un'altra storia sulla luna, ouch. pensavo di abbandonare questa storia ma poi ho ritrovato questa bozza quasi completa e niente ho deciso di propinarvela.
Vivo appeso a un filo, come la luna. Non riesco ad associarla a tutte quelle scoperte, tipo forze di attrazione, gravità, cose simili. Lei non è lì e basta, per tutti quei motivi che sinceramente non mi ricordo. È lì per qualcosa. Come me, come te. Siamo due nodi nell'intreccio del tutto.
Ora la smetto con le stronzate filosofiche e passo al succo del discorso. Lo sai come la chiamano, i greci, la luna? Certo che lo sai. È facile. Selene. Selene che tutto sa della notte, che ha visto migliaia di persone morire sole o accompagnate, amarsi nel segreto di una casa vuota o del retro di una macchina, piangere per un amore perduto o per la durezza di un buio che sembra troppo da sopportare fino al mattino. La stessa Selene che forse ora mi guarda e ride, ma aspetta, bella luna, che so di te più di quanto immagini.
La luna corre, scappa. Voglio raccontarti una storia che si abbina bene con la nostra, nel senso, con la mia. Forse siamo meno tragici. Meno divini, perché vogliamo restare umili, alla fine.
La luna, nel suo ciclo continuo, una notte a caso, sente il bisogno improvviso e inspiegabile di fermarsi a prender fiato, come avesse corso per ore, pur non avendo fatto altro che le solite cose. Sente presso di sé una strana forza che la attira (o qualcosa di somigliante, insomma). Allora scende sulla Terra.
Su un monte c'è un gregge di pecore. Dormono, nell'innocenza di essere prede e non saperlo. C'è un'altra purezza che colpisce gli occhi di Selene, però. Nella grotta accanto dorme un giovane, un pastore. Il suo candore è palese nelle sue guance, così lisce e piene, con le ciglia lunghe che vi si poggiano sopra, a chiudere gli occhi. La bocca rossa è contratta in una specie di smorfia, il corpo leggermente muscoloso è rilassato sul giaciglio, forse scomodo. Come te, che sembravi così a tuo agio e allo stesso tempo assolutamente fuori posto e inadatto al momento e alle circostanze, le labbra lievemente corrucciate e gli occhiali da sole a coprire gli occhi, che sono certo splendessero.
Selene rimane a guardarlo tutta la notte, come io rimasi a fissarti le labbra per qualche secondo.
Selene è una di quelle che in amore pensa sempre di sapere perfettamente cosa prova e vuole l'altro. Selene si innamora, ed è come se anni e anni di esperienza nel cielo svanissero. Selene si innamora e sa, sa senza spazio per dubbio alcuno di essere ricambiata.
Ecco, qui le storie divergono, perché mica sono sicuro di esserti simpatico. Non so neanche se tu sappia che esisto, e forse alla fine è la stessa cosa, la convinzione di Selene e i miei sogni a occhi aperti su noi due si somigliano, entrambi con la presunzione di imporsi regnanti nelle vite altrui.
Dicevo, Selene ci perde il cuore in quella grotta. Lo appoggia accanto al pastore dormiente, scorda perfino di averlo un cuore in un certo senso. Quando il sole sorge e la caccia a calci nel sedere, sente un vuoto dentro, che parte dalla gola e invade i polmoni e lo stomaco. Tipo quando hai fame, ma peggio, perché non basta addentare un pezzo di pane, ma hai bisogno di un contatto, anche casuale, di sfiorare, guardare, essere insieme, con la paura di esserti sognato tanta bellezza e quella di non essere l'unico a volerla, ma solo uno dei tanti, e forse il più sfigato, l'ultimo dei tanti.
Non penso che io ti debba spiegare cosa voglia dire innamorarsi. Se ancora non lo sai, prima o poi arriverà una bella ragazza, che ti farà girare la testa e non riuscirai a smettere di pensare a lei, e vorrai solo dirglielo, e continuerai a scrivere il suo nome nei cuoricini sulla condensa dei vetri della doccia, e immaginerai un nuovo testo per ogni canzone.
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melodrama | amici os
Hayran Kurgu"Perché alla fine abbiamo tutti cinque anni quando cantiamo a squarciagola la nostra canzone preferita, abbiamo tutti diciott'anni quando ci innamoriamo, e (non) tutti quarant'anni quando, a un certo punto, ci rendiamo conto che è ora di pensare al...