4. Vittoria!

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Durante tutto il viaggio, né Christina né Bruce dissero una parola e anche quando arrivarono in vista della lussuosa villa, il clima nell' abitacolo dell' auto rimase gelido. Bruce guidò attraverso una strada nascosta nella boscaglia fino ad entrare nel nascondiglio. Nella caverna le luci erano accese e Christina scorse Alfred in piedi, vicino alla grande scrivania dove decine e decine di schermi continuavano a trasmettere le immagini dei telegiornali di tutta la città, con in mano un vassoio sopra il quale troneggiavano delle tazze e una teiera fumante.Quando vide l' auto, il maggiordomo posò il vassoio e con compostezza di diresse verso il veicolo. Bruce scese come una furia strappandosi la maschera dal volto-
Signorina sta bene?- chiese Alfred con una nota di apprensione nella voce, senza tradire però la sua consueta eleganza.
-Come hai potuto lasciarglielo fare, Alfred?- si scagliò invece Bruce contro il maggiordomo, non lasciando a Christina nemmeno il tempo di aprire bocca.
-Non dare la colpa a lui, non lo sapeva.- rispose la giovane con tono gelido.
-Mi dispiace signore. Avrei dovuto stare più attento.-Bruce si lasciò cadere su una poltrona, massaggiandosi le tempie con le mani.
-No, non è colpa tua Alfred.- e poi, rivolto alla figlia - Christina cosa ti è saltato in mente? Saresti potuta morire questa notte! Hai idea di chi hai affrontato? Dei rischi che hai corso?-
- Lo so! Ne sono consapevole, ma non è successo nulla, maledizione! Anzi se non fossi intervenuta tu saresti potuto morire e io cosa avrei fatto? Sarei stata l'ennesima Wayne a crescere senza un padre?- urlò lei in risposta.
-Resta il fatto che non lo avresti dovuto fare.- continuò imperterrito Bruce, mentre cominciava a sfilarsi le placche nere che gli ricoprivano gli avambracci.
-Sono anni che tu fai il giustiziere mascherato, e ogni singola notte ti avrei potuto perdere, perché dovrebbe essere diverso?-
Christina non ci poteva credere. Suo padre era irragionevole, gli aveva salvato la vita e non si era fatta del male, come poteva arrabbiarsi? E come poteva essere tanto ipocrita? Sentì le lacrime salirle agli occhi. Non voleva piangere, ma era qualcosa più forte di lei. Sì girò di scatto e corse su per le scale del passaggio segreto e poi in camera sua, gettandosi sul letto cercando di trattenere la rabbia.Nella caverna Bruce e Alfred erano rimasti in silenzio.
-Signore?-
-Sì, Alfred?-
-Secondo me dovrebbe andare a parlarle.- disse con la sua solita tranquillità il maggiordomo, raccogliendo le tazze da tè che nessuno aveva usato.
-Lo so, ma cosa potrei dirle? Quando...quando ho sollevato la maschera e ho visto il suo volto sarei potuto morire. Speravo di non coinvolgerla mai in tutto questo, speravo di poterla proteggere da ogni pericolo e ora lei vuole gettarsi a capofitto a prendere a calci la malavita di Gotham. Ho già perso Helena 17 anni fa...non posso rischiare di perdere anche lei.-
-Signore, se posso permettermi, la signorina Christina lo ha fatto con il cuore. Non voleva fare altro che aiutarla e davvero...dovrebbe parlarle.- così dicendo versò in due tazze del tè ancora bollente e le sistemò sul vassoio accanto allo zucchero e al latte e lasciò la stanza. Il messaggio era abbastanza chiaro.
Bruce capì quello che doveva fare. Sì cambiò velocemente e afferrò il vassoio.Pochi minuti dopo si trovava di fronte alla camera della figlia.
Bussò, ma nessuno rispose. Spingendo la porta con il vassoio entrò nella stanza. Christina era raggomitolata sul letto e la luce era spenta.-Christina?-
-Mmmmm- quel mugolio sconnesso fu l'unica risposta che ottenne. Bruce si sedette sul letto e la cinse con le braccia facendola salire all'altezza del petto, coccolandola come quando era piccola.
-Mi dispiace tesoro.-
-Anche a me.-
-Non avrei dovuto farti quella sfuriata.-
-..già non avresti dovuto.-Passarono il resto della notte a chiacchierare come non facevano da anni. Erano passati secoli dall'ultima volta che avevano trascorso tanto tempo assieme e Christina si godette ogni singolo momento di quella notte dove per la prima volta si sentiva una figlia normale, che apparteneva ad una normale famiglia, senza il peso delle apparenze da mantenere o senza il peso di terribili segreti.
La mattina dopo, Bruce si svegliò quando sentì bussare dolcemente alla porta. Si trovava ancora in camera di Christina, infatti la notte prima entrambi si erano addormentati, sfiniti dalla pesante giornata. Cercando di non svegliare Christina, Bruce si alzò ed andò ad aprire la porta. Si trovò di fronte Alfred con in mano un vassoio con sopra la colazione.
-Buon giorno signore, dormito bene?-
-Buon giorno Alfred.- rispose Bruce sussurrando per non svegliare la figlia, ma anche questa piccola accortezza non servì, la testa della ragazza, infatti, si levò dai cuscini, mostrando i capelli in disordine, il volto rigato dal cuscino e gli occhi pieni di felicità che brillavano come stelle in un cielo buio.
-Ben svegliata signorina. Le ho portato la colazione, non vorrei facesse tardi a scuola-
Bruce si sedette sul letto vicino a Christina che si avventò sulla brioches con aria famelica. Anche Bruce si versò una tazza di caffè mentre Alfred apriva le tende e le finestre per far entrare un po' di luce. Sotto braccio teneva una copia del giornale del mattino. Si avvicinò a Bruce, porgendoglielo.
-Signore c'è una cosa che dovrebbe vedere.- disse, passandogli il giornale. Il signor Wayne prese il quotidiano: in prima pagina svettava un titolo a caratteri cubitali."UNA NUOVA EROINA MASCHERATA A GOTHAM : DOPPIA PROTEZIONE O DOPPIA MINACCIA?" Dopo un momenti di esitazione Bruce cominciò a leggere ad alta voce l'articolo."Dopo l'incidente davanti alla Gotham Bank una nuova misteriosa eroina si è fatta conoscere..... andata via assieme al noto eroe mascherato..... minaccia o difesa, questa è la domanda che ora si pongono tutti" .
-Beh, direi che ha attirato l'attenzione, signorina- commentò Alfred, riferendosi a quella sintetica lettura che evidentemente aveva già analizzato in precedenza.
-Sì, ma si dimenticheranno presto di te, quella di ieri sera è stata la tua prima e ultima apparizione.-
-Cosa significa papà?-
-Che non vestirai più i panni di Batgirl, mi sembra ovvio.- rispose Bruce, sorseggiando con noncuranza il caffè nero.
-Perché no? Avevamo trovato un modo per passare del tempo assieme, non me lo puoi impedire. Inoltre posso fare del bene a questa città.-
-Christina è troppo pericoloso, non è un passatempo da fare nei week end tanto per svagarsi. Ci sono rischi, pericoli. Ho indossato quella maschera per impedire che le mie scelte ricadessero sulle persone a me care: non ti porterò al centro della mischia sacrificandoti come carne destinata al macello...non te lo lascerò fare. Inoltre non riusciresti a conciliare tutto: scuola, amiche, vita privata...e poi te lo ripeto, è troppo pericoloso!-
-Allora smetterai anche tu?-
-Io non posso farlo, devo continuare a proteggere la città. Gotham ha bisogno di un simbolo.-
-Fin che non lascerai andare Batman io no lascerò andare Batgirl.- continuò testarda la ragazza.
-Non se ne parla nemmeno!- concluse brusco Bruce.-Bene, se vuoi impedirmelo dovari farlo con la forza.- lo sfidò Christina, continuando a fissarlo negli occhi con tutta la determinazione di cui era capace.
-Christina, basta! Il discorso è chiuso.- concluse risoluto Bruce, alzandosi in piedi di scatto e uscendo dalla stanza, seguito a ruota dal maggiordomo. Il milionario sperava di aver concluso il discorso, sperava di aver convinto la figlia di quanto pericolosa fosse tutta quella storia ma sapeva che non era così. Christina era troppo testarda, proprio come sua madre, o come lui, dipendeva dai punti di vista, ma quello che era certo era che avrebbe insistito fino a convincerlo. Era sempre stato così. Mentre camminava incrociò lo sguardo di Alfred. Anche lui, ne era certo, stava avendo gli stessi pensieri sulla piccola principessa di casa.
-Signore, secondo me dovrebbe lasciarla provare. Ricorda, in fondo anche lei era un giovane impulsivo, testardo e pieno di smania d'azione, con grandi ideali sul bene e sul male e probabilmente oggi sarebbe molto diverso se io non l'avessi lasciato libero di seguire il suo istinto.-
-Forse avrei qualche cicatrice in meno e qualche amico in più.- rispose scherzosamente Bruce, cercando di stemperare la situazione
-Ma non glielo voglio lasciar fare. È troppo pericoloso, cosa potrei fare se le accadesse qualcosa. Ho già perso i miei genitori, Helena...tu e Christina siete l'unica famiglia che ho, come potrei andare avanti sapendo che le è successo qualcosa perché io non le ho impedito di indossare quella maschera?-
-Non sa quante volte l'ho pensato io, signore.- e così dicendo scese in cucina per cominciare a riordinare.

***

Christina si vestì velocemente per andare a scuola. Il discorso con il padre l'aveva turbata. Si chiedeva perché non la volesse accanto a sé in quelle missioni. Avrebbe saputo cavarsela, lo sapeva. Era sopravvissuta alla sua prima missione, senza addestramento, senza supervisione o altro, fidandosi solamente del suo istinto e dei suoi nervi saldi, doveva pura significare qualcosa?
Completamente vestita scese nel grande atrio di marmo bianco, aspettando Alfred che l'avrebbe accompagnata a scuola, visto che suo padre era già uscito per recarsi alla Wayne Enterprise.
Mentre aspettava il maggiordomo, il suo sguardo venne attirato da un bigliettino di carta opaca, appoggiato con eleganza su uno dei tavolini d'ebano che ornavano l'ingresso. La calligrafia era quella di suo padre.

" Alle cinque in punto inizierà l'allenamento. Fa tutti i compiti prima.
Ti voglio bene Papà. "
In quel momento arrivò Alfred.-Andiamo signorina?-
-Sì, certo- rispose lei sorridendo.

Una nuova eroina.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora