La mia testa è poggiata delicatamente sul cuscino del letto mentre i miei occhi sono sigillati. Vorrei riposarmi ma non riesco.
La mia mente non smette di ripropormi le immagini degli avvenimenti successi oggi.
Cameron. I fascicoli. Il diario. Le mie foto nella casetta del bosco. Il suo profumo e il suo tocco all'ospedale. Il ragazzo con la targhetta.
Tutto gira vorticosamente nella mia mente creando un uragano travolgente. D'improvviso l'uragano viene abbattuto da un rumore che giunge alle mie orecchie.
Apro gli occhi e alzo il busto di scatto, girandomi verso la direzione da dove proviene il rumore: la porta.
Essa è stata appena aperta e la figura di mia madre e mio padre troneggiano muovendo passi lenti verso di me. Esalo un respiro, accorgendomi di averlo trattenuto.
"Vi ho visti in tv" annuncio mentre loro si siedono sul comodo letto proprio accanto a me.
"Non avete perso tempo" continuo lanciando un'occhiata a mio padre. Ha un'aria arrabbiata e gli occhi marroni iniettati di sangue. I suoi capelli castani sono leggermente spettinati mentre muove la sua mano verso la mia, afferrandola.
"No tesoro. Non la deve passare liscia quel ragazzino. Ha osato toccarti e "la sua foce si spezza. Non posso comprendere il suo dolore a pieno, ma posso provare a mettermi nei suoi panni e se fossi un padre di una ragazza, la quale è stata violentata, beh penso che non riuscirei a sostenere il dolore. Ma io non sono il padre, io sono io, ed è mio dovere alleviare il dolore.
"E sono scappata non permettendogli di continuare. Non vi struggete con il pensiero che qualcuno mi ha toccato, non ho bisogno di questo adesso" dico, rivolgendo lo sguardo su mia madre, che sembra sull'orlo di piangere. E lei non piange mai, così come il suo chignon non è mai disordinato e adesso qualche ciocca ne sfugge cadendole ai lati del viso.
"Hai ragione piccolina mia, ma ti giuro che faremo di tutto per proteggerti e la giustizia farà il suo corso" dice mio padre mentre un lampo attraversa i suoi occhi. Se in fossi in Cameron sarei già scappata a gambe levate ma, di nuovo, io sono io.
"Nemmeno il Comandante Price potrà fare qualcosa. Nessuno vince contro di noi, soprattutto se il caso è personale" afferma mia madre, accarezzandomi il capo.
Già, il comandante Price della polizia di Los Angeles. Cameron è suo figlio e per questo può fare quello che vuole senza mai pagarne il prezzo. C'è sempre suo padre a scrivere raccomandate o firmare assegni per nascondere le bravate del figlio. Patetico.
Ma stavolta non sarà così.
"Ne sono certa mamma" affermo annuendo. Lei sorride e mio padre rispecchia il suo gesto.
"Comunque Mariah ha preparato la torta al cioccolato, la tua preferita e per cena ci sono anche le patatine fritte" lo so che può sembrare strano, ma mia madre è una salutista e il cibo spazzatura è vietato da casa Hill. Permette di cucinare solo le patatine fritte perché nemmeno lei riesce a resistere, ma solo nei giorni speciali.
Voglio davvero approfittare per gustarmi delle patatine fritte, visto che non so nemmeno più che sapore abbiano, ma il mio stomaco è chiuso. Mi sentirei male non appena messa in bocca una sola di quelle bontà.
"Ho lo stomaco chiuso e non ho molta fame, penso che andrò subito a dormire se non vi dispiace. Comunque ringraziate Mariah per la torta e le patatine fritte!" Loro annuiscono e, lasciandomi entrambi un bacio sulla fronte, escono dalla mia camera lasciandomi sola.
Ma non passa molto tempo prima che la porta si riapra. Questa volta scorgo Mariah sull'uscio della porta.
"Oh Genesis" dice, prima di fiondarsi su di me soffocandomi in uno dei suoi soliti abbracci.
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Insane Love
FanfictionInsane Love Dicono che volere è potere, ma si sbagliano. Ci sono molte persone che vogliono, ma non hanno il coraggio di avere potere e lottare per ciò che desiderano. Ci sono persone che vogliono, ma il loro coraggio di avere potere non è abbastan...