18. Decidere

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Bruce camminava nervosamente avanti e indietro per il lungo corridoio dell’ospedale mentre i neon dalla luce biancastra marcavano ancora di più le ombre sul suo viso.
Christina era ancora in sala operatoria e ogni minuto che passava sembrava interminabile. Doveva essere un intervento di poco conto, e allora perché stava passando così tanto tempo?
Bruce stava ancora camminando nervosamente quando il rumore di alcuni passi frettolosi gli fecero alzare la testa speranzoso. Forse qualche dottore stava venendo ad informarlo: qualsiasi fossero state le notizie sarebbero state sicuramente meglio di quell’attesa così dolorosa.
Ma dalla porta entrò Alfred carico di un borsone rosa dall’aspetto molto pesante.
-Ho portato qualcosa per la signorina per i giorni che trascorrerà qui, l’aiuteranno a.-
-Non è ancora uscita Alfred.- lo interruppe Bruce con voce grave.
Il maggiordomo allora gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.
-Andrà tutto bene, ne sono certo.-
Proprio in quel momento, quasi per un segno del destino, uno dei chirurghi che aveva appena finito di operare la ragazza si diresse con passo frettoloso verso i due uomini. Il viso non lasciava trapelare alcuna emozione se non la stanchezza e il camice era macchiato in più punti di sangue.
-Signor Wayne?-
-Si sono io.- rispose Bruce con una nota di cedimento nella voce.
-L’intervento è stato difficile, ma è andato bene.- Per Bruce fu come se gli avessero levato un masso dal petto.
-Tuttavia ci sono state delle…complicazioni. Christina ora è nella sua stanza, avrà bisogno di riposare ma credo che in una settimana dovrebbe riprendersi e poter tornare a casa.
-Grazie dottore.-Senza aspettare un secondo di più si diresse a grandi passi verso la stanza della ragazza.
Sapeva che sarebbe stata sedata, che non avrebbe potuto vederlo ma voleva assicurarsi di persona che stesse effettivamente bene.
La stanza d’ospedale dove riposava la ragazza era grande, spaziosa e ben illuminata ma quando entrò Bruce si sentì pervadere da un senso di inquietudine. C’era qualcosa che non andava. Avvicinandosi al letto notò che tra le pieghe delle lenzuola c’era qualcosa.
Una carta da gioco rossa come il sangue. Rigirandosela in mano quasi freneticamente Bruce notò che nella parte anteriore l’immagine di un clown indicava con le sue mani guantate e il sorriso beffardo verso l’alto: verso il tetto.

