PARTE 16

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La settimana era iniziata col suo naturale svolgersi degli eventi. Così come il sole sorgeva ad est per percorrere tutta la sue elittica sino al tramonto ad ovest, così le ragazze dell'istituto Quattro Sorelle si svegliavano e si preparavano attendendo l'ispezione mattutina della preside, sapendo già che molto probabilmente una di loro sarebbe stata colta in difetto ed avrebbe saltato la colazione, sostituita da una dose massiccia di sculacciate. Toccò a Marta. Ormai le ragazze sapevano che chi di loro non era presente in mensa per fare colazione, si trovava nella poco piacevole compagnia della preside Giuliana. 

Claudia, Barbara e Roberta mormoravano tra loro dispiaciuti pensieri nei riguardi della loro riccia amica. Simona invece aveva lo sguardo fisso alla finestra. I vetri erano appannati a causa della differenza di temperatura con l'esterno. Fuori il tempo non era dei migliori e sembrava dovesse piovere. Lo stato d'animo della ragazza non era molto diverso da quel clima. Nella sua testa continuavano a risuonare le parole di Timo. Ciò che le aveva raccontato quando si erano visti non riusciva ancora ad elaborarlo del tutto, nonostante lei stessa fosse stata testimone quella sera, durante la festa, di ciò che i professori erano e di quello che la preside aveva subito. La preside Giuliana era sparita per tutto il weekend, ma quella mattina si era presentata in perfetta forma ad ispezionare le camere. Simona pensava che in qualche modo la donna potesse essersi accorta di qualcosa, invece ispezionò la camera che divideva con Claudia e ritenuto fosse tutto a posto, saluto le ragazze e si diresse a quella successiva. 

D'altra parte, Timo le aveva raccontato di quale fosse il ruolo della preside in tutto quel manicomio.  All'arrivo degli insegnanti si sentì a disagio. Non riusciva a guardarli senza che la sua mente associasse loro le sembianze che gli aveva visto prendere quella sera. Le venne la pelle d'oca. Le sue compagne non sembravano ricordare nulla e continuavano a comportarsi normalmente.
Solo lei sapeva.
Timo era stato breve e conciso. L'aveva fissata negli occhi per tutto il tempo mentre dalla sua bocca uscivano parole che in un'altra situazione avrebbe pensato fossero il delirio di un pazzo o la trama di un qualche film horror di serie b. 

“La scuola, questo istituto, è più antico di quanto sembri. Esiste da secoli e si è adattato nel corso del tempo per sopravvivere. Ciò che ci vive lo ha adattato per poter sopravvivere. I Quattro professori sono solo dei servi, la preside è solo un tramite. Loro si nutrono di dolore e sofferenza. La vostra. Giuliana ha il compito di gestirli e controllarli, inoltre lei è un ricettacolo. Lei può assorbire l'energia negativa per sfamare ciò che si nascondeva tra quelle mura.”

“Chi deve sfamare?” aveva chiesto sussurrando la ragazza.

“È ciò che sto cercando da anni. Ma tu l'hai  vista quella sera.”

Simona lo aveva visto coi suoi stessi occhi. La preside aveva subito su di sé quelle torture per accumulare l'energia che serviva per sfamare quella figura ammantata. Probabilmente la persona con la quale aveva sentito parlare in modo reverenziale la preside quella sera al telefono. Ammesso fosse una persona.
Timo le raccontò di come si era infiltrato, con lo scopo di investigare e di scoprire l'artefice di tutto. 

