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*Akiha*

Arrivammo a scuola giusto in tempo, Renjun aveva evitato di farmi parlare in ogni modo possibile dell'enorme problema che mi affliggeva, e mi aveva distratto per tutto il tragitto, cosa di cui ne fui estremamente grata. Lasciai andare il mio migliore amico solo quando la campanella suonò, segno che ognuno doveva entrare nelle rispettive classe. Strisciai i piedi ed entrai, dirigendomi a testa bassa verso il mio banco. «Questo non è un buongiorno...» sussurrò Saki quando mi lasciai cadere sulla sedia, buttai lo zaino per terra e colpii la fronte contro la superficie del banco, facendomi anche piuttosto male. Gemetti rialzandomi e massaggiando la parte lesa. «Ehi! Devi fare attenzione, non puoi farti male così» si rivolse a me, allungando le mani verso le mie, che mi coprivano la testa, e mi guardò con occhi colmi di apprensione. Abbassai le sopracciglia e le lasciai fare quello che voleva. Mi accarezzò la testa e mi spostò alcune ciocche di capelli da davanti agli occhi. 

«Oggi è peggio di ieri?» chiese in un sussurro, abbassando gli occhi nei miei bui. Giusto, il giorno prima non avevo rivolto la parola a nessuno, e fortunatamente Ji Min non mi era venuta a cercare, era stata troppo occupata con le varie prove del suo corso, quindi non si era potuta preoccupare troppo per me. Ne ero rimasta sollevata, eppure, credevo che appena l'avessi vista sarei scoppiata e le avrei confessato tutto, che nel migliore dei casi mi avrebbe aiutata a risolvere il tutto, e nel peggiore, avrei perso un'amica essenziale. «Scusami per ieri. Sai dopo quello che è successo qui a scuola, e...» lei annuì senza farmi finire. Sapeva già tutto. Mi sorrise calorosamente e fece scorrere una mano sulla mia spalla. «Non ti devi preoccupare di questo, non ti devi scusare. È normale sentirsi così. E poi... quando vorrai sfogarti sai dove trovarmi» mi fece un'occhiolino e sentii il mio cuore rincuorarsi. «Grazie» sussurrai e non ebbi nemmeno la conferma che lei mi avesse sentita. Ma per quello che poteva contare, a me andava bene così, le ero grata per la sua comprensione, e per la sua presenza costante. 

«Bene, ragazzi, buongiorno! Oggi grandi notizie» entrò così il nostro professore di fisica avanzata. Ci alzammo e sedemmo in pochissimo tempo, in segno di rispetto, e lui con un sorriso raggiante ci guardò uno per uno. «Non è ancora arrivato il momento di confermare la presenza al concorso, vero?» chiese qualcuno a cui nemmeno prestai attenzione, all'interno della mia classe. Giusto...le iscrizioni, non era ancora scaduto il tempo per farle, no?

L'uomo dall'abbigliamento vintage ridacchiò profondamente e negò con la testa. «Niente affatto, avrete ancora due settimane, circa, per confermarlo, tranquilli!» sospirai sollevata. Alzò poi un dito in alto e posò tutto il plico di fogli che aveva stretto tra il braccio destro e il busto, e poi posò la mano libera sul bordo della cattedra. «Oggi, come ogni anno in questo istituto, si dà l'inizio ai giochi sportivi invernali!» spalancai gli occhi e mi alzai di scatto, facendo stridere le gambe della sedia rudemente sul pavimento. Tutta la classe, professore compreso, si voltarono verso di me, e io venni catapultata subito in una campana di imbarazzo. «Signorina Kim, tutto bene?» chiese l'insegnate e io mi ritrovai a schiudere le labbra. «Io- oh, io si, mi scusi tanto» sussurrai abbassando la testa e risedendomi composta. 

Così, l'attenzione venne ripristinata, e il professore continuò la spiegazione delle prossime giornate. Dio, avevo dimenticato questo particolare. Mi maledii mentalmente per non aver fatto caso al periodo dell'anno scolastico peggiore della mia vita. «Dai non sarà così male, vero? Io non ho mai fatto queste giornate, e poi sembra parecchio divertente! Una settimana in cui solo due ore saranno di lezione e le restanti quattro di competizioni sportive!» Sakori sussurrò sognante, facendomi puntare gli occhi nei suoi e guardarla completamente scioccata. «Si...divertente» ribattei io ironica. Quelle giornate erano estremamente sfiancanti per una persona incapace in tutti gli sport. Soprattutto per le competizioni miste, squadre composte sia da allievi che allieve, che portavano alla gloria solo una di essa, facendo sprofondare l'altra nel baratro della perdita. Inoltre, gareggiare con atlete e atleti, come i giocatori della squadra di hockey, accompagnati dalle nuotatrici e nuotatori, non era il massimo. Non c'era la minima speranza di vittoria per gli alunni come me, che erano stati sempre etichettati come delle frane, da escludere dai giochi di gruppo. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 01, 2023 ⏰

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