Capitolo 1

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Ho finito la scuola da circa un paio d'anni e sinceramente un po' mi manca. Nessuno ti prepara davvero a quello che succede una volta fuori. E, come se non bastasse, la fine della scuola va quasi a coincidere con l'inizio dell'anno accademico all'università, quindi non è che si abbia proprio tutto il tempo di pensare bene a cosa fare. Ti diplomi, ti iscrivi all'università, poi non ti piace quello che hai scelto e allora cambi facoltà, poi di nuovo non trovi stimoli per studiare e allora lasci. Ma non fai la rinuncia, no, lasci la carriera aperta perché comunque non sei convinta al 100% di non volerti laureare. Nel frattempo lavori, guardi i tuoi amici che collezionano bei voti e che si laureano, un dopo l'altro. Una laure, due lauree, un master, un secondo master, e così via. E tu sei qui a chiederti se è giusto accontentarsi di un lavoro mediocre, con uno stipendio mediocre, una casa che più che mediocre è il minimo di metri quadrati in cui una persona può vivere e persino una macchina mediocre. Diciamo che sono sempre stata abituata alla mediocrità, nel senso che mi è sempre stato detto che avrei potuto fare 100 ma io mi sono sempre impegnata per arrivare giusto giusto al 50. Non ho mai creduto nelle mie capacità, non so neanche se le ho, tutte queste grandi capacità. Una sola cosa è capace di farmi accendere come una distesa di sterpaglia nel caldo afoso di Agosto: l'ingiustizia. Sia a scuola che all'università ho sempre ricoperto ruoli di rilievo, quasi politici, come rappresentante degli studenti, o delegata all'antifascimo e alla comunicazione, o membro attivo militante del sindacato. Di contro, sono una persona molto introversa, capace di stare in silenzio per ore, che odia stare al centro dell'attenzione. Ma amo gli eccentrici. Per me, loro sono quelli che "ce l'hanno fatta" a fregarsene del giudizio di tutti. Eddie è uno di questi.

Eddie the Freak, Eddie lo strambo, Eddie il bandito, il pazzo, lo spacciatore. Alcuni degli appellativi. E in città lo conoscevano solo i nerd o gli emarginati, e qualche sbirro. Il fascino dell'anticonformista non cattura solo adolescenti ribelli e mamme single sulla cinquantina. Io lo conoscevo solo di nome, Eddie, e non l'avevo mai visto se non prima del nostro casuale incontro al negozio della mia amica Barbara.

"Non. Dire. Cazzate. Eddie ti ha dato appuntamento?" Aveva squittito Barbara quando, una volta arrivata in cassa, le avevo raccontato quello che era appena successo. "Non è un appuntamento, mi ha invitato in quel suo circoletto... ma non so se andarci. è in un scuola, chi utilizza l'aula di una scuola come punto d'incontro? Mi sembra una cosa troppo strana" cercai di placare il suo entusiasmo, invano. "Lena, ti assicuro che è una brava persona, spesso viene al negozio per comprare qualche vinile e si trattiene a parlare. E poi Mike, il fratello di Nancy, esce spesso con lui. E se Nancy glielo permette figurati se non è un tipo affidabile." Stava cercando di convincermi ad accettare, ma a dirla tutta non mi andava proprio di uscire quella sera.

Tornata a casa lanciai la borsa sul divano, mi sfilai le scarpe e mi stappai una birra, nel mio stereo c'erano i Tears for Fears.

"Help me to decide
Help me make the most

Of freedom and of pleasure
Nothing ever lasts forever
Everybody wants to rule the world"

Adoro quella canzone. Mi fa provare nostalgia per un'epoca in cui non ho neanche vissuto. È la prova che la musica ha il potere di far viaggiare nel tempo e nello spazio.

Guardai l'orologio, erano le 20.30, avevo cenato con una birra e stavo seduta sul pavimento della cucina in mutande. Faceva un gran caldo per essere Maggio. Maggio, il mese in equilibrio tra la primavera e l'estate, con quel sole che ti scalda le guance, ma ancora non puoi andare al mare. Erano le 20.30 e non avevo modo di disdire l'appuntamento, ed io odio non rispettare gli impegni.

Misi una maglia dei Ramones, un pantaloncino di jeans e le mie adorate Converse tutte rotte e scarabocchiate. Per me non contava molto l'uscita di quella sera, non era nemmeno un vero appuntamento. Mentre prendevo le chiavi dell'auto sentii una frenata brusca, accompagnata da una feroce canzone metal che ancora oggi non ho identificato. Dalla finestra vidi un'alfa nera nel mio vialetto. Subito dopo mi si strinse lo stomaco. Ricordo che imprecai almeno una decina di volte e che pensai a quando, quel pomeriggio, Barbara mi aveva assicurato che Eddie fosse "ok". Prima che potesse bussare, spalancai la porta, arrabbiata. Ma quello che mi ritrovai davanti era di una tale bellezza che non credevo mi sarei ripresa mai.

Indossava uno splendido sorriso a 36 denti, una camicia di flanella a scacchi rossi e neri, la solita Tshirt dell'Hellfire e niente di meno che un bel paio di Levis 501 portati a vita alta. Questo ragazzo voleva rapirmi. In tutti i sensi, credo.

"Ma che fai a casa mia?" lo ripresi "E come fai a sapere dove abito?" incalzai "E perché in anticipo?"

Lui era rimasto sulla soglia, visibilmente divertito. Mi guardava come se fossi io quella strana. Poi piegò il busto in un inchino e ingrossò la voce: "Sono venuto a prenderla, signorina Lena, pronto per scortarla verso il covo della mia malefica setta".


-Spazio Autrice-

 Ciao raga. C'è un po' di fanfiction in questa me. Chiedo scusa a tutti quelli che mi troveranno estremamente prolissa nelle descrizioni, lo riconosco, è un mio difetto. Sto cercando di pubblicare capitoli brevi proprio per questo. Chiedo scusa anche a tutti quelli che molto probabilmente cringeranno: mi spiace, è la mia prima fanfiction <3 Sono sicura che sarete così gentili da segnalarmi qualsiasi errore di grammatica, sintassi o battitura. Al prossimo capitolo!

𝐔𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora