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*Jeno*

Erano passati quattro giorni dall'ultima volta che avevo visto Akiha. Non ero riuscito nemmeno a scorgerla a scuola. «Non vedo l'ora di fartelo vedere!» Aeri era entusiasta nel mostrarmi il nuovo vestito che si era comprata per quella sera. Avevamo deciso di uscire per un appuntamento ma non ne avevo molta voglia. Ero stanco a causa degli allenamenti, e le avevo proposto di rimanere a casa mia a guardare un film. Piano che ovviamente andò in frantumi quando fece una smorfia e recuperò il cellulare dalla scrivania di camera sua, non degnandomi più di una sua attenzione.

Avevo sospirato così forte e mi ero lasciato cadere sul suo letto matrimoniale. «D'accordo, andiamo ad un appuntamento» avevo detto per evitare di far finire quel pomeriggio con una lite senza senso. Nonostante sapesse come ero ridotto, non le importava molto. Si aggrappò al mio braccio trascinandomi verso ogni negozio di moda possibile, all'interno di quel centro commerciale. Feci scivolare le buste di carta contenente i suoi acquisti sull'avambraccio e mi grattai l'occhio.

Saranno state almeno tre buone ore che eravamo all'interno di quel coso, e ne avevo abbastanza. Le spalle mi facevano male, almeno quanto le mie gambe; sentivo tutti i muscoli dell'addome tirare segno che mi ero allenato forse troppo in quei giorni. «Guarda che bello!» indicò un vestito corto e aderente sui toni azzurri, e mi guardò con occhi sognanti. Mi strattonò verso l'ingresso del negozio e io mi morsi l'interno guancia.

Davvero, non volevo lasciarla da sola, era la mia ragazza, ma credevo che da un momento all'altro mi sarei spezzato in qualche modo. «Mi aspetti qui?» chiese con un sorriso ancora contenta per aver trovato l'ennesimo capo d'abbigliamento che le sarebbe stato a pennello. Annuii accarezzandole un braccio e lei mi lasciò con un bacio a stampo prima di girarsi e rivolgersi al camerino.

Mi sedetti sul puff grigio che era lì, e posai tutte quelle buste in carta tra le mie gambe aperte. Mi ripiegai in avanti e portai una mano sulla spalla opposta, iniziando a massaggiarla a dovere. Mi ero affrettato forse fin troppo nel prepararmi, non avevo nemmeno fatto stretching.

«Ti dico che è andata proprio così invece! Siamo stati tipo tutto il tempo su quella ruota panoramica, e...» mi voltai sentendo delle chiacchiere, incuriosito. Quando puntai i miei occhi su di lei smisi di muovermi.

Si voltò ancora una volta ridendo con passione battendo le mani, guardando incredula quella sua amica di scuola di cui non sapevo nemmeno il nome. Aveva ascoltato quella storia senza smettere di mostrare le sue guance paffute e rosate, e il suo sorriso rettangolare.

Quando distrattamente posò i suoi occhi dorati nei miei abbassai il capo girandomi dalla parte opposta. Non l'avevo vista per giorni e pensavo stesse male, invece era tutto il contrario. Forse era sempre venuta a scuola, ma non ero riuscito a scovarla da nessuna parte.

Aeri mi chiese qualcosa che però non sentii e poi si affacciò, «Tesoro puoi venire a chiudermi la zip?» chiese ancora, guardandomi in attesa di una mia risposta. Mi alzai e mi avvicinai a lei. «Grazie...» sorrise al riflesso con lo specchio e giocò con le dita congiungendole al grembo. Chiusi la zip facendola scorrere armoniosamente sulla sua spina dorsale, e quando sfiorai la pelle della sua schiena sorrisi sentendo l'effetto che ancora le facevo. Una volta finito posai le mani sulle sue spalle e le diedi un bacio sulla guancia.

Guardai il suo riflesso sul grande specchio davanti a noi, e sorrisi nel vedere i suoi occhietti luccicare. «Come sto?» chiese senza staccare gli occhi dalla parete e io le accarezzai la pelle scoperta dalle spalline con i pollici.