“Quattro ragazze per Quattro demoni. Per garantire la loro sopravvivenza e aver modo di accumulare energia sufficente per fare prosperare il loro padrone. Hanno trovato un modo di garantirsi ciò di cui hanno bisogno alla luce del sole. Ma non è sempre stato così. Molti anni fa, arrivavano qui anche orfani di cui non importava a nessuno e che sparivano senza lasciare traccia. Una di quelle era mia sorella. Era scaltra e curiosa come te. Fu grazie a lei che si iniziò ad indagare su questo posto, ma loro sono furbi e non hanno mai destato sospetti ed anzi, si sono adeguati alle circostanze. Lei scoprì qualcosa comunque e per questo motivo venne fatta sparire. Un incendio dissero. L'istituto venne quindi ristrutturato in parte e ricambiò formula per attirare nuove persone. Io però sapevo che c'era qualcosa di strano. Quindi ho deciso di introdurmi qui. Nel corso degli anni ho scoperto delle cose, ma dalla mia posizione non posso arrivare più a fondo senza un aiuto.”

La mattinata passò tranquillamente. Durante le lezioni apparivano tutti rilassati e di buon umore. Nelle ore pomeridiane, l'atmosfera rilassata fece dimenticare l'intoppo accaduto durante le ispezioni mattutine ed anche la preside Giuliana apparve persino simpatica, come l’apostrofò Barbara. 
Simona però, nonostante tutto continuava a pensare alla conversazione avuta con il finto inserviente la sera prima.

“Sento che questa volta qualcosa cambierà. Siete in cinque, e credimi, non è una questione di denaro. Qualcuno, o qualcosa ha voluto foste in cinque. Non so perché, ma c'è un motivo. Dobbiamo solo riuscire a capire chi muove i fili. La persona ammantata che hai visto alla festa, la persona che hai sentito parlare con la preside al telefono. Dobbiamo arrivare a quella figura.”

Simona sapeva che Timo stesse dicendo cos'è sensate. Ma tra il dire e il fare c'era di mezzo un gran mare. Non poteva certo mettersi a fare domande scomode. Inoltre lei sembrava l'unica ad avere sospetti. Di certo, era l'unica a sapere cosa accadeva realmente. 

“Farò ciò che posso, ma non sarà facile.” aveva detto all’uomo con la voce carica di preoccupazione.

Timo le aveva messo una mano sulla spalla per darle coraggio, come fatto in precedenza. A Simona parve che quel gesto le facesse scattare qualcosa. Percepiva quel contatto carico di apprensione e compassione, di reale vicinanza e comprensione. Istintivamente abbracciò l'uomo, sentendosi protetta e al sicuro, non tanto nel corpo quanto nell'anima. Timo però, contrariamente a quanto fatto in precedenza non ricambiò quell'abbraccio.

Simona guardava fuori dalla finestra della sua camera. Pioveva. Da lì a poco sarebbero scese in mensa per la cena, ma lei non aveva appetito. Le gocce d'acqua scendevano Lungo i vetri della finestra come le lacrime scendevano lungo le sue guance. Claudia era li con lei, ma si sentiva nuovamente sola, sola contro ogni cosa.

“Non posso, Simona. Io devo tornare ad esser l'inserviente che voi ragazze odiate e temete. Non posso rischiare di fare saltare la mia copertura. Se ci saranno novità, verrai a cercarmi alla sera qui. Io ci passerò sempre. Ma sappi che non potrò aiutarti durante il giorno, ne tanto meno mostrarmi diverso  nei tuoi confronti rispetto agli altri. Questo lo capisci, vero?”

Simona aveva annuito. In realtà, avrebbe voluto un po' di calore, sentirsi sollevata da quel peso che la stava schiacciando. Il bacio che si erano dati tornò alla sua memoria, ridandole quella sensazione di reciproca ricerca di serenità. Sperava che Timo le confermasse quelle sensazioni, invece la stava lasciando sola nell'oscurità.

Spente le luci, Claudia le diede la buonanotte. Simona contraccambiò. Si addormentò subito, sapendo che dal giorno dopo si sarebbe dovuta rimboccare le maniche per capire chi o cosa era emerso dalla porta durante la festa. Doveva farlo. Voleva farlo. Perché di una cosa era certe: non avrebbe mai partecipato ad un'altra di quelle feste.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 05 ⏰

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