Love Who You Are / Larry

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Erano passati un po' di giorni. Louis non aveva menzionato il fatto e non l'aveva più chiamato in quel modo e Harry non aveva avuto il coraggio di chiedere spiegazioni.

Quel "amore" però continuava a tamburellare nella sua testa. L'ultima volta che aveva sentito quell'appellativo era stata... tanti anni addietro. Dall'unica persona che l'avesse mai chiamato così: sua mamma. Adesso però quella parola, dopo averla sentita pronunciare da Louis, aveva un sapore diverso quando se la ripeteva tra sé e sé, aveva dei connotati differenti, e gli faceva sentire degli aghi affilati pungergli lo stomaco in maniera piacevole e al tempo stesso fastidiosa.

In ogni caso, cercava di non darci troppo peso. Aveva già molto altro con cui fare i conti. Per esempio con il fatto che Louis lo stesse aspettando fuori dal negozio in cui lavorava, una sigaretta accesa tra le labbra, una gamba appoggiata al muro dietro, l'aria da bello e dannato.

Non si erano accordati, ma ogni tanto a quanto pareva a Louis piaceva sorprenderlo. Era entrato, aveva salutato Niall, aveva chiesto ad Harry quanto gli mancasse e poi aveva semplicemente detto che lo avrebbe aspettato fuori.

Niall gli aveva rivolto uno sguardo curioso e contemporaneamente malizioso che Harry aveva prontamente stoppato con uno glaciale in cambio, poi aveva sussurrato "quel ragazzo ti sbava letteralmente dietro" e Harry gli aveva lanciato addosso il blocco di post-it che aveva sulla scrivania.

Quando finì di lavorare, uscì e si affiancò a Louis, sorridendogli riconoscente per essere andato fino a lì.

Louis ricambiò. «Finalmente», soffiò il fumo fuori dalla bocca, spegnendo poi il mozzicone, «ho una fame da lupi. Ti va di venire con me a mangiare una pizza? Beh, tecnicamente ho già prenotato per due, quindi non puoi dire di no», disse con voce angelica e facendo gli occhi dolci.

«Non mi comprerai con quelli», sbuffò Harry fintamente annoiato, ridacchiando sotto ai batti, «ma una buona pizza dopo una giornata di lavoro non la rifiuterei mai».

«Ottimo, ragazzino. Andiamo allora».

La serata passò in modo piacevole, chiacchierarono del più e del meno, dei clienti strambi, di come ormai le temperature fossero scese e l'autunno fosse ormai dietro l'angolo. Harry ci tenne a precisare che gli dispiaceva più che altro non vedere più Louis in t-shirt e pantaloncini ma il maggiore gli ricordò che poteva vederlo anche ben più spogliato di così, quindi concordarono che poteva andare bene lo stesso. Louis gli chiese come si sentisse, se gli sembrava di stare un po' meglio, e il minore lo rassicurò che sì, dopo aver tirato fuori tutto quello che aveva dentro adesso iniziava piano piano a sentirsi meno pesante e meno soffocato. Rimaneva ancora molto lavoro da fare, però. Il più grande lo tranquillizzò dicendogli che non c'era fretta e che tutto si sarebbe risolto per il meglio.

Fu solo quando arrivarono a casa di Harry, che era la più vicina, e anche quella in cui Louis ormai aveva depositato diverse sue cose e in cui Harry dormiva più sereno, che Louis tirò fuori un opuscolo e lo fece casualmente scorrere sul tavolo in cucina verso Harry che stava bevendo una camomilla prima di andare a letto.

Harry corrucciò la fronte e lo afferrò mentre Louis fingeva disinteresse e si spostava verso il salotto. Lo seguì con lo sguardo, vedendolo chiudere le finestre e le tapparelle e poi sedersi scomposto sul divano, afferrando il telecomando e accendendosi la tv.

Harry riportò lo sguardo sul foglio che aveva tra le mani. Psicoterapia Cognitivo-comportamentale focalizzata su traumi.
Questo recitava la parte in grassetto.
La Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC) centrata sul trauma aiuta i pazienti a identificare e modificare i pattern distorti di pensiero riguardanti se stessi, l'evento traumatico e il mondo, insegnando, inoltre, a gestire l'ansia e le emozioni negative, allo scopo di ridurre i sintomi persistenti di- Harry smise di leggere. Si alzò facendo stridere la sedia sul pavimento e andò dritto verso Louis.