Epilogo

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Louis stava aspettando che Harry finisse di fare la spesa all'interno del supermercato. Si erano divisi i compiti. Uno il cibo, l'altro gli addobbi per la festa che avrebbero tenuto a casa loro il giorno dopo. Louis aveva girato due o tre negozietti all'interno del centro commerciale ed era riuscito a recuperare tutto ciò di cui necessitavano. A quanto pare, invece, Harry ci stava impiegando più tempo del previsto.

Sarebbe stato carino da parte sua raggiungerlo e vedere se avesse bisogno di aiuto, certo, ma fu attratto, ovviamente, dal maestoso pianoforte posto al centro della sala.
Non era un pianista, non suonava nessuno strumento a dire il vero, ma aveva sempre avuto un debole per quei tasti bianchi e neri, da quando, da piccolo, suo nonno gli aveva insegnato a pigiare nei posti giusti per produrre certe note.

Si avvicinò, appoggiò le borse a terra e si sedette sullo sgabello. Si guardò attorno, nessuno stava prestando attenzione ai suoi movimenti, e prendendo un respiro accarezzò con dita leggere la tastiera, iniziando a produrre una semplice melodia.

Sapeva che Harry avrebbe riconosciuto il suo tocco e come un navigante attratto dal canto di una sirena sarebbe corso da lui. Lo sapeva. Era solo questione di un paio di minuti. Lo conosceva bene, ormai.

Sorrise tra sé e sé, continuando a tenere lo sguardo basso e a pressare le dita fingendo di saperlo fare veramente fino a quando, con la coda dell'occhio, vide qualcuno avvicinarsi sinuosamente alla sua postazione al centro dell'atrio. Si morse il labbro per trattenere la risata e continuò a suonare. Riconobbe Harry, ovviamente. Lo lasciò avvicinarsi lentamente, lo lasciò accarezzare lo strumento e si lasciò squadrare dal basso all'alto una volta raggiunto.

«Uh, scusami. Ti lascio subito il posto», smise di premere i tasti, alzò la testa e incrociò lo sguardo pieno di malizia dell'altro. Era bello, cazzo. Proprio come aveva pensato quel lontano primo giorno. Il ragazzo più bello su cui avesse mai posato gli occhi. Si leccò le labbra.

«Non voglio il pianoforte», spiegò Harry, un sorriso ad aleggiargli sulle labbra piene.

«Ah no? E cosa vorresti?», scherzò l'altro.

«Te».


*


Le borse erano sparse ovunque sul pavimento del bagno al piano terra del centro commerciale. Non erano riusciti a portarle tutte dentro ad un solo cubicolo quindi si erano dovuti ingegnare e avevano optato per fingere delle pulizie in corso nell'intero bagno. Avevano infatti trovato il cartello che gli addetti alle pulizie utilizzano per non far entrare nessuno e lo avevano utilizzato, esponendolo fuori dalla porta, nella speranza che nessuno provasse a fare capolino. Avevano riso un sacco, complici, poi Harry si era avventato sulle labbra di Louis, impaziente, e tutto il resto era sfumato.

Fu così che Harry si ritrovò piegato a novanta sul mobile dei lavandini. Louis dietro di lui, dentro di lui, lo stava riempendo alla perfezione. Veloce, con affondi mirati, con bramosia ma anche accortezza, spingendolo sempre più addosso al marmo facendoci strusciare sopra la sua erezione pulsante, mordendogli le spalle coperte dalla felpa ogni volta che doveva trattenere un gemito e toccandolo dappertutto sotto ai vestiti. Lo sapeva scopare sempre così bene, dal primo giorno. Non c'era stata una volta, in tutti quegli anni, che si fosse sentito meno voluto, meno desiderato o meno soddisfatto. Louis lo sapeva rendere poltiglia.

Sempre.

Nonostante il tempo.

Un affondo più duro lo fece ululare e il maggiore fu veloce a schiacciargli la mano sopra alla bocca.

«Harry», lo ammonì, «se non fai silenzio ci scoprono. Mi devo fermare?», domandò spremendo però, proprio in quel preciso istante, la sua prostata.

Love Who You Are / Larry Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora