Prologo

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Freak, sostantivo: Termine introdotto negli anni Settanta per indicare chi, specialmente tra i giovani, rifiutava apertamente le ideologie, così come le norme e i modi comuni di comportamento sociale, adottando comportamenti anticonvenzionali e anticonformistici.

"Before i die I'd like to do something nice

Take my hand and I'll take it for a ride"

Suonava in radio "Money" dei The Drums, una canzone dalle note estremamente nostalgiche, una vera chicca per noi che avevamo scelto di vivere nel passato. Eravamo lì, seduti sul marciapiede, nascosti dietro la sua Alfa 75 tutta macchiata di fango, con le mani tra i capelli e i gomiti calcati sulle ginocchia. Le lacrime avevano lasciato traccia del loro percorso sulle nostre guance arrossate. Cercavamo di capire quanto ancora saremmo potuti durare.

Io ed Eddie ci siamo conosciuti in un negozio dell'usato, che romanticheria. Ricordo che stavo toccando i tessuti di tutte le giacche scamosciate color cammello, come faccio sempre, perché adoro le sensazioni che i tessuti mi fanno provare a contatto con la mia pelle. 

Come se la vita fosse un film, afferrammo casualmente la stessa giacca. "Chi vede per primo, compra". Si era messo sulla difensiva, utilizzando il motto dei thrifters. Quella fu la prima volta che mi fece sorridere. "In realtà puoi prenderla, non è così interessante" risposi aggiustandomi gli occhiali sul naso. "Con che criterio scegli se una stupida giacca è interessante o meno?" mi chiese, soffocando una risata. "Beh, il tessuto. Tocca qui. Immagina la stoffa della fodera che striscia sulla tua pelle, mentre cammini, o mentre sei seduto in bus, pensi che gradiresti provare questa sensazione per tutto il giorno?". La vicinanza della sua mano alla mia, il calore che si diffondeva attraverso quella fodera sbiadita, mi fece distrarre. La sua faccia diventò subito seria, evidentemente non si aspettava che io avessi davvero un criterio di scelta dei capi d'abbigliamento. Allora lo guardai meglio. Aveva i capelli mossi e scompigliati, disordinati dappertutto, con un taglio  che non si vedeva in giro almeno dagli anni '80. Indossava una maglia bianca, con le maniche nere ed una stampa centrale. "Hellfire club". Pensai subito che, date le condizioni della stampa e del tessuto, l'avesse comprata in un mercatino, quindi chiesi spiegazioni. "Nessun mercatino dell'usato, l'Hellfire è un club esclusivo, dovresti venire a vedere. Stasera, ore 21, seconda porta a sinistra nel corridoio principale della Hawkins High School. Io sarò già lì".

Senza aspettare una risposta, tirò giù dalla gruccia la giacca di finto camoscio e scomparve tra la gente. Da qualche metro più giù si sentì gridare "Chiedi di Eddie!". Restai con le mani a mezz'aria e la bocca socchiusa. Avevo appena parlato con Eddie lo Svitato. 

-Spazio Autrice- Mettiamo le cose in chiaro: non ho mai scritto racconti lunghi, mi sono sempre limitata a produrre brevi storielle, però scrivere è la mia passione. Non ho mai pubblicato niente di mio e in questo momento, proprio mentre scrivo queste righe, non faccio che tremare. L'ansia è sempre stata la mia nemica numero uno; per colpa sua non mi sono mai esposta in questo senso, e un po' mi dispiace. Ho sempre scritto, da che ne ho memoria, ma non sono mai stata soddisfatta dei miei racconti, ma sto cercando di lavorarci su per cambiare la percezione che ho di me stessa e del mio valore.  Per favore, siate così gentili da segnalarmi qualsiasi errore grammaticale, di sintassi, di battitura, ma fatelo con garbo. Ricordate sempre, e non vale solo per me, che dietro ad ogni storia c'è un autore e che ogni autore ha una sensibilità propria. Non vi chiedo di risparmiarmi le critiche, ma di portarmi rispetto. Detto ciò, spero davvero vi piaccia. <3 Send me positive vibes  <3

𝐔𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora