Il giorno dopo, a scuola, Jake fu accolto dai suoi compagni con i soliti sguardi di circospezione. Tutti avevano notato il labbro spaccato e l'ansia ritratta negli occhi del ragazzino, ma nessuno aveva chiesto spiegazioni per un motivo molto semplice: Jake non interessava. A nessuno, o forse. Le uniche persone a scuola che trovavano in lui qualcosa di speciale erano due ragazze e la cosa era abbastanza strana: aveva una enorme incapacità di costruire una relazione sociale con una donzella di suo gradimento, ma riusciva a portare avanti l'amicizia con Lilian e Sam da tempo. Sam Joyce era la redattrice del giornale della scuola, una ragazza spigliata e disincantata, con lunghi capelli che sembravano essere animati da una scossa elettrica. Erano così arruffati e confusi che a molti non apparivano nemmeno veri. Eppure lo erano, perfetti rappresentanti del caos mentale associato a Samantha. Si faceva chiamare Sam perché diceva che il suo nome non la rappresentava come essere umano. Sosteneva infatti che Samantha fosse un nome da reginetta del ballo e non da integerrima agente della verità, come lei si definiva. Aveva l'ambizione di diventare una reporter di successo e il talento indomito della sua scrittura scivolava come una palla sull'erba lungo le colonne del Talking Rocher, il magazine scolastico. Ma Samantha, anzi Sam, era bislacca. Maschiaccio puro, a guardarla sembrava un personaggio caricaturale degli anni ottanta. Ai capelli arruffati abbinava degli spessi occhialoni dalla montatura leopardata che molti definivano pacchiani. E indossava sempre abiti di taglie maggiori: enormi magliette di almeno tre taglie più grosse, pantaloni super comodi che non lasciavano intravedere nessuna forma. E poi c'era Lilian. E Lilian, per Jake, rappresentava ciò che per tanto tempo Itaca aveva rappresentato per Ulisse. Sapeva di casa, conforto e posto sicuro anche in momenti in cui niente era davvero delineato. Si erano conosciuti tutti e tre anni prima, ma fra Jake e Lilian era subito scattato un feeling particolare. Lilian l'ascoltava e faceva sì che la sua visione pessimistica della vita fuoriuscisse dalla bocca tramite parole che non sembravano appartenere a un sedicenne, ma ad un uomo maturo già deluso dalla propria vita. E Jake aveva capito fin da subito che ragazze come Lilian brillavano di luce propria e che quelli come lui potevano solo rimirarle in lontananza, accontentandosi di ricevere piccoli momenti isolati di illuminazione spirituale. La vera luce di Lilian, quella che Jake avrebbe voluto ricevere come una inondazione, quella dalla quale lui avrebbe voluto farsi travolgere, era spesso riservata ad altri soggetti, esseri pensanti o più o meno, che cercavano di sedurre la sua Lilian, di portargliela via o semplicemente di contribuire al distacco fra loro. Non che lei avesse avuto molti ragazzi, ma quei pochi che avevano avuto l'astuzia di farsi notare da una ragazza così intelligente e spigliata si erano dovuti infrangere contro la cristallina visione della vita della ragazza, la quale non esitava a mollarli in presenza del primo comportamento non chiaro. E così Jake, Lilian e Sam avevano formato un bel terzetto di isolati. Jake era quello strano, il tizio emarginato per via del suo essere tremendamente silenzioso. Per la maggior parte degli studenti Lilian era snob, una piccola vipera arricchita (i suoi genitori erano benestanti e questo si rifletteva a livello sociale provocando fiammate di invidia da parte di alcuni studenti) che cercava solo attenzioni da amici strambi e Sam la mitomane del giornalino della scuola.
Lilian andò incontro a Jake nel parcheggio. Spalancò la bocca e le labbra simili a boccioli di rosa si dischiusero in una espressione di stupore. Non seppe come salutarlo o come interagire con lui. Tutta la sua mente era offuscata da una sorta di nebbia aggressiva, che le faceva tremare le mani e le donava uno stato di estrema vendetta nei confronti di chi sapeva.
«Ma cosa è successo? Non mi dire che...».
Jake annuì e Lilian afferrò il concetto.
I due presero a camminare verso l'entrata della scuola e Lilian aveva attaccato il solito discorso sulle responsabilità.
«Jake, la cosa sta diventando seria. Ogni settimana ti presenti a scuola con...con...non so nemmeno come definirli! Guardati, sei...impresentabile! Hai il labbro spaccato, un occhio gonfio e cammini a fatica».
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L'uomo nello specchio
HorrorNella piccola cittadina di Rocher tutti ammirano la ricca famiglia Oldwin e tutti desiderano Lewis, il giovanissimo rampollo dai capelli rossi e dagli occhi di ghiaccio. Ma nessuno sa cosa si celi in lui e nessuno immagina la tremenda oscurità che n...