PARTE 5

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Un paio d'ore di strada in auto verso le colline ed arrivarono davanti ad un cancello oltre il quale si ergeva un edificio elegante con un ampio parco tutt'attorno. Arrivate alla porta d'ingresso attesero l'apertura dopo aver suonato il campanello. A darle il benvenuto fu una ragazza più o meno dell'età di Simona, vestita con un completo bianco, camicetta e pantaloni lunghi.

"Buon pomeriggio". Le salutó cordiale.

"Buon pomeriggio. Avremmo un appuntamento con la preside Giuliana". La informó Sara.

"Si, seguitemi". 

La ragazza scortó madre e figlia all'interno della struttura. Un lungo corridoio con diverse porte ai lati, poi una svolta con delle scale che salivano al piano di sopra e altre porte davanti.

Avvicinandosi ad una di queste si iniziò ad udire un suono particolare. Un rumore sordo che proseguiva con una cantilena...non era chiaro. Man mano che si avvicinavano peró, inizió ad assumere una connotazione ben più chiara. Colpi secchi preceduti da uno spostamento d'aria venivano accompagnati da un lamento sommesso. 

Arrivate dinnanzi alla porta la ragazza bussó prima di aprirla e rivelare l'origine di quei suoni alle due donne. 

Una gemente ragazza stava poggiata sui gomiti ad un tavolo, senza pantaloni e col sedere livido e pieno di strisciate rosso vivo. A fianco a lei una donna sulla cinquantina con in mano una verga lunga e sottile la stava colpendo ripetutamente, fermandosi solo quando la ragazza che accompagnava Sara e sua figlia parló.

"Signora Giuliana, è l'ora del colloquio". Disse.

Giuliana si voltó a guardarla, poi squadró le due ospiti e con un sorriso aggraziato le informó che sarebbe stata subito a loro disposizione. 

"Va a chiamare il sig.Timo". Ordinò alla ragazza.

Questa corse fuori dalla stanza per riapparire dopo pochi secondi assieme ad un uomo alto sulla quarantina.

"Sig. Timo, continui lei con questa signorina". Gli disse facendo alzare la ragazza al tavolo e consegnandogliela.

"No la prego signora Giuliana, per favore…". Imploró in lacrime mentre l'uomo la trascinava via verso le scale.

La preside congedó la ragazza che le aveva accompagnate e giudó le due ospiti verso l'ufficio.

Simona aveva gli occhi sgranati. Aveva assistito alla scena col cuore accelerato ed un senso di terrore allo stomaco. Dove era finita? Sua madre voleva lasciarla in quel posto? Camminava nel corridoio verso l'ufficio della preside con ancora nelle orecchie il suono della verga che fendeva l'aria.

Giunte nella stanza, Giuliana le fece accomodare.

"Benvenute a Le Quattro Sorelle. Io sono Giuliana, la preside". Si presentó.

"Grazie per averci ricevute signora Giuliana". Inizió Sara, subito interrotta dalla sua interlocutrice.

"Il piacere è tutto mio. Mi dispiace che abbiate dovuto assistere a quella scena ma, come penso già saprá, il nostro istituto applica metodi molto rigidi per impartire la disciplina e stimolare le ragazze ad assumere un comportamento adeguato anche nello studio".

Simona guardava la madre, ancora non riusciva a credere che fosse davvero intenzionata a lasciarla in un luogo simile.

"Mi è stato consigliato proprio per questo motivo. A mia figlia servirebbe proprio una sistemata. E mi creda, le prende spesso eppure non c'è verso di darle una raddrizzata".

"Mamma…". A quelle parole, Simona arrossì e cercó di trattenere la madre da rivelare ulteriori particolari.

"Signorina, non interrompere tua madre". La rimproveró la preside.

"Vede? E questo è niente. Sapesse come mi risponde ed il disordine...per non parlare dei voti a scuola che stanno peggiorando mese dopo mese".

"Ma...ma sto migliorando!". Si lamentó la ragazza nel sentire quelle parole.

Il colpo che Giuliana diede sbattendo la mano sulla sua scrivania fece sussultare madre e figlia.

