Capitolo 3.

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Quando Alex era ancora con loro, stava osservando Louis, pensieroso, lanciandosi sul letto, nessuna giornata era una brutta giornata. Ci stava pensando senza dare troppo peso alle parole. Pensieri semplici, da bambini. Con Alex tutto era più bello.

Era tornato a casa da scuola da nemmeno cinque minuti. Aveva salutato Zayn forse un quarto d'ora prima, non di più e già era depresso.

È cambiato tutto, pensò raggomitolandosi un po' meglio. Persino il rapporto con Zayn era cambiato, era tutto più teso, imbarazzante. Riuscivano ancora a ridere, a scherzare, era tutto uguale almeno agli occhi degli altri.

Eppure ogni abbraccio era colmo di tristezza e disperazione. In ogni abbraccio che si scambiavano c'era l'implicita richiesta: "resta con me". E Louis ne era certo, non c'era affatto malizia o un bisogno diverso da quello di avere un amico accanto con cui metabolizzare il dolore. Eppure la forza del sentimento che entrambi provavano, la forza di quel dolore faceva sì che in ogni abbraccio entrambi non volessero nemmeno un millimetro di distanza. Si abbracciavano quasi fino a togliersi l'aria. Si abbracciavano fino ad essere talmente appiccicati l'uno all'altro da non riuscire nemmeno più a credere di essere mai stati divisi. E non c'era sesso, malizia, non c'erano doppi sensi ma ogni volta quel momento arrivava: si staccavano, svicolavano da quell'abbraccio e si osservavano in silenzio ed era tangibile, era lì, lo vedevano entrambi, dietro la tristezza e la paura di perdere l'altro come avevano perso Alex, un velo di imbarazzo li congelava.

E Louis odiava quell'impacciato "ciao" che si scambiavano sempre, poco dopo. Odiava Zayn e il suo arrossire mordendosi le labbra, odiava il modo in cui entrambi distoglievano lo sguardo e  il fatto che poi, andando per strade diverse, tutti e due ripensassero allo stesso identico momento. Louis poteva scommetterci.


POV LOUIS – Marzo 2009 – tre giorni prima dell'arresto di Alex

"Lo sai quant'è..." sorrise Alex appoggiandosi con la schiena al muro del bagno. L'intervallo pomeridiano era iniziato da una decina di minuti. 

Il ragazzino davanti a noi si frugò nelle tasche dei Jeans ed estrasse una spiegazzata banconota da venti sterline.

"Non provarci nemmeno" rispose secco Alex fissando il ragazzo "già la marijuana non è il nostro giro... e se si sparge la voce che spacciamo questa roba da principessine perdiamo clienti" mi guardò e sorrise complice "Con venti sterline non ti vendo nemmeno un filtro..."continuò.

"Ma non ho altro" rispose il ragazzo sbuffando "avevi detto mi avresti fatto un buon prezzo"

"Cinquanta sterline è un buon prezzo" cantilenò Alex "ne abbiamo già parlato... lo sapevi"

 Zayn era appoggiato allo stipite della porta d'ingresso del bagno. Messaggiava con qualcuno e lanciava occhiate al corridoio per assicurarsi che nessuno ficcasse il naso.

Si girò a guardare la scenetta tra Alex e  il ragazzo e mi sorrise divertito quando il solito teatrino stava per iniziare.

"Cos'altro hai con te?" domandò Alex girandogli intorno. Il ragazzo era perplesso.

"Dio... sembri un squalo quando punta una preda" mi intromisi 

"Cos'ho in che senso?" chiese il ragazzo diretto a me e ben deciso ad ignorare l'altro.

"Hai qualcosa di valore con te.." spiegai "così ci mettiamo a posto con quello"

Alex tornò a piazzarsi davanti a lui: "Ipod? Telefono? Orologio?" domandò squadrandolo poi sorrise indicandogli le scarpe, si girò a guardarmi "scarpe da ginnastica nuove di zecca" aggiunse divertito.

Un gettone e tredici minutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora