Che a dirsi "Ti amo" siamo buoni tutti quanti
È ad essere contenti che non siamo in molti
Ed io sono contento quando tu mi guardi
Ed io sono contento di poter guardartiE di svegliarmi a fianco a te che dormi la mattina
Tornassi indietro, ti vorrei incontrare prima
Per ridere di te che perdi gli occhi da ubriaca
E poi volare in ArgentinaAgosto, 2031
Una settimana.
Una settimana che Simone viveva un'agonia straziante.
Si sentiva morente e una parte di lui sperava che la fine arrivasse il prima possibile perché non ne poteva già più.Continuava a dormire in auto, a casa tornava per brevi istanti per cambiarsi e fare la doccia. E in quei brevi istanti faceva di tutto pur di non soffermarsi sulla tazza di Manuel, sul suo succo rimasto a metà nel frigo, sul suo rasoio, sulle sue scarpe ancora sparse per casa.
Correva, velocizzava tutto e poi si rifugiava a casa dei suoi, le uniche persone che voleva attorno in quel momento perché sapeva provassero il suo stesso dolore e non fingevano pietà.Anita era sempre tanto premurosa e molto dolce.
Passavano i pomeriggi sul divano: a volte si parlavano, a volte restavano in silenzio, un silenzio che non li metteva in imbarazzo ma che, invece, li confortava.Passavano entrambi da momenti di rabbia a momenti di tristezza a momenti in cui la mancanza era troppo forte.
Ed era brutto parlare di Manuel al passato ma se ne rendevano conto solo dopo, quando lo facevano, e subito si correggevano.Manuel non era presente ma c'era.
Era ciò che Simone continuava a ripetersi in testa quando lo sconforto lo assaliva.
Anche se era molto difficile restare lucidi.Continuava ad andare a lavoro, un po' lo aiutava a distrarsi ma era brutto doverci andare da solo.
Tutti gli chiedevano come mai Manuel non lo accompagnasse più e lui, su due piedi, mentiva dicendo che aveva da fare dato che a breve le scuole avrebbero riaperto.
E odiava mentire, soprattutto perché non sapeva se Manuel avrebbe mai rimesso un piede nelle scuole.«Amore sto preparando il caffè, lo vuoi?» chiese Anita, era appena arrivato e nonostante dormisse aveva comunque il volto stanco, avvilito. Era il diretto riflesso del suo stato d'animo.
«No, grazie» si lasciò cadere su una delle sedie della cucina e si tenne il viso tra le mani per qualche breve istante
«Dormi ancora in auto?» chiese Anita
«Mh-mh» rispose e lei sospirò, sapeva già quei due fossero pazzi d'amore l'uno per l'altro ma quella situazione lo stava rendendo ancora più evidente e avrebbe voluto fare di tutto pur di restituire ad entrambi le braccia dell'altro
«L'avvocato lo ha visto» disse e l'effetto che provocò quella frase fu simile all'esplosione di una bomba per le orecchie di Simone
«Come — che — cosa gli ha detto? Come sta? Che fa?» chiese con la voce tremolante
«Sta.. normale, credo. Gli ha chiesto di te, di noi. Ha come compagno di cella un regazzino, dice che hanno già legato e che Manuel lo sta forzando a studiare filosofia» disse e Simone accennò una risata «Era preoccupato perché Manuel indossava una felpa e si moriva di caldo, temeva stesse male»
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Melodia scomposta || Simone x Manuel
FanfikceProprio quando Simone e Manuel pensavano di aver ultimato la meravigliosa melodia che era la loro vita, pronti per metterla in atto e iniziare a porre le basi per il loro futuro ecco che una stonatura proveniente dal passato interrompe la melodia, s...