Capitolo 1

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Nicholas

Il sei gennaio per molte persone era un giorno come un' altro, ma non per chi abitava a Ulthar.

Ogni anno i ragazzi che avevano compiuto sedici anni, dovevano eseguire dei test fisici e psicologici.

Chi li superava sarebbe dovuto andare in un campo di addestramento militare e successivamente a combattere una guerra che durava ormai da troppi anni.

E io, come tutti i miei coetanei non mi ero potuto esimere dal fare quei test. Ero stato obbligato a farli due giorni prima.

Quel giorno, come tutti, ero in casa insieme ai miei genitori che speravano venissi arruolato così che potessi finalmente andarmene di casa. Non ero mai stato il figlio preferito.

Stavo aspettando la lettera che avrebbe deciso il mio futuro.

Era da tutta la vita che vivevo sotto l' ombra di mio fratello, Nasir, ma quando quattro mesi fa, ci era arrivata la notizia che era morto in guerra, era come se tutti avessero aperto finalmente gli occhi e visto che lui aveva un fratello. Negli anni mi ero abituato a essere come un fantasma agli occhi di tutti.

Quando vivi per tanto tempo nella solitudine poi comincia a piacerti, diventa un posto sicuro, una casa.

L'idea di stare in mezzo alle persone comincia a terrorizzarti, passi tutta la giornata a contare gli attimi che ti separano dal tuo ritorno in quella camera che era diventata il mio posto sicuro.

Nasir a differenza mia, era perfetto in tutto, il migliore a scuola, il migliore nello sport, il più gentile, il più bello. Peccato che nessuno sapesse che persona fosse realmente.

<<Nicholas scendi è arrivata>>urlò dal piano di sotto mia madre. Uscii da camera mia, passai davanti alla camera di mio fratello che era stata chiusa a chiave dai miei genitori e scesi dalle scale.

Nonostante abitassi in quella casa da sedici anni non ero mai riuscito a definirla tale, mi ero sempre sentito un estraneo.

Abitavamo in una casa abbastanza grande. Eravamo sempre stati una famiglia benestante, non avevamo mai avuto problemi di soldi. Quello che ci mancava era sicuramente altro.

Raggiunsi la cucina e mi sedetti a tavola con il cuore in gola.

<<Aprila tu>> dissi rivolto a mio padre. Era impossibile che mi avessero preso, il test fisico era andato a dir poco male. Dopo tre minuti di corsa, mi ero sdraiato per terra, implorando che qualcuno venisse a salvarmi.

Però era ormai noto da anni che il governo fosse talmente disperato da prendere persone negate come me.

Nonostante quello che avevo fatto e pensato, non volevo morire, almeno non in quel modo. Non come era morto mio fratello, da solo e senza un cadavere da reclamare.

Sperai di non essere stato preso finché non vidi spuntare un sorriso sulla faccia di mio padre.

Insieme nell'oscurità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora