Sono le 10 di sabato mattina e mi sono appena svegliata con il solito mal di testa, nausea e senso di pesantezza. Non ci dovrebbe essere "solito" nella frase ma ultimamente sta diventando fisso in quello che mi succede.
La solita paura, il solito messaggio da sconosciuto ... sono solo così stanca, di tutto.
Vorrei prendere un estintore enorme e spegnere tutto il fuoco che mi circonda. Se fosse così facile! Magari dietro il fuoco si nasconde l'acqua e la mia paura di bruciarmi sarebbe del tutto irrazionale, visto che il pericolo esige una paura differente da quella che provo.
Magari il mio stalker è acqua non fuoco, per questo non riesco ad anticipare le sue mosse o semplicemente a "reggerlo". Con Cameron era tutto più facile, sapevo come prenderlo, cosa lo faceva irritare o arrabbiare e cosa lo calmava. Nel fascicolo del mio ex ragazzo c'era scritto che quest'ultimo aveva parlato con il mio stalker e gli aveva detto che si sarebbe dovuto fidare.
E se Cameron si fosse fatto sopraffare dallo Stalker.
E se l'acqua avesse spento il fuoco?
Per l'acqua è così facile estinguere il fuoco.
E se Cameron si sarebbe voluto ribellare, cercando più combustibile per far diventare la piccola fiamma che era diventata, sempre più grande per riconquistare il controllo e l'egemonia su di me. Forse il combustibile ero io, ma come avrebbe potuto distruggere qualcosa su cui pretendeva il controllo? Stupido.
E se fosse stata la sua stupidità a farlo estinguere completamente, rendendo il lavoro più facile all'acqua?
E se.
Vaffanculo a tutti gli "e se".
Non voglio incertezze, voglio sapere la verità; non voglio mentire, voglio sentirmi libera di dire tutto ciò che mi passa per la testa. Non voglio ricevere più messaggi da numeri anonimi, voglio prendere il cellulare senza avere le mani che tremano dalla paura.
Dicono che volere è potere, ma si sbagliano. Ci sono molte persone che vogliono, ma non hanno il coraggio di avere potere e lottare per ciò che desiderano. Ci sono persone che vogliono, ma il loro coraggio di avere potere non è abbastanza e non lo sarà mai per conquistare quello che vogliono. Ci sono persone che vogliono, ma vogliono cose sbagliate, di conseguenza il potere che ricevano è sbagliato e ci sarà qualcosa che gli si ritorcerà contro impedendogli di avere la cosa che vogliono. La frase "volere è potere" è soggettiva. Non dico che sia sbagliato sognare, ma bisogna anche essere realistici per non rimare troppo delusi da quello che ci aspetta.
Forse è solo una questione di tempi verbali, forse si dovrebbe trattare sempre di "vorrei" e mai di un "voglio" che nasconde presunzione ed egoismo la maggior parte delle volte.
"Buongiorno Genesis, sono venuta a portarti la colazione" la voce squillante di Mariah mi distrae dai miei pensieri. Lei il sabato è solita portarmi la colazione al letto. "Entra pure Mariah, sono sveglia." Mangio la mia colazione in silenzio assistendo all'uscita di Mariah. Ripongo il vassoio sul comodino e mi vado a lavare e vestire. Nel mentre mi vengono in mente gli avvenimenti della sera prima.
Flashback
"Allora com'era? Un avvenente 17enne o magari un affascinante ventenne?" mi sommerge di domande Sierra mentre muove le sopracciglia su e giù in modo illusorio. Un sospiro mi esce dalle labbra. Magari lo sapessi. "Ehm in realtà non si è presentato più" invento io, girandomi per non incontrare il suo sguardo. "Cosa? Ma è ... incoerente!" esclama lei sconvolta. "Già" esalo io cercando di far cadere la conversazione. "Insomma vengono fatte delle selezioni apposta per i ragazzi mascherati, mi sembra stupido rinunciare così e andarsene all'ultimo minuto" dice lei non accennando a lasciare stare la conversazione. "Senti Sierra non lo so perché se ne sia andato e sinceramente non ci voglio pensare troppo. In fin dei conti era solo uno sconosciuto. Ora, dove sono i tuoi genitori, penso sia ora di andare" dico io facendo fermare entrambe sul vialetto verso il grande cancello che segna la fine della proprietà. "Mh, va bene. Dovrebbero essere vicini. Infatti eccoli" dice lei rivolgendo tutta l'attenzione ai suoi genitori che avanzano verso di noi accennandoci un cenno verso la macchina che è stata appena riportata dal facchino.
Saluto e ringrazio tutti per poi andare a dormire non prima di aver bevuto la fantastica tisana di Mariah.
Fine Flashback
Una selezione. La sera precedente ero troppo presa da tutta la situazione e non ho pensato alle parole che diceva Sierra. Una selezione.
Un selezione implica tempo da impiegare a scegliere i giusti candidati. Lo stalker non avrebbe mai potuto organizzare tutto in poco tempo. Chissà quanto tempo impiegano.
Svelta prendo il cellulare e compongo il numero di Sierra.
"Ciao Gens!" esclama lei rispondendo alla mia chiamata dopo tre squilli.
"Ciao Sierra, per caso tu sapresti qualcosa sulla selezione di cui mi parlavi ieri?" chiedo io sperando che non mi faccia troppe domande sul perché le stia chiedendo una cosa del genere.
"Beh si. La organizzano più o meno ogni anno. Di solito è l'ultima cosa che si svolge dopo l'organizzazione dell'intera cena, basta compilare un modulo e fare un breve provino per vedere se le caratteristiche fisiche sono idonee. I provini avvengono più o meno 5-6 ore prima della cena, quindi intorno alle 15:30 fino alle 17:30-18:00 massimo" mi spiega lei molto chiaramente.
"Quindi dopo le 18 non è ammesso più nessuno" chiedo
"Nono, tutti i collaboratori raggiungono il luogo dove si svolgerà la cena per gli ultimi ritocchi." Dice lei rispondendomi. "Ma perché lo vuoi sapere? Vuoi scoprire chi era il ragazzo del succhiotto?" chiede lei.
Ecco fatto, ora che le dico?
"Si ?" dico io poco convinta tanto da far risultare la mia risposta una domanda. Pensandoci bene, a me serve saperlo! Se si può in qualche modo arrivare ai moduli presentati o a qualunque documento, potrei scoprire chi ha ballato con me e di conseguenza il mio stalker.
" È praticamente impossibile, mi spiace. Dovresti ricordarti dei caratteri fisici – capelli biondi alzati in una perfetta cresta, occhi profondi color nocciola, mascella pronunciata, naso all'insù, muscoloso ma non troppo e alto, ma non troppo – e poi trovare gli archivi dell'associazione dove sono tenuti tutti i moduli e calcolando che organizzano circa un evento all'anno con ragazzi mascherati da circa settant'anni, dovresti cercare fra milioni di moduli. Praticamente sarebbe come cercare un ago nel pagliaio" dice lei.
"Beh ma non sono archiviati per anno o magari per nome o cognome?" chiedo in attesa di una sua risposta.
"Gens ma che ne so io, e poi tu non sai né il nome né il cognome!" dice lei. Beh non so né il nome né il cognome, ma so le iniziali: J.B.
"Si, comunque, sai dove si trovano gli archivi? Vorrei davvero sapere chi era il ragazzo" dico io sperando che sappia la località.
"Si trova a Melrose Avenue, ma non sono ammessi solo i dipendenti! Non fanno entrare chiunque Genesis" dice lei, ridendo leggermente alla fine della frase.
"Si, mi potresti ripetere il nome dell'associazione?" chiedo io.
" E.A.L.A., exclusive association of Los Angeles. Genesis ma che vuoi fare?" chiede lei, leggermente preoccupata.
"Niente! Ora scusa, ma devo andare. Ci sentiamo dopo." Dico senza lasciarle il tempo di ribattere chiudendo la chiamata.
Rimane una domanda. Come ha fatto J.B. a sapere del galà in tempo per organizzare tutto? Quando è venuta Sierra a casa erano circa le 14, ma abbiamo parlato in camera. Le telecamere sono al piano di sotto, in salone, quindi non ci può aver sentite. Ne ho parlato con i miei genitori nell'atrio che da sul salone, quindi una telecamera avrebbe potuto riprenderci. Ma sorge un problema, i miei genitori sono arrivati verso le 19 e lui non si sarebbe potuto organizzato sapendolo solo alle 19, visto che le audizione a quell'ora erano giunte al termine da più o meno un'ora. Come diavolo ha fatto?!
