Capitolo 26

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           Lilith

Volevo urlare quello che sentivo, ma sono rimasto zitto per paura di non essere capito.
Bukowski

Avrei riconosciuto la sua voce e il suo viso tra mille. Purtroppo sono proprio le persone che più vorremo dimenticare a rimanere più impresse nella nostra mente. Perché il cuore non potrà mai dimenticare il creatore di tutte quelle crepe.

Ma era impossibile che lei fosse davanti a me perché era morta.

<<M-mamma>> gli dissi con la voce tremante.

<<Hai davvero il coraggio di chiamarmi mamma dopo tutto quello che mi hai fatto?!>> mi disse quasi urlando. Si avvicinò sempre di più a me fino ad essere ad un millimetro dal mio viso.

Improvvisamente un muro apparve dietro di me e le mie spalle si scontrarono contro di esso.

<<Ti giuro io non l'ho fatto apposta>> non ebbi nemmeno il tempo di dirlo che il suo palmo si schiantò contro la mia guancia, la potenza mi fece girare la testa di lato.

<<Eppure mi sembra che sia stata tu ad accoltellarmi  alle spalle>> mi tirò un'altro schiaffo più forte del precedente.

Delle lacrime cominciarono a solcarmi il viso facendosi spazio sulle mie guance.

Di sicuro non era il primo schiaffo che prendevo, ma lei aveva il potete di distruggermi nel profondo.

Avevo incontrato criminali di ogni calibro e avevo rischiato la morte moltissime volte, ma lei era il mio unico punto debole.

Molte volte mi chiedevo come sarebbe stata la mia vita con una madre migliore.

Forse sarei comunque diventata un mostro o forse avrei conosciuto la felicità.

<<Ti giuro io non volevo>> mi accovacciai per terra mentre le lacrime cominciarono a scendere copiosamente dai miei occhi.

Lei mi prese per i capelli fino a tirarmi di nuovo in piedi, irradiando del dolore su tutto il cuoio capelluto.

Negli anni il direttore mi aveva insegnato milioni di modi per difendermi, ma era come se in quel momento la mia mente avesse rimosso tutte le cose che avevo imparato nella mia vita.

Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare che mi trovai un coltello conficcato nello stomaco.

La mia testa andò in cortocircuito.

Finché non divenne tutto nero.

Mi svegliai di soprassalto, fradicia di sudore,con le palpitazioni e le lacrime agli occhi.

Ormai avevo incubi tutte le notti e molte volte finivo per non dormire per il terrore di rivedere il suo volto.

Cercai di alzarmi, non ricordandomi di quello era successo solo poche ore prima, ma la mia gamba non resse e finii poco elegantemente sul pavimento.

Essendo presa dai miei pensieri non mi accorsi della figura seduta sulla sedia accanto al mio letto, o meglio al letto dell'infermieria.

Nicholas sobbalzò per colpa del frastuono che avevo provocato e si risvegliò dal sonno.

<<Che ci fai qui?>> non gli diedi nemmeno il tempo di risvegliarsi che lo aggredii.

Lui inizialmente si stropicciò gli occhi cercando di connettere quello che stava accadendo e poi cominciò a fissare il mio viso.

Insieme nell'oscurità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora