PARTE 14

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Simona venne svegliata da Claudia che squotendola lievemente chiamava il suo nome con dolcezza. Le sembrò di aver appena chiuso gli occhi e aveva male ovunque. Lo stress e lo shock subito non l'avevano fatta riposare affatto. Aveva ancora negli occhi le scene orribili della sera prima e sentiva una stretta allo stomaco. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto e tornò alla realtà solo quando Claudia le passò una mano davanti agli occhi chiedendole se fosse cosciente.

"Si, scusami. Non ho dormito bene". Disse all'amica.

"Davvero? Io invece mi sento benissimo". Disse giuliva Claudia.

Simona guardò la sua compagna di stanza. Era allegra e appariva in splendida forma. Possibile non ricordasse nulla della sera precedente?

"Non ricordi nulla di ieri sera?". Chiese immaginando già la risposta.

"Tabula rasa dopo il brindisi. Quella roba è buona ma bella tosta. È sempre così a queste feste". Claudia guardò l'amica che continuava ad essere pensierosa. "Te invece? Con la tua allergia o intolleranza immagino non avrai bevuto. Come è andata?".

Simona fece un respiro profondo indecisa se raccontare tutto. Decise però che prima avrebbe parlato col sig.Timo.

"È tutto a posto. Sono solo un po' scombussolata per via della mia intolleranza. Ho bevuto giusto un pochino e mi ha dato fastidio. Tutto qui". Così si alzò dal letto e si preparò. Nel weekend non c'erano ispezioni e secondo quello che le aveva detto l'inserviente, la preside non si sarebbe fatta vedere fino al lunedì. Pensò a Giuliana, la preside ed ancora aveva vivida l'immagine di quando stava legata alla statua sferzata dalle fruste delle sue compagne e poi assalita da quegli esseri. La sua mente stava nuovamente di endo in un turbinio di pensieri. Guardo Claudia e si domandò come avrebbe reagito se avesse saputo ciò che aveva fatto. Poi pensò alla preside e a come avrebbe reagito una volta che si sarebbero nuovamente incontrate. Forse aveva capito che non era in trance come le altre? E i professori? Ora che ci faceva la loro vera forma come avrebbe fatto a sopportare di averli a fianco durante le lezioni senza esserne terrorizzata? E immaginare di venir punita da uno di loro adesso aveva tutt'altra connotazione. 

Timo. Il sig. Timo era l'unica sua ancora di salvezza in quell'inferno, o almeno lo sperava. Era assurdo pensarlo data la fama dell'uomo  e soprattutto dal come l'aveva ridotta quando era stata affidata alle sue cure. 

-A proposito di cure, forse anche la dottoressa era al corrente di tutto, avrebbe parlato anche con lei dopo-. Pensò mentre usciva dalla stanza decisa a rintracciare l'inserviente. 

Passò a fianco alla stanza della preside ed era chiusa. La immaginava coperta di ferite addormenta nel suo letto. Non poteva dire di esserne dispiaciuta ma, provava pena per la donna. Come non bastasse, un altro interrogativo le si presentò: la figura incappucciata uscita dalla grossa porta. Chi era? Forse era la stessa persona con cui parlava la preside quella notte al telefono in modo così riverente. Assorta in questi pensieri, voltò l'angolo e finì letteralmente addosso all'uomo che stava cercando. Lui la cinse prima che cadesse dopo l'urto. Lei le si strinse a lui. In quei pochi istanti non poté fare a meno di sentire il forte profumo di erbe che aveva addosso. Abituata agli odori di città e quelli prettamente asettici dell'istituto, si sorprese ad esserne piacevolmente inebriata. Quasi le dispiacque staccarsi ed abbandonare quella piacevole sensazione.

Timo si guardò attorno per assicurarsi non ci fossero occhi indiscreti, poi la fissò aspettandosi di sentirle dire qualcosa. Lei alzò lo sguardo su di lui e si rese conto di non averlo mai visto così da vicino in volto alla luce del sole. Aveva gli occhi castani con piccole striature verdi messe in risalto dal riflesso del sole. I capelli erano ben pettinati rispetto a come lo vedeva di solito, la barba appena fatta lo faceva apparire più giovane rispetto all'età che pensava avesse, e quel profumo che aveva addosso… pensò che a vederlo bene era proprio un bell'uomo e le mani che la stavano ancora cingendo dopo l'impatto le davano una strana e confortevole sensazione.

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