Capitolo 18.

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Gemma le aveva le chiavi. Come aveva fatto a non pensarci?

Erano le 4 del mattino. O le 4 di notte... non è che cambi molto comunque, lei le aveva le chiavi e davvero non capiva come aveva potuto non pensarci prima.

Era tornata a casa sua alle 22. Aveva salutato sua madre raccontando cose inventate su un'ancora più inventata permanenza da suo padre. Meno male che non si parlano quei due, aveva pensato mentre fingeva anche di non sapere che Harry non fosse lì.

"Sì, ha detto che dormiva da Liam per due notti. Per non lasciarlo solo dato che i suoi genitori sono partiti".

"Ah... ok" aveva risposto Gemma.

Poi era andata a dormire. O meglio, era andata in camera. Si era stesa sul letto e forse qualche ora aveva dormito ma continuava a pensare a Niall. Era nella cantina della vecchia casa dei genitori di Max e lei non riusciva a non pensarci.

Poi, di colpo, le era venuto in mente che lei le chiavi di quella casa le aveva. Gliele aveva date Max un giorno di chissà quanto tempo prima.

"Sarà il nostro nido d'amore" le aveva detto Max.

Di amore, però, lì dentro, non ce n'è mai stata l'ombra. Sesso, solo sesso. E droga. A voler essere sinceri.

Così si era alzata e si era vestita. Aveva cercato le chiavi e... eccole lì, sul fondo dell'ultimo cassetto del comodino. Le strinse in pugno mentre si ripeteva che stava facendo la cosa giusta. Lo conosceva bene Max. Non avrebbe mai lasciato andare Niall, non lo avrebbe fatto. E quando inizi a fare la scelta sbagliata poi è difficile smettere, sì,  ma non impossibile. Era ora di fare la scelta giusta.

Voleva lasciare un biglietto a sua madre ma, che diamine, sarebbe tornata prima delle 7 del mattino. Non era così lontano la casa.

Harry un giorno le aveva raccontato un film, le venne in mente mentre fissava il post it. Non ricordava esattamente la trama ma in pratica... il giorno della tua morte te lo senti che stai per morire.

E... nel buio della cucina Gemma ci pensò. Le venne quasi da sorridere. Che stupidate si disse mentre comunque, giusto per essere sicure, un saluto a sua madre lo scrisse lo stesso.

"Torno presto mamma" scrisse con una calligrafia ben calcata. Anche quello lo fece per sicurezza, calcare la mano mentre scriveva. Voleva essere certa che quelle parole fossero vere.

Poi riguardò il post it e aggiunse: "Salutami Harry".

Così. Senza nemmeno un vero motivo.

Poi uscì di casa. Avrebbe tirato fuori Niall di lì. Ci avrebbe messo poco.

Sarebbe tornata presto.

"LOU" urlò Harry svegliandosi di soprassalto. Erano le sei del mattino. Si erano fermati in stazione per la notte. L'unico posto dove quattro ragazzi potevano non dare l'occhio. Non avevano un piano né soldi.

Harry si era addormentato da un paio d'ore, non di più.

Louis era seduto accanto a lui sveglio e con una sigaretta in mano. Spenta. Non avevano un accendino.

Liam e Zayn passeggiavano lungo i binari, in silenzio, e Louis si domandava che cavolo di compagnia si facessero.

"Harry?" domandò Louis guardandolo perplesso mentre l'altro scoppiava a piangere e si metteva in piedi.

"Harry, cosa c'è?" chiese alzandosi a sua volta.

"Ho... ho... " balbettò Harry.

Louis lo guardò perplesso e lo abbracciò mentre l'altro iniziava a singhiozzare.

Un gettone e tredici minutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora