Christina uscì dall' edificio correndo. Appena fu in strada si nascose in un vicolo buio per non essere vista dai passanti.
Appoggiò la schiena contro il muro e cominciò a respirare affannosamente cercando di scaricare tutta la paura che aveva accumulato.
Non poteva credere a quello che le era successo. Era stata ad un passo della morte ed ere sopravvissuta.I pensieri che le si affollavano in testa erano tanti, troppi e lei non riusciva a contenerli.
Si prese la testa tra le mani e cominciò a singhiozzare, non le interessava di sentirsi debole, voleva smaltire tutta la tensione e la paura accumulate durante quella notte.Dopo una decina di minuti circa riuscì finalmente a calmarsi e con la mano ancora guantata si asciugò gli occhi gonfi e rossi. Piangere non sarebbe servito.Era arrivato il momento di agire, doveva ritornare a casa.*** *** ***
Bruce si lasciò cadere sfinito su una delle lussuose poltrone che arredavano il suo studio privato. Era sfinito ma ancora più della stanchezza percepiva la paura che non lo abbandonava dalla notte prima.
Aveva trascorso tutta la precedente nottata girando invano per Gotham in cerca di sua figlia.
Il suo tesoro più prezioso.Con tutte le sue forze cercava di scacciare dalla mente l' idea che Christina fosse stata rapita da Joker. Voleva essere ottimista e non immaginare la figlia alla mercé del folle clown.
Non ci voleva credere, non ci poteva credere. Ma nel fondo della sua anima sapeva che era così. Solo lui avrebbe potuto lasciare un indizio così evidente.Per tutta la notte aveva scovato decine e decine di criminali sperando di estorcergli l' ubicazione del rifugio del pazzo criminale ma era stato tutto invano.
Solo quando il sole era finalmente spuntato si era deciso di ritornare a Villa Wayne per una colazione veloce e un cambio di abiti prima di riprendere le ricerche come Bruce Wayne, miliardario imprenditore.
Ora mentre aspettava Alfred con la colazione tutta la stanchezza accumulata si stava ripresentando e assieme ad essa anche un sempre più pressante senso di colpa.
Non avrebbe dovuto portarla alla prima missione, non era ancora pronta, e così l'aveva persa.Fu Alfred a interrompere i suoi pensieri entrando con un vassoio carico di cibo e di bevande e appoggiandolo sul tavolino accanto.
-Deve mangiare qualcosa signore-
-Dobbiamo trovarla Alfred. In queste situazioni il tempo è vitale e io ho solo il tempo per un caffè-
-Signore ha bisogno di energie è stato fuori tutta la notte..-
-Lo so. Lo so- ribattette spazientito Bruce afferrando la tazza di caffè bollente.
-Ma non so cosa fare-
-Sarebbe la prima volta- rispose Alfred con un tono tra il serio e divertito .
-Se posso permettermi signore...-
-Dimmi pure Alfred-
-La signorina Christina non è un' ingenua e cercherà di tirarsi fuori dai guai qualsiasi sia la situazione, non per niente è sua figlia-
-È solo che potrebbe essere nelle mani del più grande criminale di Gotham e io ho...ho paura di quello che potrebbe esserle successo-
-Signore sono sicuro che è viva e sta bene-
-Come fai a esserne sicuro- chiese stancamente Bruce.
-In tutti questi anni nei quali lei ha impersonato, per così dire, il cavaliere mascherato, non una volta, anche nelle situazioni più critiche, ho sentito che non sarebbe tornato. Il mio istinto è ben allenato-
-Nonostante il tuo istinto sento però il bisogno di fare qualcosa, non potrei perdonarmi se le succedesse qualcosa mentre io sono qui a...-
-Signore!- lo richiamò Alfred.-In questi casi..Batman non può agire alla luce del giorno così facilmente ma Bruce Wayne sì-
-Hai ragione- confermò Bruce alzandosi e dirigendosi verso il garage dove una serie di macchine lussuose erano parcheggiate ordinatamente.
Bruce Wayne avrebbe usato tutto il suo potere per ritrovare sua figlia.*** *** ***
Christina era preoccupata. Era pieno giorno e camminare tranquillamente per la strada indossando il costume da Batgirl non era la migliore delle possibilità.
Ma non poteva nemmeno sfilarselo infatti si sarebbe ritrovata in biancheria intima, e probabilmente questo avrebbe attirato ancora di più l' attenzione.L' unica soluzione era muoversi nei bassifondi della città, allungando di parecchio il percorso e rischiando comunque di essere vista.
Era una soluzione improvvisata, lo sapeva, ma era l' unica.
