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Louis si sentiva uno schifo.

Seriamente. Gli sembrava di essere tornato indietro a mesi prima, a quando stava male per un uomo che non lo ricambiava più.

Ovviamente le cose erano diverse, Stephen era stato molto di più di una sbandata e di qualche mese di conoscenza, ma le sensazioni che stava provando a causa di Harry non erano poi molto diverse, in realtà. Perché vuoi o non vuoi, si stavano comunque frequentando da otto fottutissimi mesi. E Louis ci era dentro con tutte le scarpe.

Sapere che Harry non volesse in alcun modo approfondire il loro rapporto e passare allo step successivo, sentirselo dire chiaro e tondo, sentire la sicurezza nella sua voce e la decisione nelle sue parole era stato terribile. Davvero, una bastonata in pieno petto avrebbe fatto sicuramente meno male per lui che ormai, lo sapeva, nonostante cercasse di non pensare a nomi specifici per i suoi sentimenti, era cotto a puntino.

Era... innamorato. Cazzo. Era innamorato di Harry. Era innamorato di quel ragazzo tutto occhi verdi e gambe lunghe. Di quel ragazzo dolce, puro ed impaurito. Di quel ragazzo premuroso, genuino e danneggiato.

Era innamorato di lui, delle sue debolezze, delle sue fragilità, della sua forza, del suo coraggio, del suo essere così particolare, unico, speciale.

Era ormai arrivato a quel punto e non poteva farci niente. E non poteva più fingere che non fosse così. Non dopo aver sentito le parole di Harry e aver percepito il cuore staccarsi dal suo corpo, in frantumi.

Ancora una volta si rese conto di non essere abbastanza. Mai, mai, abbastanza per qualcuno. Nessuno lo voleva e nessuno ci pensava due volte prima di colpirlo duramente dritto al petto. E lo stupido era lui, solo lui, che continuava a fidarsi, che continuava a crederci.

Ma questa volta non poteva incolpare nessuno. Non Harry. La colpa era solo ed unicamente sua. Aveva percorso quella strada da solo, sapendo bene come stessero le cose.

Eppure. Eppure ci aveva sperato. Come uno sciocco. Come un ingenuo.

Era così.

Si districò dalle braccia di Harry, si cambiò al buio e afferrando accendino e sigarette si diresse a passo svelto fuori di casa. Camminò a lungo, una sigaretta dopo l'altra a incenerirgli i polmoni ma a calmarlo un po', e senza ripassare da casa andò dritto a lavoro.


*


Harry si svegliò da solo, il letto vuoto e freddo, segno che Louis si fosse alzato da un bel po'. I ricordi della sera precedente gli riempirono immediatamente la mente e con una smorfia e un lamento uscì da sotto alle coperte per raggiungere il maggiore e parlargli. Non voleva che fosse triste.

Ma Louis sembrava essersi volatilizzato. Seriamente. Non era da nessuna parte. E non aveva lasciato un bigliettino attaccato alla porta né un messaggio sul telefono. Harry si passò una mano sul volto ancora assonnato e mentre si preparava la colazione, destreggiandosi nella cucina del più grande, fece partire una telefonata per chiedergli dove fosse andato a quell'ora della mattina.

Louis non gli rispose. Non gli sembrava gli avesse comunicato di dover uscire prima e neanche di aver qualche impegno. Scrollò le spalle, probabilmente si era solo dimenticato di avvisarlo e non poteva rispondere al telefono. Gli mandò un messaggio per augurargli il buongiorno, poi lentamente si preparò per andare a lavoro.

Non sentì Louis per il resto della giornata.


*


Da: Harry
Vieni da me? Ti sto aspettando xx

Harry iniziava ad essere preoccupato. A quell'ora della sera, generalmente, Louis lo aveva già raggiunto. E in caso contrario gli aveva già comunicato il motivo del suo ritardo o l'eventuale cambio di programma.

Love Who You Are / Larry Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora