PARTE 15

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Venne sera. Anche se si trattava del weekend post festa, la regola dello spegnimento delle luci valeva comunque. Quindi all'ora stabilita, in automatico si fece tutto buio nelle stanze quanto nei corridoi, salvo alcune deboli luci di emergenza. 

Simona attese una buona mezz'ora e al sentire la sua compagna respirare profondamente ormai addormentata, uscì dalla stanza. Camminava più tranquilla rispetto alle sue uscite furtive precedenti. La preside sembrava ancora chiusa nella sua camera. I professori, o quelli che erano, se ne stavano nei loro alloggi ormai da dopo cena. 

Timo la stava già aspettando, anche lui appariva meno guardingo. 

Appena Simona gli si avvicinò, non poté fare a meno di accogliere con piacere quel profumo che aveva sentito nel pomeriggio. Le piaceva molto, tanto che si sorprese ad essersi avvicinata più di quanto avesse voluto all'uomo che aveva di fronte. Ancora qualche centimetro e gli sarebbe stata attaccata. Fece un passo indietro, memore di star di fronte allo stesso uomo che l'aveva presa a cinghiate nemmeno troppo tempo prima. Lui la guardò fisso e lei tenne lo sguardo. 

Simona pensava che l'uomo si aspettasse l'inizio del racconto di  quanto accaduto la sera prima alla festa. Stava giusto per iniziare buttando giù il boccone amaro del rancore che provava per lui. In quell’incrocio di sguardi però, si scopri ad apprezzare i lineamenti di quell'uomo ed il colore e la profondità dei suoi occhi. 

Timo era ansioso di avere notizie riguardo l'accaduto della festa. Aveva sempre mantenuto un distacco totale dalle ragazze che passavano ogni anno. Non voleva aver nessun rapporto confidenziale con loro, soprattutto in virtù della sua missione. La copertura, inoltre, implicava il dover sovente occuparsi delle punizioni. Quindi, più gli apparivano estranee e meglio era. Quella ragazza però era diversa. Poteva essere finalmente l’ago della bilancia e non poteva perdere quell'occasione. Avendola così vicina e parlandole come mai aveva parlato con nessuna di loro in precedenza, avvertì una strana, piacevole sensazione. La vedeva risoluta, forte e, doveva ammenterlo, anche molto carina.

Scacciò quei pensieri e tornò a concentrarsi sulla sua missione.

“Allora, Simona. Raccontami della festa”. Le disse calmo.

A Simona parve strano ma al contempo tranquillizzante  sentirsi chiamare per nome da lui. Così, iniziò a raccontare tutto ciò che era accaduto la sera prima durante la festa. Non si risparmiò coi dettagli in modo che il suo interlocutore potesse avere quante più informazioni possibili.

Alla fine del racconto, Simona aveva la voce tremante, segno che quell'esperienza l'aveva turbata molto nonostante il suo portamento deciso. Raccontare tutto fu terapeutico per lei e sentì il peso di quel trauma farsi strada come l'acqua liberata da una diga. Aveva voglia di piangere, ma si trattenne. 

Timo se ne accorse e capì quanto la ragazza dovesse essersi sentita terrorizzata. Nonostante ciò, aveva resistito e gli stava raccontando tutto. Ebbe un moto di empatia verso la ragazza e le poggiò una mano sulla spalla per tentare di farle coraggio. 

Un piccolo gesto di gentilezza che in quel momento a lei parve enorme. Abbandonò i suoi rancori, sentendo lo stress accumulato fuoriuscire con forza e si gettò sull’uomo che aveva di fronte abbracciandolo. Affondò il viso nel suo collo inspirando il profumo di erbe e poi iniziò a piangere.

Timo fu stupito. Restò per un attimo incerto sul da farsi. Quell'esperienza doveva esser stata davvero terribile per una semplice ragazza. Non se la sentì di allontanarla, così la abbracciò a sua volta lasciandola sfogare. La tenne stretta cercando di calmarla con parole gentili. Dopo tanti anni passati a non aver contatti con nessuno, schivo e silenzioso, quella era la prima volta che si trovava in una situazione di tale intimità. Si sentì goffo, ma cercò abbandonare per un attimo le vesti del cupo inserviente e di tornare ad essere semplicemente Timo, l'uomo che aveva quasi dimenticato di essere. 

Simona pianse abbandonandosi tra le braccia di Timo. Lo senti abbracciarla, dapprima debolmente, poi sempre più stretta. Provava un piacevole calore da quell'abbraccio di cui aveva così bisogno in quel momento. Il profumo, la tranquillizzava, le parole che gli sentiva dire le scaldavano il cuore e quei piccoli bacini sulla testa che aveva timidamente iniziato a darle la facevano stare bene. Sentiva tutto lo stress e la paura iniziare a svanire, lasciando una piacevole sensazione di benessere. Si scostò leggermente fino a restare faccia a faccia. Fu quasi sorpresa nel vederlo. Del terribile inserviente non c'era traccia, vedeva solo un uomo amorevole preoccupato per lei. Gli accarezzò il viso. Liberatasi l'anima dal peso di quanto successo, si rese conto di come Timo dovesse essersi sentito in tutti questi anni passati nell'istituto. Nascondendosi, in solitudine, costretto ad azioni contro la sua vera natura. Sentì un irrefrenabile desiderio di baciarlo. Avvicinò il volto a quello di lui. Vide che anche lui, seppur impercettibilmente, forse persino senza rendersene conto, si avvicinò a lei. 

Si baciarono. Un bacio appassionato, liberatorio per entrambi. Un bacio che sanciva una sorta di alleanza e di fiducia reciproca. 

Ma fu Timo a fermarsi.

Simona avrebbe voluto non finisse mai quel momento, ma quell'uomo che tanto aveva odiato la scostò interrompendo quel momento magico.

“Scusami. Io non posso essere… questo”. Disse Timo riacquistando un po' del suo abituale portamento. Nei suoi occhi però, c'era tristezza.

Simona in quel momento desiderava solo l’avvolgente e caldo contatto delle labbra dell'uomo sulle sue. Però, si rese conto che aveva ragione. L'oscurità che li avvolgeva tornò a sembrare pesante e pericolosa invece che un sicuro rifugio.

“Si, certo. Me ne rendo conto. Scusami tu, ho avuto un momento di debolezza”. Forse mentì a se stessa, ma ciò la fece tornare alla realtà.

“Ora devo raccontarti io delle cose e dopo quello che hai vissuto, non ti sarà difficile credere a ciò che sto per dirti”. Così Timo iniziò a parlare a Simona che in silenzio ascoltava con attenzione.

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