua mente dal nostro primo incontro. "Secondo un certo accordo, abbiamo in sospeso ancora due appuntamenti. Che ne dici di saltare direttamente al punto in cui mi dirai di sì?" mi chiese con quel suo sorriso malizioso. "Permesso accordato Munson, sarò la tua ragazza" risposi alzando gli occhi al cielo in una finta smorfia di noia.

Non sapevo di aver appena firmato un patto col diavolo.

-Spazio Autrice- Eh raga mi sa che siamo arrivati al capolinea, fine della corsa, potete scendere.  No scherzo, penso di scrivere un breve epilogo, ma solo perchè ho degli scenari archiviati che mi dispiacerebbe non utilizzare. In ogni caso, il nostro viaggio si è concluso. Sono davvero contenta di averci provato, perchè ho ricevuto dei feedback inaspettatamente gentili e conosciuto persone deliziose. Anche se la mia storia è molto breve e non è una di quelle che arriva al milione, mi sento fiera di averla terminata e contenta di aver avuto finalmente un gruppo di lettori. Vi ringrazio per essere stati così gentili con me, grazie per tutti i complimenti che mi avete riservato, grazie per aver dedicato un momento della giornata al mio prodotto. Per me è stato un onore. Grazie per aver creduto in me, pur non sapendo nulla sul mio conto. Spero di avere il coraggio di sognare in grande, prima o poi. Nel frattempo che aspetto la fama, vi saluto. 

Alla prossima storia <3

Ah, già. Spammate la storia ovunque, spaccatela di stelline e commenti, fatela leggere a quelle nostre povere sorelle disperate dell'Eddie Cult. Citatela nei tiktok, nei post su insta, nelle storie, su facebook e qualsiasi altro social a me sconosciuto. Scrivetela sui muri, ma sempre taggando il profilo lol Taggate quel manzo di Joseph Quinn sotto le frasi che gli dedichereste. Se lo incontrate consigliategli di leggerla mi raccomando eh che ci conto ok ciao vi voglio bene addio per sempre <3

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 04, 2022 ⏰

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𝐔𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora