Capitolo 8 | Le strane cose

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Neshka era arrivata al suo appuntamento. Originariamente avrebbe dovuto recarsi nello studio dell'agenzia investigativa Peck and Parker in mattinata, ma uno dei soci, Jerome Peck, l'aveva contattata mentre era a due isolati dal quartiere in cui era ubicato lo studio e l'aveva avvisata di un piccolo contrattempo tecnico che avrebbe richiesto più tempo per fare chiarezza su alcune cose non cristalline occorse durante uno dei molteplici appostamenti per scovare suo marito con l'amante.

***

Qualche tempo prima

Jerome Peck e Vance Parker, amici fraterni da una vita ed entrambi soci dell'omonima agenzia investigativa, erano stati incaricati da Neshka Oldwin l'anno prima e pagati ad una tariffa tripla per riuscire a raccogliere quante più informazioni possibili sullo strano comportamento di Joseph. In breve tempo non avevano solo scoperto il tradimento ai danni di Neshka, ma avevano anche individuato quante informazioni possibili su Anna Wesley, la professoressa di letteratura di Lewis. I due avevano una relazione amorosa che durava da un po'. Peck e Parker avevano consegnato nelle mani di Neshka foto della coppia all'interno di sudice tavole calde fuori città quasi irrintracciabili geograficamente, mentre sorridenti si tenevano per mano unendole parlando di chissà cosa. Poi foto dei due in auto, sfocate e corrette tramite un software di foto editing e poi foto dei due sulla soglia del portoncino di casa di lei, in piena notte, foto dei due scattate mentre erano entrambi in casa, seduti sul divano a guardare uno show televisivo. Queste ultime erano state le più difficili da scattare, perché Peck e Parker avevano dovuto appostarsi su un enorme edificio posto di fronte all'abitazione di Anna Wesley e scattare foto con un potente teleobbiettivo professionale simile a quello usato dai paparazzi. Ma ce l'avevano fatta e avevano portato la documentazione alla corte della bella Neshka. La donna aveva incontrato la coppia di investigatori parecchie volte, sempre in posti isolati, come ad esempio parcheggi sotterranei di grossi edifici industriali. Ogni volta Neshka non si mostrava mai abbastanza soddisfatta del risultato: la donna si rigirava la documentazione degli investigatori fra le mani, esaminava le foto e i documenti, ma nessun segno emotivo visibile compariva sul suo volto. Così, ogni volta, chiedeva di più. La volta precedente aveva azzardato una cosa del tutto illegale e gli investigatori, una volta compreso il suo piano, avevano addirittura rifiutato l'idea a priori.

«Non è legale, signora» aveva detto Jerome Peck, un ometto dal cranio rasato ed elegantemente vestito come se dovesse recarsi al proprio matrimonio. Aveva le mani piccole e il corpo un po'ingobbito, ma lo sguardo sagace di chi sa svolgere il proprio lavoro.

«Non mi interessa».

«Deve interessarle» aveva ribattuto Vance infilandosi una mano fra i capelli scuri e deviandoli all'indietro. A differenza del suo collega, di poche parole, Vance era lo spirito comunicativo del gruppo. «Siamo un'agenzia investigativa, non dei servizi segreti».

«Quello è mio marito».

«E noi le abbiamo portato le prove del tradimento. Più volte. Ad essere franco, signora, non capisco perché insista nel pagarci lautamente solo per ottenere lo stesso risultato ogni volta».

Neshka sospirò. «La mia richiesta è questa: mettere delle microspie nell'appartamento di Anna Wesley. Potete farlo? O devo rivolgermi alla concorrenza?».

I due soci sospirarono. «Cosa pensa di scoprire? Il grosso della situazione è chiaro» sbottò Peck. «Suo marito è un pezzo di merda che la tradisce: le basta questo per avviare un'azione legale».

«Non voglio avviare un'azione legale» confessò Neshka. «Non siete avvocati, siete degli investigatori, fate gli investigatori».

«Lo stiamo già facendo, signora. Ma ci sta chiedendo di penetrare in un appartamento di un civile ed inserire delle microspie che...».

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