Capitolo 17.

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Louis aveva una nuova missione nella vita. Anzi due. Lo stava considerando proprio in quel momento. Erano le 6 e 25 e si trovava in treno. La carrozza era deserta come del resto quasi l'intero mezzo.

Harry dormiva sul sedile di fronte al suo. Teneva le gambe strette al petto e si abbracciava le ginocchia con le braccia. La testa era appoggiata al sedile e la guancia premuta sul tessuto sintetico gli dava un'aria ancora più infantile. La bocca dischiusa e le labbra lucide, rosse. I ricci erano spettinati ma non gli davano affatto un'aria disordinata. Tutto in quel ragazzo addormentato, nel suo ragazzo, pensò Louis con una punta d'orgoglio, era perfettamente armonico.

Ed ecco le due missioni che Louis si era prefissato di avere nella vita: proteggere Harry a costo della vita, come prima cosa, come seconda invece qualcosa di quasi più difficile.

La seconda missione era semplicemente prendere coscienza delle piccole verità che la vita gli metteva davanti ogni giorno.

Louis aveva mentalmente stilato un elenco di queste verità e riguardavano tutte Harry.

Prima: anche lui arrossiva, non solo Harry. Louis arrossiva ancora solo a ripensare alla sera passata ad esempio. Arrossiva e avvampava a ricordare il viso contratto dal piacere di Harry. Riusciva ad arrossire anche nel ricordo di quel pensiero, quello che lo aveva sconvolto e stupito. Volere Harry dentro di sé.

Louis, e questa era la seconda verità, avrebbe tranquillamente fatto il passivo se solo Harry lo avesse chiesto e questo... era sconvolgente.

Fare il passivo era una di quelle cose che Louis si era giurato non avrebbe mai sperimentato. Eppure con Harry aveva voglia di essere fuori da qualsiasi schema mentale. Voleva annullare tutto e riscriversi da capo. Riprogrammarsi. Voleva essere uno strumento musicale che viene riaccordato su frequenze diverse dal normale purché in accordo con la sinfonia che Harry era diventato per la sua vita.

Ed ecco la terza gigantesca verità: Louis non era innamorato di Harry. Molto, molto, molto di più. E avrebbe davvero voluto essere in grado di esprimere questo concetto.

E...stava arrossendo anche in quel momento. Harry addormentato davanti a lui lo faceva arrossire come quando qualcuno ti porta un regalo e tu non hai nulla da dargli in cambio. Cosa stava facendo Louis per la vita di Harry? Nulla, a parte incasinarla.

Guardò fuori dal finestrino mentre il treno rallentava e lo stridere fastidioso del treno sulle rotaie riscuoteva Harry dal suo sonno.

Così Louis lo guardò incerto pregando Dio che Harry non si strofinasse gli occhi con il pugno chiuso, come fanno i bimbi la mattina appena svegli. Louis, da quando conosceva Harry era veramente preoccupato. Era certo che prima o poi sarebbe morto di dolcezza.

Ed ecco infatti Harry Styles che a pugni chiusi si stropiccia gli occhi, sbadiglia con un suono buffo e poi lo guarda, spettinato e con le gote arrossate.

"Ma siamo arrivati?"

"Sei bellissimo" fu la risposta di Louis prima di aggiungere "...comunque no, è la prossima".

E Harry aveva annuito si era morso un labbro e aveva preso fiato, per parlare, salvo poi ripensarci e inclinare solamente il capo.

"Dimmi" gli disse Louis sorridendo.

"Volevo solo un bacio" rispose l'altro.

E arrossirono entrambi. Stavolta Louis ne era ben cosciente, infatti: "Sono arrossito, hai visto? Mi fai lo stesso effetto che io faccio a te" sorrise alzandosi e mettendosi nel posto libero accanto al più piccolo.

Harry scosse la testa convinto: "Quello mai. È impossibile" disse prima di baciare Louis e appoggiargli la testa sulla spalla.

Louis gli accarezzò una guancia: "Siamo schifosamente sdolcinati ed egoisti".

Un gettone e tredici minutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora