Capitolo 2

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                                    Lilith

Non esistono testimoni tanto terribili, né accusatori tanto implacabili quanto la coscienza che abita nell'animo di ciascuno." Polibio

Ero tornata dal campo di battaglia due giorni prima, ed ero sopravvissuta, un' altra volta. I miei amici appena mi avevano vista avevano sorriso come mai prima d'ora. Avevano pregato affinché io tornassi viva mentre io pregavo per il contrario. Gli altri erano felici mentre io mi odiavo. 

La prima volta che sono andata sul campo di battaglia avevo quattordici anni e non mi sorpresi più di tanto quando mi chiesero di partire a quell' età.

Ero stata addestrata fin da piccola e appena misi piede qui, an otto anni, ero a conoscenza di quello che mi aspettava. Nonostante tutto era sicuramente meglio dell' altra opzione che mi era stata data a disposizione.

Da quando ero tornata non avevo avuto un attimo di pausa e forse fu meglio così. Avevo il terrore di fare i conti con me stessa, di guardarmi dentro e trovare solo un mostro.

Io e gli altri tre allenatori dovevamo prepararci per l' arrivo dei ragazzi, in più considerato il fatto che eravamo sopravvissute in due, e che l' altra ragazza era finita in coma, ero stata costretta a rispondere ad un' infinità di domande.

Quanti uomini erano?
Quali strategia hanno adottato?
Che armi usavano?

Ero fuori dall' ufficio del direttore ad aspettare che uscissero le liste con i nomi dei ragazzi che sarebbero venuti, quando mi si avvicinò un ragazzo.

<<Come stai?>> mi chiese Khaos. Era la domanda più gettonata visto che tutti continuavano a farmela.

La verità era che non lo sapevo nemmeno io, non provavo niente, ero semplicemente vuota, non provavo più niente ed era così da troppi anni. Mi alzavo la mattina e non sapevo neppure io perché lo facessi.

<<Come sempre>> risposi semplicemente. Il mio migliore amico mi guardò e nel suo sguardo lessi preoccupazione, non gli era mai piaciuta quella risposta e da quando ero tornata pretendeva che gli raccontassi cosa mi faceva stare male nonostante sapesse quanto fosse difficile per me aprirmi con le persone. Come facevo a spiegare qualcosa che non sapevo nemmeno io?

<<Prima o poi dovrai rispondermi>> disse. Avrei cercato di rimandare quel momento il più possibile.
<<Ti ho già risposto>>
<<Lo sai che mi da fastidio quando rispondi così. Voglio solo aiutarti>> Lo sapevo perfettamente. Lui ci sarebbe stato per sempre per me.

Quando capì che non avevo nessuna intenzione di rispondere, decise di stare finalmente in silenzio.

Nonostante noi allenatori fossimo tutti molto legati, io e Khaos avevo instaurato fin da subito un rapporto speciale, riuscivamo a capirci con un solo sguardo, nonostante fosse terribilmente fastidioso e qualche volta avrei voluto soltanto ucciderlo,  era la persona a cui tenevo di più. 

Mi girai verso di lui e lo osservai. Il suo occhi sembravano cioccolato fuso e i suoi capelli erano un misto tra castano e biondo. Il suo corpo era muscoloso a causa degli allenamenti a cui dovevamo sottoporci ogni giorno e negli aveva scambiato la sua pelle per una tela, cosa per cui il direttore l'aveva punito più volte. Nonostante il suoi diciannove si comportava ancora come un bambino dell'asilo.

Dopo dieci minuti ci raggiunsero anche gli altri due allenatori, Leila e Erden. Avevano entrambi vent'anni anni e stavano insieme da sei anni. Erden aveva i capelli colore pece, la stessa colorazione dei suoi capelli e la carnagione chiara il tutto accompagnato dal suo fisico atletico. Leila invece aveva degli occhi di un verde talmente chiaro da sembrare finti e i capelli ramati.

Avevo sempre amato il loro rapporto, il modo in cui si guardavano e si toccavano.

da piccola sognavo qualcuno che mi guardasse così, con l'amore negli occhi. Con il passare degli anni avevo dovuto fare i conti con la realtà e avevo capito io non ero fatta per quelle cose, nessuno mi avrebbe mai amata. Non in quel modo almeno.

Quando entrò Houston, il direttore, calò un silenzio glaciale finché non disse: <<E' arrivata la lista >> ci consegnò un foglio ciascuno con dei nomi scritti sopra. Li lessi distrattamente finché non vidi il suo.
Nicholas Nash

Insieme nell'oscurità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora