It's not possible

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Giro e rigiro il cibo nel piatto della cena.

Dopo che J.B. aveva tolto il "disturbo" non sono più riuscita a dormire ieri sera. La cosa più straziante è stato restare immobile e con gli occhi sigillati per non far capire allo stalker che non avevo bevuto la tisana. L'unica nota positiva è stato non avere il mal di testa e la nausea di prima mattina; credo fossero degli effetti collaterali del sonnifero.

Quello stronzetto è entrato nella mia camera e non so nemmeno cosa mi abbia fatto in questi giorni. Mi fa arrabbiare e mi mette paura allo stesso tempo. Da una parte vorrei essere stata sveglia per vedere cosa fosse capace di farmi, dall'altra penso sia stata meglio essere drogata per non sapere cosa mi ha fatto. La cosa che più mi terrorizza è che io ero completamente succube e per quanto ne so potrebbe aver abusato di me. I suoi comportamenti della sera precedente spingono i miei pensieri verso questa teoria. Ricordo ancora bene la sua bocca e le sue mani di me.

Forse a lui è bastato perché oggi non mi è arrivato nessun messaggio da parte sua. Ne sono sollevata ma d'altra parte, si sa, la quiete prima della tempesta.

Nel frattempo Cody mi ha tartassato di messaggi e chiamate ed io sono stata tutto il giorno ad ignorarlo. Mi sento così egoista a trattarlo in questo modo solo per la mia sicurezza. Forse dovrei rischiare, la nostra amicizia vale molto per me. In questi anni il nostro legame si è fortificato sempre di più e se Cody dovesse decidere di non essere più mio amico, credo che ne morirei.

Forse lui ne sta morendo, come io farei se fossi nei suoi panni. E a questo punto, che senso ha mantenermi al sicuro quando poi verrei esposta al rischio di essere ferita comunque. In questo caso non si tratterebbe di ferite esteriori come quelle che potrebbe farmi J.B., ma di ferite interiore. E che mi importa di mostrare una cicatrice quando al mio interno il cuore continuerà a sanguinare per un bel tempo. Di certo non si cicatrizzerà così velocemente e facilmente come un taglio.

Ho bisogno di Cody al mio fianco.

"Tesoro devi mangiare" pronuncia dura la voce di mio padre. "Lo so, ma non ho tanto appetito" dico io mentre faccio compiere un ennesimo giro alla forchetta facendo rivoltare alcune carote. "C'è qualcosa che ti turba?" chiede amorevolmente mia madre che mi rivolge un'occhiata. "No, solo non ho fame" le rispondo alzando le spalle per poi rilassarle. "In effetti sei un po' pallida, non è che hai la febbre?" chiede nuovamente mia madre. "Mamma ho detto che non ho niente. Non ho appetito e basta" ribatto io non capendo perché insiste in questo modo. "Come vuoi" dice lei mentre un sospiro impercettibile le sfiora le labbra. "Beh, posso andare?" chiedo gentilmente. Papà annuisce così come la mamma, così mi alzo e corro in camera.

"Avanti Cody, rispondi" sussurro sperando che risponda alla mia settima chiamata o che magari decida di rispondere ad uno dei miei 20 messaggi.

Sono una cogliona, non avrei dovuto ignorarlo. Dannato stalker!

Afferro un paio di converse, uno zainetto dove infilo chiavi e cellulare ed esco di casa con la tuta di Abercrombie & Fitch blu e grigia e senza trucco, liquidando i miei genitori con un semplice "esco, non farò tardi". Entro in macchina e mi ferma al primo Sturbacks che incontro ancora aperto.

"Due cioccolate calde con panna, cacao e marshmallow large e due ciambelle con glassa alla nocciola e alla fragola da portare via per favore" dico velocemente al commesso che mi lancia strane occhiate per come sono vestita. Ma ora non ho tempo di pensare a questo, vorrei solo che si sbrigasse. Spero davvero che con il cibo Sturbacks preferito di Cody, riuscirò ad addolcirlo e a farmi perdonare.

Porgo la cifra richiesta dal commesso che intanto mi pone la busta di cartone, e poi sfreccio fra le strade di L.A. diretta verso casa Sanders.

Dopo qualche curva ed una rotatoria, arrivo davanti al villino di Cody e parcheggio la macchina davanti al cancelletto.

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