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*Akiha*

«E quindi la cellula compie la meiosi quando...» non stavo nemmeno prendendo appunti. Non ci riuscivo minimamente, avevo la testa altrove e i miei pensieri ricadevano costantemente sul quel fascino angelico. Non avevo idea di chi fosse, sapevo solo che era un membro della squadra di hockey, ma per il resto non avevo nemmeno un nome da attribuirgli se non "Principe". Mi aveva salvato, e se non fossi stata trascinata via da quell'idiota adesso sarei ancora lì a sorridergli come un'ebete. 

Sorrisi quando ricordai la presa salda che aveva usato per sorreggermi. I suoi occhi color cioccolato mi erano rimasti impressi, con quel velo di preoccupazione che mi fece arrossare le guance. «Terra chiama Aki» Sakori sussurrò smuovendo una mano davanti ai miei occhi per farmi tornare alla normalità. Sbattei più volte le palpebre prima di sedermi meglio su quella sedia. Raddrizzai la schiena e aprii le spalle, afferrando poi la penna tra le dita. Mi sfiorai con i polpastrelli le guance e abbassai lo sguardo sentendo quanto calde fossero. 

Deglutii e provai a concentrarmi sull'argomento che la professoressa stava spiegando. Mi voltai distrattamente e notai Sakori ancora osservarmi con una risata sommessa. Corrugai la fronte e gli chiesi spiegazioni solo con lo sguardo. «Pensi a qualcuno?» i suoi occhi brillarono felici, e quando io spalancai gli occhi iniziai a singhiozzare rumorosamente. 

Proprio per quello la professoressa si fermò dal parlare e si voltò in mia direzione, esattamente come fecero poi tutti gli altri miei compagni. Saki abbassò la testa e si toccò il naso con l'indice nascondendo la sua risata sotto ai baffi. «Signorina Kim, si sente bene?» chiese dolcemente la professoressa Lee, guardandomi con ancora il gessetto in mano. Singhiozzai ancora prima di rispondere, sentendo quanto stessero diventando rosse le mie guance a causa dell'imbarazzo. 

«Uh, si, sto bene, ho solo» il singhiozzo mi fermò e non conclusi nemmeno la frase che lei sorrise a causa della mia goffezza e si rivoltò riprendendo a spiegare. Mi coprii la bocca con la mano e nascosi la mia faccia grazie alle mie trecce. «Devi dirmi tutto!» mi diede una piccola pacca la mia vicina di banco facendomi voltare verso di lei. Annuii ancora imbarazzata e sperai che la lezione continuasse senza problemi. 

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Le due ore finirono e finalmente potemmo fare l'intervallo che tanto aspettavamo. Fortunatamente il mio singhiozzo era passato, ma ero rimasta comunque per tutto il tempo con la testa bassa, ancora imbarazzata. Avevo letteralmente fatto fermare la lezione per uno stupido singhiozzo. «Le mie orecchie sono tese» mi guardò curiosa la mora, aspettando la mia spiegazione. «Ho visto un principe, un angelo, non lo so, era di sicuro il ragazzo più bello che avessi mai incontrato» mi voltai completamente verso di lei, e prima di continuare mi assicurai che nessuno stesse ascoltando la nostra conversazione. 

In fondo la cosa peggiore che potesse capitare era che qualcuno di loro ascoltasse e come se nulla fosse diffondesse un pettegolezzo, facendomi diventare improvvisamente la ragazza più conosciuta della scuola. Insomma, ero rimasta incantata da un ragazzo che avevo visto per si e no trenta secondi e questo era particolarmente ridicolo. 

Eppure quegli occhi rimasero impressi nel mio cervello, facendoli anche apparire come un miraggio lontano durante le ore di lezione. Era come se li conoscessi da sempre, eppure non era così. Anzi, era proprio il contrario. 

«So solo che fa parte della squadra di hockey, non credo riuscirò mai a parlargli ancora» abbassai le spalle scoraggiata dalla dura e semplice verità. Le avevo spiegato tutto, non escludendo nulla, nemmeno il come ero finita sul ghiaccio con le mie Nike. 

Lei mi guardò confusa. «Jeno fa parte della squadra di hockey, e da quello che ho sentito in giro siete molto legati, quindi potresti chiedere a lui!» la guardai per qualche secondo senza esprimere nulla con lo sguardo ma poi negai e sospirai avvilita. 

«Io e Jeno non siamo amici. Non più almeno. Qui a scuola continua a girare la voce solo perché non abbiamo mai detto a nessuno quello che è successo. Eravamo come fratelli da piccoli, ma adesso tutto il nostro rapporto è andato in fumo. Ci odiamo a vicenda quindi non credo di poterglielo chiedere...» le confessai constatando quanto quella mia affermazione l'avesse lasciata incredula. «È...è successo qualcosa tra voi quando eravate più piccoli che ha rotto il vostro rapporto?» chiese cauta. Forse pensava che le sue domande non fossero opportuno, e forse era così. Non ci conoscevamo da molto, era passata a mala pena una settimana e speravo che il nostro rapporto potesse diventare qualcosa di importante. 

«Oh, scusa, no. Non devi rispondere, sono stata stupida a farti una domanda così personale» si grattò il collo dispiaciuta e io iniziai a pizzicare la mia pelle delle mani non sapendo cosa dovessi rispondere. 

«Sei la seconda persona che lo sa questo. Che sa che io e Jeno non lo siamo più, amici intendo» sussurrai abbozzando un sorriso sulle labbra. Lei rimase colpita dalle mie parole, ma rimase in silenzio. «Comunque sia, ti aiuterò a ritrovarlo, scopriremo il suo nome» accarezzò la mia spalla facendomi sorridere. Aveva capito di non tornare più sull'argomento Jeno, e apprezzai molto la sua scelta. In fondo non era molto piacevole ricordare cosa fece. 

«Quindi perché non iniziare subito!» si alzò e mi trascinò fuori dall'aula. Chiacchierammo per tutto il tragitto, fino a quando non capitai di fronte all'idiota. Sbuffai e non lo guardai nemmeno negli occhi, mi spostai a destra ma lo fece anche lui. Feci la stessa cosa a sinistra ma sembrò avere la stessa idea. Mi fermai e alzai la testa. «Stai fermo» dissi e lui mi guardò perplesso. Fece come gli avevo detto e lo superai. «Aspetta» mi prese il polso e mi fece voltare di nuovo. 

In un attimo sentii tutta la mia pelle bruciare e mi staccai bruscamente da lui. Non lo faceva da un pezzo, non toccava la mia pelle direttamente da moltissimo tempo. «Ve lo ha detto il prof?» chiese deglutendo e abbassando gli occhi sulla sua mano. La nascose nella tasca dei pantaloni e io spostai lo sguardo di lato. Sakori sembrava aver intuito la diffidenza con cui lo avevo trattato, e parlo lei al posto mio. «Quale professore?» chiese incrociando le braccia al petto. Fu solo allora che Jeno spostò gli occhi sulla sua figura squadrandola da capo a piedi. 

Non si erano mai visti, o meglio, lui non aveva mai visto la mia amica. «È una tua amica?» chiese e Sakori sembrò alzare gli occhi al cielo. «No sono la sua ragazza. Ora ci dici quale professore?» chiese acida. Abbozzai un sorriso che nascosi grattandomi la punta del naso e notai allora l'espressione del moro. «Fisica avanzata. So che la vostra classe la frequenta» disse riportando poi i suoi occhi neri su di me. 

«Dobbiamo ancora vederlo, cosa ci deve dire?» chiesi io, posando le mani nelle tasche della giacca. «La mia classe parteciperà ad un concorso a Busan, e anche la vostra classe è stata iscritta» Quasi feci uscire gli occhi fuori dalle orbite, ma riuscii a contenermi. «Assegneranno uno studente del terzo con uno del secondo, quindi noi, con voi» schiusi le labbra paralizzata. «Mi darò per malata, piuttosto che avere la minima possibilità di finire in coppia con te» sorrisi sarcasticamente e lui sembrò nascondere un sorriso. 

«Bene, allora vedrò solo la tua "ragazza" al concorso» alzò le spalle e indietreggiò facendo un cenno con la testa, andandosene. 

«Amico!» la voce che avevo sentito anche questa mattina mi fece voltare. Rimasi a bocca aperta quando rividi quel ragazzo avvicinarsi insieme ad un altro verso Lee Jeno. Erano...amici?

amici?

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𝐃𝐈𝐕𝐄 𝐈𝐍𝐓𝐎 𝐘𝐎𝐔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora