Fermare il tempo. È questo quello che fa un semplice scatto; riesce a catturare un secondo e renderlo eterno, incancellabile.
Avevo di nuovo otto anni, stavo nello studio di mio nonno dove mi spiegava come venivano elaborate e poi stampate le foto. Rividi il mio volto incantato da ogni singola parola che diceva. Quello fu il primo momento in cui capii cosa avrei fatto della mia vita.
Stavo scattando delle foto a Mary Jane su un prato verde di un parco non lontano da casa. Mi aveva raccontato che alla fine del mese di Novembre ci sarebbe stata una mostra di fotografia per principianti e il fotografo migliore della serata avrebbe firmato un contratto con un'importante agenzia a San Diego in California. Era l'occasione di far vedere quanto valessi, ma dieci foto erano tante soprattutto se non avevo ancora un'idea sull'argomento da trattare. Le avevo messo una corona di fiori sul capo e dato una bandiera degli Stati Uniti che cercava di sventolare correndo verso di me, l'idea era di rappresentare il quattro luglio, ma ogni foto mi sembrava troppo banale.
Dovevo fare qualcosa d'insolito che nessuno aveva mai fatto prima e una ragazza su un campo di fiori non era l'ideale. Mi stesi a pancia all'aria guardando il cielo azzurro e facendo piccoli respiri. «Abbiamo già finito?», chiese Mary Jane raggiungendomi. «Scusami Jamie è che non sono convinta di voler portare queste foto».
«Cosa succede?», poggiò la sua testa sulla mia spalla facendomi compagnia.
«Ci saranno di sicuro persone più brave di me ed io devo dare il massimo se voglio vincere».
«E ora non lo stai dando?» «Queste foto sono belle, ma non credo valgano tanto da vincere un contratto», ammisi guardando la reflex ancora accesa. «Allora cosa vuoi fotografare?»
«È questo il problema, non lo so». «Che ne dici se questa sera stiamo un po' insieme? Solo io e te, come una volta».
«Dici sul serio?»
«Sì. Mi sono accorta di non averti pensata granché in queste settimane e vorrei farmi perdonare».
«Sei stata perfetta. Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto», per un momento pensai di essere tornata bambina. Rividi due bimbe giocare con le bambole in una cameretta ricolma di peluche e videocassette della Disney e solo lì capii quanto fosse importante Mary Jane per me. Lei non era la mia migliore amica, lei era mia sorella. Passammo l'intera giornata in giro per la città. Kansas City era davvero bella, c'erano negozi aperti ad ogni ora e le persone non facevano altro che sorridere e salutarci. Era come se avessi vissuto lì da sempre. Mi trovavo in classe, all'inizio dell'ora di giurisprudenza, stavo giocando con la matita facendola roteare, quando vidi un ragazzo sedersi davanti a me.
«È la prima volta che partecipi a questo corso?» «Sì, quello di geometria analitica non mi convinceva così tanto», risposi guardandolo. Aveva i capelli biondi con un gran ciuffo verso l'alto, gli occhi azzurri e una corporatura non troppo robusta. «Hai fatto la scelta migliore», mi sorrise. «Lo spero», ricambiai. «Comunque io sono Peter, piacere». «Rory», gli strinsi la mano. «Non sei di qui, vero?» «No, in realtà mi sono trasferita qualche settimana fa a casa della mia migliore amica». «E ti trovi bene qui?» «Sono tutti molto simpatici, tranne forse qualche persona», restai vaga. Peter fu interrotto dal professore che entrò in classe, così si girò verso di lui dandomi le spalle ed io passai il resto della lezione cercando di prestare attenzione alla spiegazione. Partivo con qualche punto di svantaggio rispetto ai miei compagni di classe, dato che avevano iniziato prima di me e per questo non potevo avere distrazioni. Alla fine dell'ora mi diressi verso la sala informatica, la professoressa Smith doveva farci vedere delle diapositive di alcuni ragazzi del secondo anno. Mi sedetti all'ultimo banco, vicino ad Alan che stava messaggiando con il suo ragazzo Brandon; lui era di un'altra università, ma si vedevano ogni giorno e quando non potevano incontrarsi, si telefonavano. Era impossibile separarli. «Rory!» urlò abbracciandomi. «Ciao Alan» risposi posando a terra la borsa. I ragazzi del secondo anno erano già entrati e uno di loro stava cercando di accendere i computer per poi mostrarci il video. Mi sentii particolarmente a disagio in quell'aula, avevo la sensazione che qualcuno mi stesse fissando, così feci un giro completo con gli occhi analizzando ogni singola persona, fin quando non lo vidi: il ragazzo della mensa... quel giorno
indossava una maglia con sopra scritto: Capitan America. Abbassai lo sguardo cercando di non arrossire troppo. Mi stava letteralmente fissando e a quanto pare non ero l'unica ed essermene accorta. «Ma quel ragazzo fa sul serio?» chiese Alan. «Cosa?» «Capitan America, ti sta mangiando con gli occhi», rispose guardandolo. «Ma che dici?», presi una penna dispersa nella borsa ed iniziai a scrivere su un foglio cercando di distrarmi. «Rory, quel ragazzo non sta facendo altro che guardarti». «Alan smettila», iniziai a sentire caldo, il viso stava diventando rosso e le mani sudate. Mi stava davvero guardando così tanto? Arrivata l'ora della mensa Alan ed io andammo a sederci al solito tavolo, dove trovammo Mary Jane e Cristopher che avevano già iniziato a mangiare. «Com'è andata la giornata?» ci chiese Jamie. «Rory ha un ammiratore», disse Alan. «Un ammiratore? Chi è?», spalancò gli occhi. «Alan!», lo zittii con uno sguardo in cagnesco. Non volevo che parlasse di quel ragazzo, dato che a stento lo conoscevo. «Cosa c'è? Devono sapere di Capitan America», rispose mandando giù un boccone d'insalata verde. «Capitan America?», chiese Cristopher non capendo a cosa si riferisse. «È il soprannome che abbiamo dato ad un ragazzo; ha fissato Rory per tutta l'ora di storia». «È carino?» intervenne Mary Jane. «Beh, diciamo che... » in realtà non sapevo bene come definirlo. Aveva qualcosa d'intrigante, ma allo stesso tempo di troppo misterioso. «È bellissimo», m'interruppe Alan. Continuai a fargli uno sguardo omicida, per fargli capire che era il momento di fare silenzio. I ragazzi ed io passammo il resto della pausa a parlare di quella sera. A pensarci bene forse quel ragazzo era davvero come Capitan America. Non mi sarei mai dimenticata di quello che aveva fatto per me.
STAI LEGGENDO
Anime Peccatrici
Romance《Credi che io non sia stato male ogni singolo istante in questi quattro mesi? Era come stare all'inferno e tu eri il diavolo. Prima di te nessuna era mai riuscita a farmi provare un dolore simile. Tu mi hai ucciso, Dew. Ogni...