«Benissimo, Aeri stai davvero bene con questo abito» pronunciai sincero. Le avvolgeva le forme dolcemente e le slanciava le gambe sottili e lunghe.

Si voltò verso di me con un sorriso sornione e mi diede un bacio sulla guancia. Le accarezzai i capelli lunghi che le ricadevano dietro le spalle e poi uscii dal camerino chiudendo di nuovo la tenda.

«Non saluti più?» mi tirò un piccolo calcio sullo stinco. Spalancai gli occhi e mi voltai verso la sua figura. Akiha mi guardava con una smorfia dipinta in volto; puntò la mano libera sul suo fianco tenendo invece stretto il laccio della bustina di carta nell'altra, distesa lungo il fianco.

Allungai le mani verso la parte lesa e saltellai per il dolore. Avevo già male alle gambe, mancava solo lei.

«Cosa ci fai qui?» chiesi io guardandola con le sopracciglia alzate. Lei sospirò e poi si sedette al mio posto. La seguii con lo sguardo e mi fece segno di potermi sedere nello sgabello —sicuramente più duro del puff— accanto a lei.

«Dove...» chiesi guardandomi attorno cercando di scovare la moretta. «...la tua amata non era con te?» conclusi guardandola. Akiha mi guardò di sottecchi e poi schioccò la lingua sul palato. «Ci hai viste allora!» si lamentò corrugando le sopracciglia in una smorfia incredula.

«Non pensavo volessi essere salutata» mi difesi. Era vero, noi due non ci sopportavamo, a stento riuscivamo a stare insieme nella stessa stanza senza che uno dei due scoppiasse e se ne andasse via. Certo...avevamo ancora moltissime cose che ci accomunavano, eravamo praticamente cresciuti insieme.

«Jeno ho finito!» dalla tendina uscì Aeri e quando vide noi due piantò i piedi per terra pietrificata. «Giselle!» Aki si alzò e la salutò sorridente mentre le andava incontro felice. «Aki» sussurrò lei sorpresa. La vidi stringere la presa sul suo vestito nuovo e deglutii. Non avevo idea del perché tutto d'un tratto la guardava in quel modo, era sua cugina, e ancora credeva fosse una mia amica stretta.

«Vi siete incontrati adesso?» chiese la mora venendo verso di me, afferrò la mia mano e abbassai lo sguardo su quella presa. «Oh...si sto aspettando Sakori, una mia amica» rispose prima indicando con un pollice il camerino più interno e poi grattandosi il retro della nuca sentendosi forse a disagio.

«Si chiama Sakori la tua ragazza?» chiesi io facendo voltare di scatto Aeri verso di me. Mi guardò confusa. «Già, Jeno ora sai il suo nome» sorrise falsamente guardandomi con uno sguardo omicida. Mi grattai la punta del naso e nascosi una risata. «Sei...fidanzata con una ragazza?» sussurrò Aeri guardandola incredula. Aki sospirò e poi si massaggiò le tempie.

«È una mia amica» rispose lei dopo essersi passata la lingua sulle labbra. Non seppi bene il motivo ma seguì i suoi movimenti e appena me ne accorsi cambiai completamente direzione. «Uhm, Aki, non devi vergognarti...si è una cosa completamente normale avere una ragazza» le sorrise lasciando la mia mano; sembrava aver cambiato completamente il suo umore. Stava veramente credendo che Akiha uscisse con una ragazza e andasse con lei ad un appuntamento?

«No, si, lo so che non c'è nulla di sbagliato, ma-» venne interrotta dalla voce di Sakori che la richiamò. Sospirò e poi salutò prima la cugina con un sorriso e a me nemmeno degnò uno sguardo. «Devo proprio andare adesso, ci vediamo a scuola! Ciao Gis!» ondeggiò la mano e scappò in un lampo dietro al corridoio.

Alzai gli occhi al cielo e risi amaramente. Prima si lamentava che non l'avevo salutata e ora faceva la stessa cosa?

Tsk.

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𝐃𝐈𝐕𝐄 𝐈𝐍𝐓𝐎 𝐘𝐎𝐔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora