Verità??

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Minho pov

Mentre ero sotto la doccia pensai se dirgli tutto, del mio lavoro, di suo padre... e alla fine optai per farlo, anche perché il mio piano prevedeva anche lui quindi prima o poi avrei dovuto diglielo comunque.

Presa la mia decisione, uscì dalla doccia, mi cambiai e ritornai in camera.
Jisung: "perché non ti sei asciugato i capelli? Fa freddo e ti prenderai qualcosa" mi rimproverò prendendomi per il polso e trascinandomi di nuovo in bagno.

Mi fece sedere sul bordo della vasca da bagno, prese il phone e iniziò ad asciugarmi i capelli.

Io mi lasciai fare, anche perché era veramente rilassante come le sue dita passavano delicatamente sul mio cuoio capelluto, facendomi una specie di massaggio.

Quando finì mi imbronciai, ma non lo diedi a vedere e lo seguì in camera, ringraziandolo.

Passammo tutta sera a parlare e a prendere in giro i nostri amici per le cazzate che facevano durante le nostre uscite e alla fine decidemmo che domani non saremmo andati a scuola, prendendoci un giorno di vacanza.

Alle 23.37 Jisung sbadigliò per la ventesima volta.
Io: "hai sonno?" gli chiesi notando i suoi occhi chiudersi;
Jisung: "sì, ti fa niente se mi dici domani la cosa importante?" mi domandò sbadigliando ancora;
Io: "certo, dormi tranquillo te la dirò domani mattina" gli risposi mettendo la testa sul cuscino, trascinandolo con me e poggiando la sua testa sul mio petto.

Dopo pochi minuti ci addormentammo abbracciati.

Un raggio di sole mi colpì la faccia, facendomi aprire gli occhi e quando stavo per sollevarmi, sentì un peso sul petto, così abbassai lo sguardo, vedendo Jisung ancora nel mondo dei sogni.

Dopo un paio di minuti passati a fissarlo, decisi di alzarmi e andare a preparare la colazione.

Mentre mettevo i pancake con la nutella sui piatti, vidi uno zombie scendere le scale.
Jisung: "mmmh, che buon profumo" biascicò sbadigliando e stiracchiandosi;
Io: "buongiorno anche a te Jis" dissi ridacchiando.

Ci sedemmo e iniziammo a mangiare.
Jisung: "mmmm, che buoni Hyung, come fai a cucinare così bene?!?!" urlò con la bocca piena di cibo;
Io: "sono solo dei pancake Jis" risposi ridendo alla reazione del minore.

Finito di fare colazione, lo portai sul divano.
Io: "senti, ho deciso... ti dirò tutto" gli dissi dopo un po' di silenzio;
Jisung: "d'accordo, ti ascolto" mi rispose spostando tutta l'attenzione su di me.

Dopo un po' di silenzio a pensare a come iniziare, parlai.
Io: "tanti anni fa, quando avevo solo 12 anni, mio padre entrò in combutta con la mafia, perché ci servivano i soldi e così iniziò a lavorare per loro, lavori sporchi, doveva uccidere persone innocenti, a volte anche bambini" iniziai e Jisung prese la mia mano, incoraggiandomi "dopo un po' di mesi, mio padre aveva ottenuto abbastanza soldi, così lasciò il lavoro, promettendo dei soldi al suo capo, ma mio padre non riuscì a daglieli perché eravamo ancora troppo poveri e... questo portò alla sua morte" continuai con gli occhi lucidi "dopo 2/3 anni non ricordo di preciso, rapirono mia madre e mi ricattarono, dicendo che se la volevo indietro dovevo lavorare per loro e riparare il debito di mio padre" esitai un attimo prima di continuare "io ho dovuto accettare e tutt'oggi lavoro per loro, mi costringono ad uccidere persone innocenti e-e va avanti così da 7 fottuti anni... 7 fottuti anni d'inferno e probabilmente tanti altri ancora, ma devo farlo... hanno mia madre e se non faccio quello che dicono loro la uccidono senza pietà e non posso lasciare che accada. È l'unico famigliare che mi rimane e mi è sempre stata vicino, anche quando gli ho detto di essere gay, è stata l'unica ad avermi accettato e... e non potrei sopportare di perderla" mi fermai con le lacrime che ormai rigavano le mie guance.

