8. un diabolico piano

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Bruce stava percorrendo da ore la città in lungo e in largo con la sua costosa macchina sportiva italiana.
Sperava di poter trovare qualcosa, qualsiasi cosa che gli desse un indizio su dove si trovasse sua figlia e se stesse bene.Mentre girava attraverso le strette vie dei quartieri malfamati di Gotham, attirando su di se molti sguardi non proprio amichevoli, il cellulare squillò.
Per qualche minuto Bruce cercò di ignorarlo. Non aveva tempo per stupidi impegni di lavoro in quel momento.
Trovare sua figlia era la priorità assoluta.Il telefono continuò a squillare fastidiosamente e alla fine Bruce irritato lo prese per rispondere.Notò che il numero era quello di casa.
-Alfred cosa succede?-
-Signore si tratta della signorina Christina-
-Christina? Cos' è successo?-
-È qui! Si trova qui alla villa-
-Come alla villa?-
-Si è presentata poco tempo fa, sola, con il costume lacerato-
-Arrivo subito Alfred-
Bruce chiuse con uno scatto della mano il telefono. Pur trovandosi in una strada a senso unico eseguì una pericolosa inversione ad U e si diresse sfrecciando nel traffico verso Villa Wayne.
Il viaggio gli parve lunghissimo.
Voleva vedere Christina, voleva sapere cosa era successo ma soprattutto voleva assicurarsi che fosse sana e salva. Quella era la sua priorità. Non voleva perdere sua figlia come aveva perso Helena.
Mentre guidava a tutta velocità si ritrovò a pensare alla madre di Christina e a quanto le due si somigliassero, specialmente negli atteggiamenti.
Sua figlia aveva ereditato da Helena quel piglio deciso e sicuro.In certi giorni la donna gli mancava terribilmente e allora per non pensarci si buttava sul lavoro. Ricordava il suo sorriso, il suo carattere, il suo profumo e...no! No! Adesso doveva pensare a Christina! Renderla felice era la sua priorità.
Arrivò alla villa in tempo record e appena il potente motore della macchina si spense Bruce schizzo fuori dirigendosi alla porta di casa dove Alfred lo aspettava in piedi vicino alla porta.
-Signore è arrivato finalmente-Bruce rispose con un cenno del capo e si precipitò su per le scale intento a raggiungere la camera di Christina. Alfred lo seguiva a distanza deciso a lasciargli un po' di privacy nel momento in cui avrebbe rivisto sua figlia dopo quelle ore passate in agonia.
Bruce aprì lentamente la porta, Christina sdraiata a letto. Lui le si sedette acconto e cominciò ad accarezzarle i capelli, subito lei si svegliò di soprassalto guardandolo con due occhi colmi di terrore, ma una volta riconosciuto il viso familiare del padre la paura la abbandonò e con un movimento rapido si tuffò tra le sue braccia mentre lui la accarezzava ancora.
-Tesoro, stai bene?-
-Papà...-
-Cosa è successo? Ti ha fatto del male-
-Papà.io..-
-Tesoro ho avuto paura di perderti-
-Sto bene papà. Davvero-
Bruce la teneva ancora stretta tra le braccia. Christina provò ancora a parlare, voleva raccontargli quello che era successo, voleva sentirsi dire che tutto sarebbe andato bene, che tutto si sarebbe sistemato.
Ma non poteva.
Avrebbe dovuto portare quel peso da sola per sempre, senza rivelare a nessuno cosa era successo quella notte.
Quella strana folle notte in cui tutto il suo mondo era cambiato improvvisamente.Dopo un ultimo intenso abbraccio Bruce la fece stendere nuovamente a letto e lasciò la stanza.
Ora si sentiva più sollevato, decisamente più sollevato ma sapeva che doveva affrontare ancora la sfida più difficile di tutte.
Non sarebbe stato facile convincere Christina ad abbandonare la maschera di Batgirl.
L' aveva indossata per poco, era vero, ma quel tempo così breve l' aveva quasi portata alla morte e aveva fatto vivere a Bruce uno dei suoi incubi peggiori.No! Batgirl era un esperimento da mettere da parte.Passarono i giorni e Christina si riprendeva. Quello che era rimasto di tutta quella brutta avventura era la bianca cicatrice che solcava il labbro inferiore della ragazza. Un segno ormai quasi invisibile che però le bruciava come un carbone ardente. Per alcuni giorni dopo il rapimento Gotham era rimasta calmissima, quasi come se i criminali della città fossero scomparsi.
Christina pensava a Joker.
Continuava a chiedersi come mai non uscisse allo scoperto, come mai non cercasse di attirare l' attenzione su di se come faceva di solito.
E una sera accadde.
Christina si trovava nella caverna assieme a suo padre e Alfred.
Aveva ripreso gli allenamenti non appena si era rimessa del tutto, ma aveva notato che in suo padre c' era qualcosa che non andava. Le proponeva sempre di fare altro, come andare assieme al cinema o a pattinare. Tutte attività che padri e figlie normalmente facevano assieme ma che per Christina erano una novità.Quel giorno però aveva costretto il padre a scendere nella base, sperando in un bel combattimento corpo a corpo per rinvigorire i muscoli e raffinare la prontezza, ma Bruce l' aveva costretta a dedicarsi alla tonificazione: addominali, flessioni, piegamenti.
Mentre stava andando a prendere una bottiglietta d' acqua per reidratarsi l'allarme si accese.Christina, senza quasi pensarci, si avviò vero la teca che conteneva il suo costume che però era vuota.Senza quasi pensarci si voltò verso il padre che la fissava deciso.
-Questa volta no-
-Perché?- chiese lei, immaginando già le migliaia di banali ragioni che lui stava per elencare. Ma nessuna di quelle aveva importanza per lei.
Lei doveva rivedere Joker, doveva capire cosa era successo.
-Lo sai perché-
-Ma..-
-No Christina! È troppo pericoloso. Non permetterò che ti capiti nuovamente qualcosa-
-No no no!- urlò Christina -Non mi puoi impedire di essere Batgirl-
Ma le parole che aveva in testa erano decisamente altre" Non mi puoi impedire di rivedere Joker".
Bruce le lanciò uno sguardo intenso, uno sguardo che conteneva tutto l' amore che un padre può avere per una figlia e per un momento Christina credette che avrebbe acconsentito. Che l' avrebbe lasciata andare con lui, ma si sbagliava.
-Questa è la mia ultima parola sull' argomento Christina. È per la tua sicurezza- detto questo si voltò pronto a uscire nella notte, pronto a salvare la città da qualunque pericolo la minacciasse, pronto a lottare come una cavaliere solitario.
Christina rimase lì, in piedi, sconcertata. Era stata messa da parte, non avrebbe mai potuto rivedere Joker da sola. Non avrebbe mai potuto capire cosa era successo quella notte, cosa in lui, ma forse anche in lei, era scattato perché le cosa andassero in quel modo.
Abbattuta tornò vicino alla postazione computer dove Alfred, che aveva assistito a tutta la scena la osservava mestamente.
Christina sapeva che probabilmente il maggiordomo era a conoscenza delle intenzioni del padre fin dall' inizio ma non le andava di prendersela anche con lui, che senso avrebbe avuto?
La ragazza si sedette e sintonizzò il grande schermo sulla diretta degli avvenimenti di Gotham. La giornalista stava riassumendo gli avvenimenti precedenti.
-Come da copione il più pericoloso criminale della città sta minacciando la nostra amata Gotham. Dopo aver sistemato nella sede della borsa di Gotham una decina di cariche di esplosivo ha mandato un video delle sue gesta sfidando il famoso eroe mascherato a venire a fermarlo. Ora il folle terrorista è in diretta su sutti i megaschermi di Gotham e aspetta il suo avversario, sembra voler cominciare una battaglia che..- Christina era nauseata.
C' erano delle persone in quell' edificio.Persone che a casa avevano una famiglia che le aspettava e forse non sarebbero mai tornate e la reporter stava raccontando tutti gli avvenimenti come se fossero una saga appassionante o qualcosa di simile. I giornalisti erano peggio delle sanguisughe.
Vivevano sul sangue degli altri.Fu quasi tentata di spegnere quando la giornalista cominciò a descrivere in toni sempre più eccitati, con l' aggiunta di qualche urletto stridulo, l' arrivo di Batman.
Christina si fermò con il telecomando a mezz' aria.
Sapeva che lei sarebbe dovuta essere lì. Lì a guardare negli occhi il suo carnefice e liberatore. Il suo aguzzino e il suo amore. Tutte le telecamere si puntarono sull' uomo mascherato che non appena scomparve nella porta dell' edificio riapparve sui megaschermi ripreso e registrato dalle telecamere a circuito interno.
-Benvenuto, benvenuto- esordì il clown ma i suoi occhi erano inquieti e continuava a scrutarsi attorno.
-Libera tutti gli ostaggi e poi ce la vedremo io e te- rispose il cavaliere con la sua voce roca e cavernosa.
-Suvvia, suvvia. Gli ostaggi non sono ostaggi. Sono stati sempre liberi di andarsene. Non sono loro in problema, piuttosto lo sono io. Sono rimasto molto deluso sai? L' invito a questa piccola festicciola era esteso a due persone. Dove si trova la tua cara assistente?-
Per un momento Bruce si arrestò e Christina si accorse di essersi sporta in avanti con gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta.
-Ci sono solo io. Lei è un capitolo chiuso-La giovane riuscì a leggere lo sgomento sugli occhi dell' assassino.
Confusione. Stupore. Delusione. Che durarono solo una frazione di secondo.
-Peccato peccato. Ma non è che la nostra dolce pipistrellina sia rimasta a casa per diciamo qualche lesione, non è che magari è caduta e si è rotta il labbro. Può capitare sai-
Non fece in tempo a dire altro perché Batman gli si avventò contro, per colpirlo, per farlo tacere. Ma il clown non voleva stare al gioco.
Tutto il suo piano era stato rovinato e lui non si divertiva più. Con uno scarto a destra evitò l' aggressione.
-Bè allora è inutile rimanere non ti pare. Io ero curioso di conoscerla meglio ma visto che non è qui..sarà pe un' altra volta-
Con un gesto fulmineo estrasse dalla giacca alcuni oggettini che gettò a terra e non appena questi toccarono terra esplosero in un fumo nero.Con una risata il clown si dileguò e quando il fumo si diradò Bruce non vide più niente se non gli ostaggi stesi a terra. Tutto si era concluso troppo rapidamente, non era normale non era da Joker.Tutta Gotham City era sconvolta.
Tutti tranne una.
Dall' altra parte della città Christina aveva capito tutto. All' inizio il suo cervello aveva rifiutato con tutte le sue forze quella possibilità, ma adesso che tutto si era concluso si rendeva conto che non c'era altra spiegazione.
Quella era una trappola.
Joker aveva organizzato tutto per poter vedere lei.
Era lei il premio.
Non capiva ancora perché ma sapeva che anche per il clown quella fatidica notte di qualche giorno prima aveva significato qualcosa.
Era stata importante.
Aveva talmente tanti interrogativi in testa, tante domande che esigevano una risposta che non si accorse delle mani di Alfred che le cingevano le spalle, per darle protezione.Solo un' idea le frullava in testa.Doveva rivedere Joker.
E doveva farlo all' insaputa di suo padre.p

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