Doveva essere forte.Cominciò a camminare furtivamente, i tacchi che rendevano il suo costume una versione alquanto femminile di quello di Batman picchiettavano sull' asfalto, ma non facevano un rumore eccessivo e Christina decise di non preoccuparsi.Continuava a camminare tra stretti vicoli e quartieri malfamati e nel frattempo millioni di pensieri le si affollavano in testa.
Quelle ultime ore erano state tra le più strane, spaventose ma anche eccitanti della sua vita.
Soprattutto l' incontro, anzi il rapimento, di Joker. Sapeva che era un criminale, un mostro e per tutta la sua permanenza nella sua sporca prigione il suo odio per lui non aveva fatto altro che crescere.Lo detestava perché era un mostro incapace di qualsiasi sentimento di pietà.Lo odiava perché non si faceva scrupoli ad uccidere persone innocenti e non provava il minimo rimorso.Lo odiava perché era pazzo.Ma per un secondo, per una frazione di tempo talmente breve da essere quasi impossibile da riconoscere ne era rimasta affascinata.Era rimasta affascinata dalle sue cicatrici.Era rimasta affascinata dalla sua crudeltà, una crudeltà disinteressata che colpiva chiunque indistintamente.Era rimasta affascinata dal suo essere ingenerale.E tutto era avvenuto durante quel bacio. Un bacio intenso che, suo malgrado, le era piaciuto.Christina cominciò a ricredersi, forse anche Joker poteva essere salvato. Forse alche lui da qualche parte sotto i numerosissimi strati di odio e crudeltà aveva un' anima. Altrimenti non si sarebbe riuscita a spiegare quell' unico singolo e bellissimo atto di pietà che l' aveva colta di sorpresa.Per quasi un paio d' ore questi furono gli unici pensieri che affollarono la testa di Christina, pur non impedendole comunque di rimanere concentrata e di evitare i pericoli.Rischiò di essere vista più di un paio di volte ma riuscì sempre a evitare il peggio appiattendosi dietro qualche cassonetto o nascondendosi in un vicolo buio.
Un tratto del percorso lo attraversò anche saltando da un tetto all' altro delle povere case dei sobborghi di Gotham.Dopo quasi tre ore di cammino serrato a ritmo di marcia si ritrovò al limitare del parco della villa. Quasi non si era accorta di esserci arrivata tanto intensi erano i suoi pensieri ma finalmente era riuscita a tornare a casa.Si chiese dove fosse in quel momento suo padre.
Sapeva che non si sarebbe dato per vinto tanto facilmente. Probabilmente era fuori a cercarla nei panni di Bruce, oppure in quelli di Batman.Più lentamente quasi per recuperare quelle faticose ore cominciò a camminare nel parco, dove era sicura che non sarebbe stata vista, respirando a fondo.La casa era ormai in vista e dopo qualche altro centinaio di metri percorsi nella più totale tranquillità Christina arrivò vicino alle basse scale che conducevano al portico.
Lì si fermò. Quasi sopraffatta dalla stanchezza si accasciò per terra, sfinita, appoggiando la schiena contro il duro e freddo muro di mattoni grigi.
Doveva proseguire, doveva farsi forza. Sentì per la prima volta il peso della maschera che ancora stava indossando, come un macigno sulla fronte. Faticosamente si alzò in piedi e reggendosi alla balaustra si avvicinò alla porta e con le sue ultime forze suonò il campanello.*** *** ***
Alfred sentì suonare il campanello. Immaginò che fosse il signor Wayne con qualche novità sulla scomparsa di Christina.
Anche lui teneva a lei quasi come ad una figlia e sperava di poterla riavere nuovamente a casa.Posò la costosa porcellana che stava pulendo per l' ennesima volta e andò ad aprire.Rimase decisamente sconvolto quando aprendo la porta si trovò di fronte la ragazza che fino a poco prima era stata oggetto dei suoi pensieri. Una gioia e un sollievo immenso lo invasero ma queste emozioni durarono ben poco perché la ragazza non fece in tempo a proferire neanche una parola che gli svenne tra le braccia.Alfred si affrettò a sostenerla notando tra l' altro i vestiti laceri e un grumo di sangue secco sulle labbra.
Non sembrava comunque gravemente ferita.
Il maggiordomo la portò in casa trattandola con delicatezza e dopo averla medicata la portò a letto nella sua stanza precipitandosi subito dopo verso il telefono per avvisare il signor Wayne della bella notizia.
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Una nuova eroina.
ФанфикBruce Wayne aveva che quel momento arrivasse il più tardi possibile anzi, che non arrivasse mai, e invece era successo. Lei aveva scoperto tutto e ora insisteva per farne parte. Lei che era la cosa più preziosa che aveva al mondo. Sua figlia. Una ra...