***      ***      ***

L’aria della fredda notte di Gotham colpì con violenza il volto di Bruce facendo accrescere ancora di più in lui il desiderio di trovarsi accanto alla figlia.
Muovendosi lentamente uscì dalla porta e mosse qualche timoroso passo nel tetro ambiente illuminato solo da qualche vecchio neon.Lì non c’era nessuno.
Bruce credette per un momento che si trattasse di una trappola o, peggio ancora, di un subdolo stratagemma per allontanarlo da Christina e permettere così a Joker di giungere a lei, ma nella sua mente non riusciva a crederci.
Il criminale poteva essere di tutto: spietato, crudele, traditore ma quasi per una sorta di rispetto divino prendeva molto sul serio certe formalità, certi riti che a qualsiasi altro sarebbero sembrati quasi ridicoli ma che per lui erano il segnale di inizio di una nobile sfida.
E poi Bruce gli aveva letto nell’anima.Quando lo aveva supplicato di salvare Christina per un unico singolo istante gli era sembrato di poter percepire realmente l’anima del clown, quell’anima che era sempre rimasta nascosta dietro un velo di ironia, violenza e teatralità.
Quasi a conferma delle sue ipotesi sentì un rumore dietro le sue spalle e percepì un’oscura presenza.
-Cosa vuoi?-
-Come sta?-
-Cosa vuoi?-
-Sta bene?-Bruce animato da un moto di rabbia si girò per poterlo colpire, doveva sfogare la sua rabbia, ma si ritrovò di fronte il vuoto. Evidentemente il criminale preferiva rimanere nell’ombra.
-Riposa. È sopravvissuta ma non certo grazie a te.-
-Non ho mai avuto intenzione di ferirla.-
-L’hai ferita nel momento esatto in cui ti sei avvicinato a lei.-
-È la mia natura, qualcosa che ho in me, chiamiamola…una dote.-
-È una maledizione! E…-
-E cosa? Proverai a salvarla, proverai a tenerla lontano da me. Lo sai che non ci riuscirai.-
-Chi lo dice?-
-Lo dico io. Se stare lontano fosse la cosa migliore per lei la lascerei subito. Ma io e tutta questa vita siamo la sua boccata d’aria fresca e non ho intenzione di lasciarla morire lentamente solo perché me lo imponi tu.-
-Non può funzionare. Tu, io, siamo agli antipodi. Il nostro destino è quello di scontrarci perché tu non smetterai mai di essere malvagio e io non posso smettere di impedirtelo. E se devesse succedere qualcosa Christina ne morirebbe.-
Solo il silenzio rispose a quelle parole.
-Io voglio solo i suo bene, la voglio al sicuro, la voglio felice e…- era impossibile continuare. Erano parole troppo dure da pronunciare perché sapeva che avrebbe dovuto lasciarla andare lasciarla crescere. Fu Joker a rompere il silenzio.
-Non ti sto chiedendo di fidarti di me, sarebbe inutile. Fidati di lei e io ti prometto che…che quando non sarò più la cosa migliore per lei me ne andrò, scomparirò dalla sua vita.-
-Mantenere le promesse non è certo il tuo forte, cosa ti fa pensare che io accetterò questo patto? Perché credi che dovrei farlo?-
-Perché vuoi bene  a tua figlia. E perché sai che è la cosa giusta da fare.-
Bruce non riusciva a capire perché tutto in quel momento gli sembrasse così strano. In circostanze normali non avrebbe nemmeno ascoltato le parole del criminale, sempre così piene di bugie e inganni, ma in quel momento tutto gli sembrava diverso.
Aveva capito, aveva visto qual era la relazione che lo legava a Christina e sembrava…sincera.
Tuttavia non voleva accettare un patto così improponibile, non con lui, non con quell’uomo che aveva l’anima sporca di migliaia di vittime.
La tensione tra i due uomini si ruppe quando il cellulare del signor Wayne suonò vivace nella notte.
-Pronto.- rispose velocemente Bruce sollevato di poter interrompere quell’imbarazzante momento.
-Signor Wayne.-
-Alfred, cosa succede?-
-La signorina Christina, signore: si è svegliata.-
-Grazie Alfred, sono subito lì.- disse Bruce chiudendo la chiamata.
-Tick tock il tempo scorre e tu devi prendere una decisione. Andare da lei con le idee così confuse non migliorerà certo la situazione.-
-Hai 10 minuti.- rispose  Bruce a denti stretti e un momento dopo sentì la porta che portava alle scale di servizio che si chiudeva sbattendo. Quasi non si capacitò di quello che aveva appena fatto, ma forse era giusto così. Con passo lento si diresse nuovamente verso il parapetto appoggiandoci sopra tutto il suo peso e contemplando lo spettacolo notturno di Gotham.
Nel cielo si poteva distinguere la sagoma di un pipistrello. Qualcosa stava accedendo in città ma Bruce non si mosse.
Per quanto terribile potesse essere non era sicuramente una catastrofe: infatti il più terribile criminale della città si trovava al piano inferiore nella stanza d’ospedale di sua figlia.


Dato che devo affrontare un viaggio di quasi 2ore mezza, mi sono messa a scrivere il capitolo, spero che vi piaccia.

Una nuova eroina.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora