PARTE 10

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Simona non riusciva a levarsi dalla testa ciò che la sera prima aveva visto e sentito: L'immagine della schiena della preside percorsa da cicatrici e quella conversazione dal tono riverente con una donna misteriosa. Interrogativi che si accumulavano a tutti quelli che già aveva elucubrato. Una cosa era certa, voleva delle risposte ed in qualche modo le avrebbe ottenute. Avrebbe voluto chiamare sua madre, ma le regole volevano che nell'arco dei primi due mesi non potevano esserci contatti coi familiari e, comunque sia, dubitava che a sua madre interessassero le sue preoccupazioni riguardo quel posto, dato il modo in cui l'aveva lasciata lì. Cacciò quei pensieri mentre sistemava insieme a Claudia la stanza, pronte per l'ispezione mattutina. La preside non tardó il suo solito giro e non trovò nulla fuori posto nella camera delle due ragazze, cosa che invece a quanto pare non accadde a Roberta, la quale subí le cocenti conseguenze, udibili dalle altre ragazze mentre scendevano ordinatamente di sotto per la colazione. Simona, durante l'ispezione scrutò la preside Giuliana per cercare di carpire qualche indizio, ma nulla sembrava diverso dal solito. Durante la colazione le ragazze parlarono poco, dispiaciute per quanto stava accadendo alla loro compagna. La preside giunse alla mensa dopo qualche minuto andandosi a sedere assieme ai professori, silenziosi sino quel momento.

"Nessuno ha parlato sino all'arrivo della preside?". Disse bisbigliando Simona.

Barbara fece spallucce, mentre Marta le ricordó con enfasi la sua teoria secondo la quale i prof erano sotto sortilegio da parte di Giuliana.

"E noi siamo le vittime sacrificali". Ghignó Claudia divertita.

Simona fini il suo pasto con lo sguardo rivolto al tavolo dei professori con mille domande che le frullavano per la testa. Domande che però smise di fare non appena entró in classe. La vista di Roberta, già presente dopo esser scesa da camera sua la riportó alla realtà, ricordandole che se non voleva finire col sedere rovente, prestare attenzione alle lezioni era la cosa migliore da fare. 

La mattinata di lezioni finí senza che nessuna delle ragazze venisse punita, cosa che da quando Simona era arrivata nell'istituto non era mai accaduta. A pranzo, al tavolo delle ragazze l'entusiasmo era tangibile. 

"La giornata non è ancora finita". Disse profetica Marta.

"Per qualcuno invece non è che sia iniziata bene". Scherzò Roberta riferendosi a se stessa suscitando ilarità tra le compagne.

Il Sig. Timo passava tra i tavoli servendo e sostituendo stoviglie, sembrava non interessargli nulla di quanto le ragazze o i professori dicevano durante i pasti.

Simona incuriosita chiese di lui alle altre.

"È terribile". Si affrettò a risponderle Roberta.

Simona ricordó il giorno in cui era arrivata e assistí ad una punizione della ragazza da parte della preside e successivamente fatta portare via dal Sig.Timo.

"Ha una stanza, una specie di magazzino lugubre. Quando la preside glielo ordina, ci porta li". Proseguí Marta.

Claudia e Barbara persero il buonumore esternato sino a quel momento, il ricordo di ciò che accadeva in quel magazzino era fin troppo vivido nelle loro menti.

"Spero per te di evitare di fare la conoscenza della sua cintura". Disse criptica Barbara, seguita dall'assenso dell'amica con cui aveva condiviso quella brutta esperienza.

Simona deglutí preoccupata mentre il suo sguardo ora si spostava dai prof all'inserviente. Quel posto era un vero incubo, ma lei voleva capirci qualcosa.

Il pomeriggio passò tranquillo. Le ore con la preside come istruttrice ed il tempo libero furono una piacevole parentesi in quei giorni fatti di cocenti punizioni. Non fosse stato per l'ispezione mattutina andata male di Roberta, un occhio esterno avrebbe ritenuto quell'istituto un felice angolo di istruzione perso tra la natura incontaminata. 

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