Jisung mi prese le spalle e mi avvicinò a lui, abbracciandomi.
Jisung: "mi dispiace tanto, vorrei davvero che tu non fossi in questo casino, non te lo meriti" mi sussurrò dispiaciuto baciandomi la spalla, mentre io iniziai a singhiozzare;
Io: "n-non hai paura di me? N-non vuoi allontanarmi? Puoi farlo se vuoi t-ti capir-" non finì la frase che mi interruppe, sciogliendo l'abbraccio e guardandomi dritto negli occhi;
Jisung: "che stai dicendo, non ti allontanerei per nulla al mondo e non ho paura di te, per niente... non incolparti capito?" mi fermò sorridendo tristemente.

Dopo un po' di silenzio passato ad abbracciarci, continuai.
Io: "non ho ancora finito... devo dirti la parte più difficile... e riguarda te" dissi guardandolo, per poi continuare "te lo devo dire e so che probabilmente mi odierai, ma devo farlo" dissi, per poi fare un respiro profondo.

Flashback 2 anni prima*

Jackson: "ben tornato Lee, ho un nuovo compito per te" mi disse, dandomi un libretto;
Io: "chi è?" gli chiesi indicando l'uomo in prima pagina sul libretto che mi aveva appena consegnato;
Jackson: "Han Jiseok, 47 anni, dovrai ucciderlo per me" mi rispose guardando la foto dell'uomo con sguardo assassino;
Io: "che ti ha fatto di tanto grave per guardarlo così" gli domandai curioso;
Jackson: "non che ti riguardi, ma diciamo che mi ha fatto un torno molti anni fa e deve morire per questo... lo sai Lee con me non si scherza e anche lui lo sapeva, ma l'ha fatto comunque e ora deve pagare con la vita" mi rispose ghignando con lo sguardo ancora fisso sull'immagine "ora vai, sbrigati e non sbagliare o puoi dire addio alla tua mammina" continuò sorridendomi falsamente.
Appena mi diede l'indirizzo dell'uomo, mi preparai e andai.

Quando vidi la casa, alzai il cappuccio e la mascherina, mi avvicinai di soppiatto e ci girai intorno, cercando un entrata.

Alla fine, trovai una finestra aperta, così, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, la scavalcai ed entrai silenziosamente.

Continuai a camminare nel corridoio buio, fino a quando sentì una voce nel soggiorno, così scesi lentamente le scale, trovando un signore di spalle che parlava al telefono.

Mi avvicinai a lui lentamente, controllando nel frattempo che non ci fosse nessuno nei paraggi e quando arrivai a lui gli impiantai il coltello che tenevo nascosto sotto la manica, dritto nel cuore.

Quando ritrassi il coltello inzuppato di sangue, il corpo si accasciò per terra, diventando ben presto una pozza di sangue.

Sentì qualcuno scendere le scale, così aprì velocemente la finestra e saltai giù, iniziando a correre verso un vicolo buio lì vicino, sentendo solo le urla della donna a cui era stato tolto il marito, in un fredda sera di novembre.

Fine flashback*

Jisung mi guardò stupito, per poi spostare lo sguardo ormai vuoto sul muro dietro di me.
Io: "mi dispiace molto Jisung, io non vole-" cercai di scusarmi;
Jisung: "esci" mi bloccò guardando ancora il muro;
Io: "ma Ji-" provai a spiegare;
Jisung: "ho detto ESCI" mi urlò, questa volta guardandomi con sguardo freddo dritto negli occhi.

Io mi scusai ancora per poi fare come mi era stato detto, sbattendo la porta dietro di me e iniziando a piangere, consapevole che non mi avrebbe mai perdonato.

~
Tranquilli che non durerà molto questa 'litigata', che poi ha fatto tutto Jisung però  shhhh. Fatemi sapere se ci sono errori che correggo subito e grazie mille per le stelline e le letture<333

Lies and Secrets - MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora