Capitolo 13

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       Khalida

"occhi,
quei maledetti occhi
mi fottevano sempre.
Ci facevo l'amore
solo a guardarli"
Bukowski

Ero sempre stata la classica ragazza di cui tutti erano amici, che stava simpatica a tutti, ma che nessuno notava davvero. Guardavo tutti i miei amici che si mettevano assieme alle persone che amavano e mi chiedevo quando sarebbe arrivato il mio momento di essere felice.

Non ero mai stata una ragazza invidiosa, anzi ero felice per loro. Semplicemente avrei voluto sentire il sentimento di cui tutti parlavano: L'amore.

Nessuno mi aveva mai notato davvero tranne lui, Khaos. Era l'unico a farmi battere il cuore solo sfiorandomi e a farmi sentire le farfalle nello stomaco.

Ci eravamo conosciuti quando io avevo solo dieci anni, non avevo mai creduto nel colpo di fulmine finché lui non era entrato a far parte della mia vita. Lo avevo amato in silenzio senza mai trovare il coraggio di parlargli dei miei sentimenti. Ogni volta che lui mi parlava delle ragazze che conosceva dentro di me si spezzava qualcosa che solo i suoi abbracci riuscivano a riparare.

4 anni prima

Camminavo lungo il corridoio della scuola con i libri in mano che premevano sul mio petto, guardavo per terra sperando di non imbattermi in nessun bullo.

Senza neanche rendermene conto andai a sbattere contro qualcuno, facendo cadere tutti i miei libri, e i fogli che c'erano all'interno, per terra.

<<Scusami>> mormorai impacciata, cercando di scusarmi con la persona contro cui mi ero scontrata. Mi abbassai per cercare di raccogliere quello che mi era appena caduto a terra.

<<Guarda dove vai>> appena sentii quella voce mi si congelò il sangue nelle vene. Appena alzai gli occhi vidi il ragazzo che mi dava il tormento da mesi ormai, Mike.

Tirò un calcio al mio libro di storia, impedendomi di raccoglierlo. Delle lacrime cominciarono a premere, bisognose di uscire, cercai di cacciarle via in modo da non dare alcuna soddisfazione a Mike.

Ogni occasione era buona per infastidirmi o addirittura mettermi le mani addosso. Nessuno aveva il coraggio di difendermi per paura che se la potesse prendere con lui. Tutti guardavano, ma nessuno faceva mai niente.

Io non ne parlavo mai con i miei genitori per non dargli altri dispiaceri o per dargli una ragione per litigare ancora.

Mentre Mike prendeva a calci i miei libri, rompendoli e strappandoli davanti ai miei occhi, io cercavo con tutte le mie forze di non crollare davanti a lui. Dovevo solo aspettare che lui smettere e poi sarei potuta andare in bagno, e avrei potuto liberare quelle lacrime che tanto agognavano per uscire.

Inaspettatamente qualcuno posò una mano sulla spalla di Mike, facendolo girare per poi tirargli un pugno nello stomaco. Il ragazzo che fino ad un secondo prima stava tirando dei calci ai miei libri, si piegò su stesso a causa del dolore, imprecando.

Il mio salvatore, di cui non conoscevo il nome, disse con tono di voce abbastanza alto da farsi sentire da tutte le persone che si erano radunate intorno a noi <<Se proverai a trattarla ancora male, un pugno dello stomaco sarà la cosa più gentile che riceverai>>

Il ragazzo che mi aveva appena difeso si avvicinò a me, tendendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi, la presi e mi scontrai col suo corpo scolpito.

<<G-grazie>> balbettai impacciata.

<<Non devi ringraziarmi, Khalida>> come faceva a sapere il mio nome?

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