"Signora Sara, il comportamento irrispettoso di sua figlia è davvero sconcertante. Intromettersi così durante una conversazione e con questo atteggiamento lamentoso poi!".

Caló il silenzio.

"Mi dispiace, signora Giuliana. Vede io è per….". Inizió a scusarsi Sara.

"Lei si dispiace?". La interruppe la preside.

Simona guardò la madre incerta su cosa dire. Voleva controbattere a quella donna odiosa ma c'era qualcosa che la metteva in soggezione nell'atteggiamento della preside. Quindi tacque.

"Dovrebbe essere questa signorina a scusarsi. Anzi, dovrebbe conoscere le buone maniere e non azzardarsi a fare simili scenate". Terminó l'austera preside.

Simona pensó a quanto era esagerata. Addirittura scenate? Per aver detto la verità? Si aspettava che la madre le desse man forte davanti a quella che secondo lei era un'esagerazione.

"Ha ragione, signora Giuliana. Io sono qui proprio per chiederle aiuto". Disse la madre lasciando a bocca aperta la figlia.

"Questi sono i resoconti dei risultati scolastici dell'ultimo anno di mia figlia". Continuó porgendo una cartellina alla preside.

Questa osservó i fogli meticolosamente mentre Sara esponeva fatti riguardanti il comportamento di Simona in casa che veniva descritto come incorreggibile.

"Niente e nessuno è incorreggibile, mia cara". Disse alzando lo sguardo dai fogli attraverso occhiali sottili Giuliana.

"Come ha avuto modo di vedere, qui adottiamo metodi correttivi molto rigidi e persuasivi. Le assicuro che anche la più indisciplinata esce da qui completamente rinnovata". Le ultime parole della preside furono raggelanti per Simona. La madre annuí  mentre lei passava lo sguardo da una donna all'altra, incredula di quanto stesse accadendo.

"Signora Sara, da quello che leggo e da quanto mi dice sua figlia avrebbe i numeri per poter essere ammessa. Come penso saprà però, in questo istituto ammettiamo solo quattro ragazze l'anno e… siamo già al completo".

"Lo immaginavo. Non c'è davvero nessuna possibilità?".

"L'anno prossimo sarà sicuramente dei nostri, stia tranquilla".

"Davvero non c'è nessun modo signora Giuliana?".

"Temo di no, mi dispiace".

"La prego, guardi". Sara tirò fuori la mano destra che fino a quel momento aveva tenuta poggiata sulla gamba. Una benda avvolgeva il polso e la mano fino alle nocche. 

"Guardi come mi sto riducendo a furia di punirla per i suoi comportamenti ed i suoi voti". La voce incrinata dall'esasperazione.

"Ma mamma..". Simona era sconcertata da quello che sua madre stava dicendo.

"Signora, capisco bene che abbia bisogno di punire questa ragazza spesso ma, davvero al momento non posso aiutarla se non consigliandole di usare qualche strumento oltre alla mano". 

Simona era allibita. Sua madre stava praticamente implorando quella donna di accettarla in quella scuola e nonostante fosse lì presente parlavano di come punirla come parlassero di quanto zucchero volessero nel the. O sua madre era impazzita oppure non ne poteva davvero più di lei.

"Pagherò il doppio della retta". Le ultime parole di Sara fecero ricadere il silenzio.

Simona ormai era a bocca aperta, incredula ed intontita da tutta quella assurdità.

Giuliana fissó Sara per qualche secondo per poi posare lo sguardo sulla figlia di quest'ultima. Fece un sospiro ed infine prese la sua decisione.

"In questo caso e, data la situazione penso che in via del tutto eccezionale quest'anno le ragazze che frequenteranno l'Istituto Quattro Sorelle saranno cinque".

Sara si accasciò sulla sedia prodigandosi in mille ringraziamenti mentre Giuliana inizió ad esporle le fasi successive. Simona era senza parole. Stava in piedi accanto alla madre, imbambolata. Alle sue orecchie non arrivavano le voci delle due donne ma riecheggiava il sibilo della bacchetta ed i lamenti della ragazza che avevano visto punire quando erano arrivate. Ormai era certa che sarebbe toccato anche a lei.

Spanking Tales: Istituto EsclusivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora