Traccia n°13 - La prima volta

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Parlami di quando
Mi hai visto per la prima volta
Ti ricordi a stento
O rivivi tutto come
Come fosse allora?

Avevo l'aria stanca
Appeso ad una luna storta
O forse ero attento
A non perdermi negli occhi
Nei tuoi occhi ancora

E adesso non c'è niente al mondo
Che possa somigliare in fondo
A quello che eravamo
A quello che ora siamo
A come noi saremo un giorno

Settembre, 2031

Manuel aveva iniziato, finalmente, il suo nuovo lavoro come professore nella sua vecchia scuola.

Era stato strano camminare di nuovo tra quei corridoi, rivivere anni della sua adolescenza, i suoi momenti con Simone - quando ancora erano due ragazzini impauriti da mille cose diverse, alle prese con i primi problemi da adulti e a metà tra l'esserlo ed essere ancora bambini.

La loro relazione era nata e mutata all'interno di quelle mura, svariate volte.
Ma durante ogni step il loro modo di essere, la loro relazione era stata unica nel suo genere, niente che potesse uguagliarla in qualche modo: né per quanto riguarda il passato, né il presente e sicuramente nemmeno il futuro.

Era felice, Manuel.

Stavano costruendo una nuova routine.
Quella mattina Manuel era stato il primo ad uscire. Non era riuscito ad accompagnare Simone a lavoro e aveva anche deciso di lasciargli l'auto dato che il suo percorso era più lungo, lui si muoveva bene con la metro, avevano una fermata a pochi passi da casa che lo collegava direttamente a scuola.

Quel giorno era stato il suo primo giorno e Simone, anche se sarebbe dovuto uscire due ore dopo, si svegliò insieme a lui per augurargli buona fortuna e salutarlo prima della sua uscita da casa.

Salutarsi con la certezza che sarebbe rientrato a casa, una carezza sul cuore per entrambi.

Manuel aveva conosciuto i suoi nuovi ragazzi, li aveva anche già conquistati - non era poi così difficile farlo.
Era simpatico, carismatico, riusciva a tenere l'attenzione dei ragazzi su di lui.
A Simone sarebbe piaciuto essere una mosca per poterlo osservare, amava così tanto guardarlo mentre svolgeva il suo lavoro.
Lui non stava mai fermo, aveva sempre odiato quella costrizione dietro ad un tavolo - sia da alunno che da professore.
Lui odiava qualsiasi costrizione e basta.
Voleva sentirsi libero di muoversi tra i banchi, libero di potersi dimenare mentre esponeva i concetti.
Soprattutto dopo il carcere, quella libertà aveva un valore doppio.

L'unico momento in cui si sedeva era quello in cui, prendendo posto sulla cattedra incrociando pure le gambe, ascoltava le riflessioni e le domande dei ragazzi che pendevano dalle sue labbra.
Chiariva ogni loro dubbio, lo aveva sempre fatto.
Quei ragazzi avrebbero imparato a capire che Manuel li avrebbe aiutati anche a chiarire i loro dubbi interiori e non solo quelli riguardanti la filosofia, la scuola.
Che lui prima di essere un professore era un loro amico, confidente, qualcuno sul loro stesso livello.

Non c'era letteralmente nulla che li dividesse se non qualche anno, qualche laurea e un briciolo di conoscenza in più.
Ma poi erano accomunati dai dubbi, dai dolori, dalle gioie, dalle emozioni, dall'amore.

Manuel aveva notato già ci fossero delle coppie in classe e gli venne da sorridere pensando a quando lui e Simone frequentavano la stessa classe, anch'essa formata da coppie che, nel presente, erano tutte scoppiate.
Perché chi mai l'avrebbe detto che Simone avrebbe lasciato Laura?
Chi mai l'avrebbe detto che Chicca avrebbe lasciato Manuel?
E, soprattutto, chi mai l'avrebbe detto che proprio Simone e Manuel sarebbero finiti insieme?
E non poté fare a meno di chiedersi quali, tra quelle coppie già formate, sarebbero durate; quali, invece, si sarebbero scoppiate già alla seconda settimana di scuola e chi, tra gli alunni, avrebbe capito di amare una persona che mai avrebbe immaginato di amare.

Melodia scomposta || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora