E FU BUIO.

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Il tempo continuò a passare, avevo chiesto al medico di tornare a casa e lui esaudì il mio desiderio.

Erano passate due settimane e i miei capelli cominciavano a cadere.

Non facevo altro che toccarmeli aumentando così la loro caduta.

Avevo tra le mani ciocche di capelli che non facevano altro che farmi perdere ogni speranza. Non avrei mai immaginato di arrivare a quel punto.

Quel giorno era diverso dagli ultimi quattordici, quel giorno capii di essere stanca, così andai in bagno e prendendo il rasoio elettronico di Harry, davanti lo specchio, iniziai a tagliarmeli.

A migliaia cadevano sul pavimento lasciando la mia testa e una parte di me... non perché ci ero affezionata, ma perché dentro sapevo che stava succedendo qualcosa di cui non avevo il controllo.

Guardai un'ultima volta la mia immagine riflessa sullo specchio, non ero la stessa ragazza di nove mesi fa,quando arrivai per la prima volta a Kansas City.

Mi legai il foulard alla testa e andai in cucina a prendere qualcosa per pulire.

«Ah!!», sentii Jamie urlare dallo spavento.

«Cosa?!», mi guardai attorno.

«Niente», abbassò lo sguardo imbarazzata.

Capii che era per me e per qualche secondo mi sentii come non avrei mai voluto: malata!

Lo vedevo nel modo in cui mi guardava,aveva pietà di me e non c'era cosa peggiore, glielo leggevo negli occhi.

La osservai per qualche secondo, fin quando non intervenne Harry.

«Dew», mi guardò sbalordito da quello che avevo fatto.

Corsi in camera sbattendo la porta.

Non volevo essere vista come una malata. Ero una semplice adolescente che voleva vivere la propria vita, perché doveva succedere proprio a me?!
Mi stesi sul letto sotto le coperte, cercando di convincermi di star facendo un brutto incubo, ma purtroppo era tutto reale ed io non riuscivo a sopportarlo.

«Dew...», aprì la porta sedendosi accanto a me, «cosa succede?», mi accarezzò.

«Davvero non hai capito?» lo guardai,«io non ho più i capelli e per questo mi guardate tutti come una malata», mi toccai la testa.

«Questo non è vero», ribadì.

«Invece si, ve lo leggo negli occhi ...e cosa peggiore è che col vostro sguardo anch' io ho realizzato che non c'è più niente da fare».

«Dew!» riprese, «stai facendo la chemioterapia per guarire, non dimenticartelo», rispose.

«Harry questo non vuol dire che io abbia qualche possibilità di sopravvivere».

«Invece sì».

«Davvero? Quante persone conosci che si siano salvate da tutto questo?», in camera comparve un fastidioso silenzio, «ecco. Appunto», cercai di alzarmi, ma Capitan America mi bloccò.

«Non m'interessa. Io non voglio perdere la speranza».

«Perché?» domandai.

«Perché altrimenti sarebbe finita davvero».

Perché altrimenti nessuno dovrebbe combattere», fece una pausa, «perché io ti amo», mi guardò intensamente negli occhi, «e ti amerò per sempre ».

Ogni parola che usciva dalla sua bocca era vera e lo capivo da come mi guardava.

«Come fai?» gli chiesi.

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