Capitolo 14 | Lo scontro

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Jake, Orlando e Tic Ed, incaricati dover entrare nella villetta di Anna Wesley e raccogliere qualche elemento utile all'indagine, si resero conto di aver fatto un buco nell'acqua un secondo dopo essere arrivati sul posto. All'entrata principale sostavano tre volanti della polizia con tre agenti armati a scortare la zona. E anche il retro, luogo nel quale era presente la scala di emergenza in metallo che aveva consentito a Orlando di introdursi in una zona appetibile per fare il video dell'omicidio di Joseph Oldwin sbirciando dalla finestra della sala bagno, era chiuso. Tre grosse transenne erano state posizionate a protezione della scala e un agente con il fisico slanciato e muscoloso se ne stava fermo eretto davanti alla zona.

«Non possiamo entrare da nessuna parte» osservò Jake.

«Credevo che avrebbero lasciato libero il retro» disse Orlando. «Dobbiamo tornare indietro».

Il telefono di Jake squillò.

Dall'altra parte scorse la voce di Lilian.

«Devi venire all'ospedale» annunciò la ragazza.

«Perché?».

«Vieni. E tieniti forte» il suo tono era inquieto e preoccupato.

Jake ebbe precise disposizioni da Lilian: quinto piano, camera 55. Quando lui, Orlando e Tic Ed entrarono accompagnati da una infermiera, trovarono una piccola folla ad attenderli. Nella stanza bianca e pulita erano presenti Neshka Oldwin, la moglie di Joseph e madre di Lewis, un agente di polizia con una targhetta luccicante sul taschino della camicia azzurra che lo identificava come Watson e soprattutto, a letto, intubata e collegata a delle macchine, c'era la loro professoressa: Anna Wesley.

Jake sgranò gli occhi. «Come...come è possibile?».

Jake, Orlando e Tic Ed ascoltarono pazientemente il racconto di Lilian e Sam, arricchito di dettagli da Neshka e commentato da Watson, l'agente di polizia che aveva seguito il caso relativo a Lewis e Joseph Oldwin. Ai tre ragazzi fu raccontato tutto: dapprima furono messi al corrente degli aggiornamenti relativi alla Wesley e al racconto che lei aveva fatto in ambulanza, biascicando le parole agli intrepidi soccorritori capaci di accudirla per poi crollare in seguito ai troppi colpi ricevuti. Anna aveva riferito di aver rivisto Lewis o comunque qualcuno di molto simile a lui. Era nello specchio e inizialmente sembrava gentile, ma poi le aveva parlato per poi attaccarla selvaggiamente. Solo l'arrivo di un secondino con il pranzo aveva interrotto il martirio. I paramedici furono abbastanza sconcertati dall'ascoltare la sua versione dei fatti e immaginarono che la morfina somministrata per ridurre il dolore in fase preliminare fosse un buon espediente per far sì che la donna creasse dal nulla immagini sconclusionate, ma misero comunque al corrente la polizia di quanto la Wesley aveva detto. In particolare l'agente Paul Watson, che in quel momento sembrava un cencio vecchio: pallido e con gli occhi infossati, aveva ascoltato in silenzio tutto il racconto che Neshka, Lilian e Sam avevano fatto sul diario della famiglia Oldwin, su come il nonno Gerard avesse provocato l'ira di uno spirito maligno in antichità che aveva donato agli Oldwin una ricchezza incredibile, ma che pretendeva in cambio sacrifici umani. Ascoltarono la storia della reincarnazione nel cane, di come il padre di Joseph fu ucciso e di come Joseph stesso sapesse che prima o poi lo spirito se la sarebbe presa anche con lui, dei tentativi per scacciarlo via affidandosi a strani elementi del settore soprannaturale e degli insuccessi: l'enorme cane si aggirava sempre nei pressi dell'abitazione degli Oldwin, semplicemente osservandola e ogni tanto entrando persino nel giardino. Dal canto proprio, nessuno della famiglia Oldwin dava confidenza a quel grosso animale e si limitavano ad ignorarne la presenza: con il tempo e il trascorrere degli anni la convivenza era diventata semi pacifica fino a quell'episodio. Watson apprese anche della presenza di un video girato da Orlando che documentava l'aggressione di Joseph e chiese di visionarlo.

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