Escludo il fatto che ci abbia spiato dalla finestra della camera. I vetri sono molto spessi e per sentire qualcosa sarebbe dovuto stare appiccicato alla finestra e l'avremmo visto di conseguenza. Il punto è che solo quando Sierra mi ha chiesto di venire con lei, lo stalker avrebbe potuto iscriversi alle audizioni e di conseguenza prenderlo.
Deve essere davvero un bel ragazzo se l'hanno selezionato.
Ho davvero pensato che la persona che mi perseguita possa essere bella? Sto diventando scema, lo sapevo.
Comunque, lui ha detto che le telecamere sono solo in salone e che quindi- Aspettate. Non è vero. Lui non mi ha mai detto dove ha messo tutte le telecamere. Mi ha solo fatto vedere dove si trovano alcune telecamere, chi mi dice che non ce ne siano altre nascoste per tutta la casa. Cazzo.
Faccio girare la sedia bianca su cui sono seduta e do uno sguardo sulla camera. Sembra tutto al suo posto, ma devono esserci per forza, altrimenti non si sarebbe potuto presentare al galà in alcun caso.
Devo assolutamente trovare quei moduli e scoprire chi è, non posso vivere in una casa dove non mi sento più al sicuro.
Subito mi viene in mente Derek. È conosciuto i tuta la scuola per la sua bravura con la "tecnologia". Ha fatto vari documenti falsi per metà della scuola, ed è in grado di fare qualsiasi cosa, ovviamente in cambio di denaro. A dire la verità non so nemmeno il suo cognome, ma lui non fa domande su quello che deve fare e io non faccio domande su quale sia il suo cognome, non che mi interessi più di tanto poi. È un ragazzo abbastanza asociale, la maggior parte delle volte è solo che maneggia furiosamente con il suo computer sulle gambe. Porta degli occhiali da vista con una spessa montatura e un capello di lana grigio durante tutto l'inverno, è molto più alto di me e i colori dei suoi capi variano dal grigio al nero, tutto gli altri colori sono esclusi. I suoi capelli sono neri ed hanno un taglio molto corto, i suoi occhi sono del medesimo colore dei capelli. Per il resto, i suoi lineamenti sono duri e spigolosi.
Ci sono parecchie voci su di lui che girano, si dice che abbia frequentato un corso di gestione della rabbia dopo aver mandato un ragazzo all'ospedale con un braccio fratturato e tre costole rotte.
Sinceramente non ci credo, le persone si fanno dei film mentali sui di lui solo perché non è un ragazzo socievole e che si distingue dalla massa, non indossando maglie firmate Ralph Lauren o Abercrombie & Fitch e non avendo una ragazza per settimana.
Ci andrò a parlare lunedì, gli chiederò di fami una tessera d'accesso per l'archivio dell' E.A.L.A così da sembrare una dipendente ed avere accesso ai moduli dei ragazzi in maschera.
L'unico problema è che non può crearmelo dal nulla, sicuramente ha bisogno di un tesserino da cui fare la copia per me.
"Ehi mamma, oggi avevo programmato di andare a fare shopping a Melrose Avenue, posso andare?" chiedo a mia madre che è intenta a sfogliare delle pagine della rivista Vogue sulla poltrona, ancora in pantofole con pelo rosa. Alza il suo sguardo su di me e automaticamente la mano parte a coprire l parte del collo segnata dallo stalker."Si, ma ritorna per l'ora di cena, lo sai che tuo padre vuole mangiare tutti insieme" risponde. Annuisco convinta prima di andare a prepararmi.
Farò davvero dello shopping per destare i sospetti che può avere lo stalker nel caso abbia ascoltato la conversazione al cellulare con Sierra. In seguito mi recherò all'archivio e tenterò di fare una foto al tesserino di una dipendente. Spero vivamente che il piano funzioni.
Sono in macchina da circa venti minuti alla ricerca di un parcheggio non troppo lontano dalla via principale dove si trovano i vari negozi. Lo trovo e, scendendo dalla macchina, porto i grandi occhiali da sole neri firmati Gucci sul naso. C'è abbastanza umidità, quindi levo il giacchetto di jeans e lo incastro fra la borsa Max Mara e il braccio.
Percorro quasi tutta la Melrose Avenue fino a scorgere in lontananza l'insegna dell' E.A.L.A. Giro la testa verso destra ed entro nel negozio che mi trovo di fronte, per depistare lo stalker nel caso mi stesse seguendo. Mi mostro interessata ad un paio di scarpe da ginnastica della Nike, mentre vedo con la coda dell'occhio una commessa venirmi in contro.
Ti prego no.
Esco immediatamente dal negozio, evitandomi una conversazione stressante. Faccio qualche altro passo ed arrivo alle strisce pedonali.
Dall'altro lato della strada c'è uno Sturbacks e ne voglio approfittare per prendermi un caffè e caramello, il mio preferito. Un gruppetto di persone si forma dietro di me, aspettando che il semaforo diventi rosso per le macchine. Con mio piacere dopo pochi secondi il semaforo ci permette di passare e con passo deciso mi affretto ad attraversare.
Sono a metà strada, quando un motociclista in sella ad una Yamaha MT 09 arriva quasi ad investirmi, costringendomi a fare qualche salto all'indietro terrorizzata. Esamino con sguardo furioso il motociclista, tentando di scorgere gli occhi, ma il casco nero ha il vetro oscurato e non riesco a scorgere niente al di sotto di esso. Tutto il suo abbigliamento è nero, dalla giacca di pelle ai pantaloni skinny.
Perché esiste gente così scema?
Fa rombare il motore della moto, ed io mi volto adirata continuando a camminare.
Dopo aver preso il mio caffè, continuo spedita fino all'edificio dell' exclusive association of Los Angeles. C'è una grande porta in vetro che non esito ad aprire, per poi ritrovarmi in una stanza dalle pareti gialline e della moquette beige. Ci sono delle sedie in plastica lucida bianca che affiancano le pareti ed un tavolino al centro con delle riviste vecchie sparse disordinatamente su di esso.
Chi ha arredato questo posto? Sembra l'appartamento di un cinquantenne disoccupato.
In una parete è posto un mobile a ferro di cavallo, nel quale è mezza nascosta una signora bassa, con un taglio alla Cleopatra color giallo, non biondo, ma proprio giallo. Si vede lontano un miglio che è una tintura scadente. Sul naso inforca un paio di occhiali blu elettrico con le estremità all'insù, mentre la bocca sottile è arricchita da un rossetto rosa e le ciglia appesantite da un'abbondante dose di mascara.
"Le serve qualcosa?" la voce stridula della signora sulla sessantina mi giunge alle orecchie. "Ehm, si. Io cercavo ..." cosa cerco? La mia attenzione si sposta su una ragazza che entra svelta e mi sorpassa, dirigendosi verso la reception. Noto subito un tesserino plastificato e attaccato mediante una pinzetta al taschino della camicia azzurra infilata nella gonna nera, quindi mi affretto a prendere il cellulare dalla borsa.
"Gladys, come stai?" chiede gentilmente la ragazza trentenne. "Si tira avanti, come mai sei qui e non in sede centrale?" chiede "Gladys" con voce ancora più stridula. " Il capo mi ha mandato qui a disfarmi dei moduli vecchi per far spazio a quelli nuovi. Mi puoi dare le chiavi dell'archivio?" risponde la ragazza.
Cosa? Chiavi? Pensavo che il tesserino fosse la chiave elettronica!
"Oh Susan a proposito delle chiavi, le hanno tolte. Un mesetto fa sono venuti gli operai ad installare un aggeggio elettronico e i tesserini sono stati modificati per poter aprire anche l'ingresso dell'archivio" dice Gladys contenta, per poi continuare "Mi sono finalmente disfatta di quelle stupide chiavi che continuavo a perdere". Ah, ecco perché è contenta. "Fantastico, allora io vado" dice Susan cominciando a girarsi verso una porta.
Con un passo la raggiungo e le butto il caffè sulla camicia.
"Ma che diavolo?!" esclama lei per poi imprecare e guardarmi furiosamente. "Mi scusi, sono inciampata. Sono una ragazza davvero maldestra" dico, fingendomi mortificata. "Questo lo vedo" dice lei, il suo tono gentile è completamente scomparso. "Suvvia Susan, non essere così severa, dovrei avere delle magliette di ricambio nell'armadietto" la informa Gladys.
Ti prego, lascia il tesserino qui.
Esulto quando fa pressione con le dita sull'estremità della pinza che rilascia la stoffa della camicia, per poi poggiarlo sul bancone di Gladys. "Bene, torno subito" dice Susan mentre mi lancia uno sguardo agghiacciante. "Mi scusi, ho la gola un po' secca, mi potrebbe dare un bicchiere d'acqua? Chiedo gentilmente a Gladys. "Certo signorina, aspetti un secondo" dice lei mentre si gira e si dirige in un'altra stanza.
Fantastico.
Seleziono la fotocamera e scatto qualche foto al tesserino sperando che Susan impieghi più tempo possibile a cambiarsi.
"Che stai combinando ragazzina?!" mi gelo sul posto quando sento una voce squillante arrivare alla mie spalle.
Cazzo.
Faccio pressione sul tasto centrale dell'I-phone per accedere alla schermata home. Clicco velocemente sull'icona dei messaggi e mi giro lentamente verso Susan. "Assolutamente niente, sto solo aspettando che Gladys mi porti un bicchiere d'acqua" dico tranquillamente. "Intendevo con il cellulare, troppo vicino al mio tesserino" dice lei affrettandosi a prendere quest'ultimo dal bancone. "Stavo solo leggendo dei messaggi. Sa, io ho una vita sociale. E non ero vicino al suo tesserino, forse dovrebbe fare una visitina dall'oculista. Si sa, la vista peggiora con l'età" dico inclinando la testa verso sinistra per squadrarla da capo a piedi.
Lo ammetto, la sto stuzzicando, ma in qualche modo devo distrarla dal fatto che ero veramente troppo vicina al suo tesserino. In questo modo la sua rabbia prenderà il sopravvento e la distrarrà.
"Ma come osi? Ho solo 35 anni!" esclama lei, arrabbiata più che mai.
La mia tecnica funziona sempre.
"Appunto" dico io, prendendo in mano il bicchiere d'acqua portatomi da Gladys. "Senti ragazzina che non se- " non finisce la frase ricevendo il mio bicchiere d'acqua sulla maglietta. Ho fatto finta di inciampare, di nuovo. "Ops, colpa mia." Dico falsamente mentre velocemente esco dall'edificio prima che la situazione possa degenerare. Scoppio a ridere mentre sento un grido di disperazione da parte di Susan.
Salgo in macchina ancora ridendo per la faccia sconvolta di quella Susan.
"Allora, hai comprato qualcosa di carino" Mi chiede mia madre non appena apro il portone di casa. "No, non ho trovato niente di carino" invento prima di iniziare a salire le scale. "Okay, tra mezz'ora è porta la cena, c'è anche la famiglia di Mariah quindi vestiti adeguatamente!" esclama mia madre.
Molto raramente la famiglia di Mariah viene a cena da noi, nonostante gli svariati inviti che offrono i miei genitori.
Mi faccio un doccia veloce ed indosso vestito bianco molto semplice, con lo scollo a barca e le maniche a tre quarti. Ci abbino un paio di sandali con il tacco dorati ed un paio di orecchini del medesimo colore.
Lascio i capelli lisci e metto solo un po' di mascara, senza contare il quintale di fondotinta e correttore che ho usato per coprire il succhiotto.
La cena prosegue tranquillamente. La famiglia di Mariah è molto umile, ha una figlia che va al college e fa di tutto per farle fare quello che vuole.
Mi rilasso lentamente entrando nel letto. Sono davvero stanca. Prendo l'immancabile tazza lilla e la avvolgo fra le mani per sentire il calore irradiato dalla tisana. Sospiro mente volgo lo sguardo nella tazza.
Ha un colorito marroncino e riesco ad intravedere una nota di azzurro che si sta lentamente dissolvendo.
Cosa?!
Azzurro? Che cazzo c'è nella tisana?
Faccio muovere la tazza così che il liquido all'interno di essa si sposti, e noto una pillola azzurra quasi intatta. Solo i lati sono leggermente corrosi. Il cuore comincia a battermi più forte. Perché Mariah vuole farmi bere questa roba?
Sto per muovere la mano all'interno della tazza, ma poi mi ricordo delle telecamere.
È impossibile che Mariah voglia drogarmi.
Mi alzo come se niente fosse e, con la tazza in una mano e il cellulare nell'altra, vado in bagno. Una volta dentro, chiudo le tende della finestra e svuoto il contenuto nel lavandino afferrando la pillola. Su di essa c'è la scritta: "Stilnox". Cerco il nome su google sul telefono e clicco sul primo risultato.
Stilnox
Potente sonnifero per chi soffre di insonnia avanzata. Una dose è capace di farti dormire profondamente per ben 8 ore consecutive! Effetti collaterali: nausea, senso di gonfiore e pesantezza, mal di testa, sonnolenza.
Un sonnifero? A questo punto la situazione mi sembra più che chiara: non è di Mariah la tisana, è di J.B. Ecco perché nel giorno libero di Mariah la tisana c'era comunque, non ne aveva fatta una dose in più, semplicemente non l'aveva mai fatta lei. Ma che bisogno c'è di drogarmi la notte? Insomma dormirei benissimo anche senza queste pillole. Io non ho mai sofferto di insonnia.
Stasera lo scoprirò.
Esco dal bagno facendo finta di sorseggiare dalla tazza, così da far credere allo stalker di non aver scoperto niente. Mi stendo nel letto emi ricopro con le lenzuola, per poi spegnere la luce. Morfeo mi trascina nel suo mondo qualche minuto dopo.
Un rumore mi fa svegliare ma mi costringo a rimanere immobile e con le palpebre serrate. La paura si fa strada nel mio stomaco mentre i battiti del cuore aumentano vertiginosamente. I palmi sono madidi di sudore e spero che chiunque sia la persona di cui sento i passi farsi sempre più vicini non se ne accorga. Il materasso affonda alla mia sinistra, visto che sono rannicchiata nella parte destra.
Un respiro colpisce il mio collo ed un leggero tocco di polpastrelli pressati sulla mia guancia mi sposta una ciocca di capelli. Sento il dito scorrere lento sulla pelle della parte bassa della guancia, prosegue sulla mascella e si sofferma con il dito sul mio labbro inferiore. Ne traccia il contorno per poi passare al labbro superiore e tracciarlo con due dita. Poggia l'intera mano sulla guancia e, facendo scorrere il pollice nuovamente sul labbro, la incastra fra l'incavo del collo e la mia mascella, accarezzando delicatamente il succhiotto.
Mi irrigidisco quando sento una pressione più forte sulla parte del materasso in mia prossimità.
Penso si stia tenendo su un gomito, visto che percepisco ancora carezzarmi il collo.
Molto lentamente la sua mano arriva sulla mia clavicola, per poi soffermarsi sulla parte antecedente al mio petto, scoperta dal tessuto del pigiama. Il pollice compie movimenti circolari mentre sento solleticarmi la zona del succhiotto da un paio di soffici labbra. Il suo labbro inferiore striscia sul mio collo, per poi riunirsi con quello superiore e finire con uno schiocco.
Le labbra interrompono in contatto dal collo ma non si sono spostate del tutto, sento un sospiro colpirmi il lobo dell'orecchio.
"Sei così bella Genesis" una voce profonda, dolce e roca pronuncia queste parole una ad una, con calma disarmante.
Ho già sentito questa voce. Questa è la voce bella del commesso della pizza! Ora si spiega come ha fatto ad inserire il sangue nella bustina di ketchup.
Ma non capisco, la prima volta che ho visto J.B. era il girono in cui sono finita in ospedale quando l'inserviente dai capelli corvini e gli occhi azzurri portava il cartellino con il nome di "J.B.", allora perché quando mi è venuto a portare la pizza facendo finta di essere un dipendente della pizzeria aveva i capelli tendenti al rosso e gli occhi verdi? Ed infine quando ho ballato con lui al gran galà ricordo con chiarezza che i suoi capelli erano di un biondo scuro e i suoi occhi color nocciola. Chi è lui? Vorrei aprire gli occhi e vedere con i miei occhi chi ho davanti ma ho paura. Paura che possa farmi qualcosa, in fin dei conti chi segue e spia una persona non è sana di mente. E i pazzi sono imprevedibili. Per quel che so, potrebbe avere un coltello in mano, pronto ad essere usato. Bisogna avere pazienza e dare tempo al tempo.
Percepisco il suo respiro caldo spostarsi e soffermarsi a colpire il mio naso. La mano che prima si trovava sottola clavicola, ora si è spostata al lato del mio seno. Il peso sul materasso si è alleggerito e sento la sua presenza imponente proprio sul mio corpo immobile e rigido. La sua gamba si insinua fra le mie, provocandomi un leggero calore nei posti da essa toccati. Il peso del suo corpo inizia a schiacciarmi e piano la sua testa si appoggia sul mio seno. L'altra sua mano si sposta lungo il braccio per poi trovare la mia mano ed intrecciare le mie dita alle sue. Le stringe ed io ovviamente non ricambio la stretta, in fondo chi dorme non ricambia le strette.
"Peccato che tu ancora non sia pronta a sapere chi sono" dice mentre la mano al lato del mio seno percorre il mio fianco per fermarsi sulla pancia. "Non sai quanto vorrei che tu non mi odiassi" dice ancora mentre alza lentamente la maglia del pigiama fino allo stomaco. "Tu non lo sai, ma lo faccio per te" continua il suo discorso poggiando il suo grande e caldo palmo sul mio ombelico. Il calore che irradia fa quasi paura. "Vorrei che tu imparassi ad amarmi" dice nuovamente iniziando a muovere la sua mano sulla mia pancia, afferrando il fianco, rilasciandolo, passando sull'ombelico, solcando le costole. "Come io amo te" dice riabbassando la maglietta e lasciandomi sgomenta.
Come può amarmi? Mi ha fottutamente drogato per giorni, ha installato delle telecamere in casa mia, mi ha obbligato a separarmi dal mio migliore amico. Questo non è amare, questo è possedere un oggetto e fargli fare ciò che vuoi.
Sento la sua mano strisciare dalla mancia fino a quasi toccare il seno e per impedirglielo faccio dei mugolii, come quelli che fai quando dormi, e cerco di girarmi di lato. Lui sposta subito il peso dal mio corpo e mi lascia voltare il corpo.
Un sospiro esce dalle sue labbra e la sua mano raggiunge la mia schiena, costringendomi ad attaccarmi al suo corpo. "Sei talmente stupenda bambolina" dice lui lasciandomi un bacio sulla punta del naso. Avvicina il suo viso ancora una volta al mio collo ed ispira profondamente. "Il tuo profumo, mi fa letteralmente impazzire" dice lui stringendomi ulteriormente a lui e facendo scorrere la sua mano verso il fondoschiena. Lentamente lo afferra e lo stringe, per poi palparlo e ristringerlo di nuovo. Le sue labbra raggiungono il collo ed iniziano a baciarlo con foga, come se possa ricevere un ricambio. Sento una scia di saliva bagnarmi la mascella per poi sentire i denti afferrarmi il labbro e tirarlo violentemente. Vorrei muovermi, sussultare, fare qualsiasi cosa ma sono bloccata. Non riesco nemmeno a muovere un dito del piede.
"Se solo potessi vedere quello che mi fai" nel momento stesso in cui pronuncia queste parole, sento una pressione farsi sempre più forte sul mio interno coscia. Sta avendo un'erezione?!
"Ora devo proprio andare bambolina, mi raccomando continua a bere la tisana" dice a bassa voce, mi lascia un bacio a fior di pelle e si alza dal letto lentamente. Dopo di che non sento più alcun rumore.
Il fiato si mozza rendendomi conto che lo stalker era proprio fra le mie braccia. Vorrei dormire, ma non del sonno non c'è traccia.
La tisana ha sempre contenuto il sonnifero, il che vuol dire che questa storia va avanti da giorni ormai.
Mentre io dormo, lui entra qui e fa quello che vuole ed io sono inerme al cospetto del suo volere.N/A
Hola ragazze! Finalmente ho aggiornato, e beh questo capitolo mi piace particolarmente, soprattutto perchè penso che quello che è successo ha stupito, non dico tutte, ma la maggior parte di voi! Spero vivamente che sia piaciuto anche a voi e che continuate a seguire la mia storia. Per chi è registrato anche su efp, può trovare la mia storia lì con qualche capitolo in più. Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio!
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Insane Love
FanfictionInsane Love Dicono che volere è potere, ma si sbagliano. Ci sono molte persone che vogliono, ma non hanno il coraggio di avere potere e lottare per ciò che desiderano. Ci sono persone che vogliono, ma il loro coraggio di avere potere non è abbastan...