LA SCELTA.

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Erano passate  due  settimane  dall'incidente. Non vedevo Harry da  quel  giorno all'ospedale. Stavo per partire, la  gara  di  fotografia  si  sarebbe  svolta  il giorno successivo a  San Diego e  Mary Jane, Cris  e  Alan mi avrebbero accompagnata.
Avevo visto Capitan  America  con altre  ragazze  quei  giorni, ma non avevo mai  avuto l'occasione  di  parlarci. ogni  volta  che  mi passava  davanti  cercavo di  nascondermi  e  non farmi  notare, a mensa  andavo sempre  prima  di  tutti  in compagnia  di  Alan e  fin ora  era  andato tutto per il  meglio. Jamie  non faceva  altro che  raccontarmi  di  Harry e  delle  volte che  gli  chiedeva  di  me, che  voleva  parlarmi  per capire  cosa fosse  successo, ma  nonostante  tutto non cambiai  idea, ero più che  determinata  a  non sentirlo mai  più. Non potevo farlo soffrire, ancora.
«Andrà  tutto bene», disse  Jamie  stringendomi  la  mano.
Stavo per risponderle, quando sentii  l'hostess  illustrarci  la  solita routine  prima  del  decollo, così  mi  limitai  a  farle  un cenno.
Girai  il  volto indietro e  vidi  Alan che  stava  urlando come  un indemoniato e  Cristopher che  tentava  di  farmi  cenno per salvarlo. “Povero Cris”, pensai  e  con una  risatina  alquanto malefica  mi rigirai  in avanti.

«Wow, questo posto è  pazzesco!» disse  Alan guardandosi intorno.
«È  pura  magia», guardavo stupita  i  quadri  affissi  sui  muri  di quel  benché  noto locale.
Centinaia  di  persone  avevano gareggiato ed io ero una  di quelle. Non potevo crederci..
«Andiamo a  cercare  le  tue  foto», disse  Cristopher prendendomi per il  polso.
«Dobbiamo andare  al  secondo piano», aggiunse  Mary Jane guardando la  cartina.
Salimmo al  secondo piano, ad ogni  passo che  facevo la tensione  aumentava  sempre  di  più..
Per ora  il  lavoro delle  altre  persone  era  meraviglioso e  non credevo che  il  mio sarebbe  stato all'altezza  degli  altri.
Camminammo per un paio di  corridoi, quando girai  la  testa verso destra  e  finalmente  le  vidi. Cinque  foto messe  geometricamente  insieme:  avevano scelto quelle  più belle. Un buco allo stomaco apparve  quando vidi  il  suo volto in una delle  foto.
«Ti  manca, vero?» mi  chiese  Jamie.
«Sempre», risposi  chinando lo sguardo.
«Ehi, questa  è  la  tua  serata! Non pensare  ad Harry!» e  fu così.
Non pensai  più a  lui  per il  resto della  serata, quando finalmente arrivò il  momento che  tutti  stavamo aspettando. Eravamo in centinaia, in piedi, davanti  ad un leggìo, con fotografi  di  fama  mondiale  che  ci  analizzavano uno alla  volta.
Cercavo di  alzarmi  sulle  punte  tentando di  avere  una  visuale migliore, ma  i  tacchi  numero quindici  mi  fecero capire  che  non sarei  potuta  andare  più in alto.
Ascoltai  attentamente  le  parole  del  direttore, un ragazzo sulla trentina  molto attraente.
Ci  stava  ricordando quanto fosse  un privilegio trovarsi  lì  con persone  di  una  certa  importanza, aveva  ragione, eravamo davvero fortunati.
Le  mani  iniziarono a  tremarmi  e  la  fronte  a sudare, fu in quel  preciso istante  che  mi  ritornò alla  mente Capitan  America.
Lo volevo lì  con me, anche  se  sapevo benissimo che  non sarebbe  stato possibile.
«Ad ogni  modo, miei  cari  concorrenti, sebbene  siano stati  tutti dei  lavori  eccellenti, ho qui, tra  le  miei  mani, il  nome  di  uno di voi, il  vincitore!»
L'adrenalina  iniziò a  salire  così  tanto che  presi  la  mano di Jamie  e  stringendola  chiusi  gli  occhi  facendo una  piccola preghiera.
«Signori  e  signore, il  vincitore  della  gara  di  fotografia  di quest'anno è... », fece  silenzio per un paio di  secondi  guardando il  nome  all'interno della  busta, «Rory  Wilson!» urlò. Aprii  automaticamente  gli  occhi, convinta  che  fosse  stato un sogno, quando li  sentii  applaudirmi  e  invocare  il  mio nome.
Ce  l'avevo fatta!  Avevano scelto me! E  per una  volta  nella  vita ero davvero fiera  di  me.
«Rory vai!!» mi  urlò  Alan spingendomi  verso di  loro. Vedevo le  facce  compiaciute  dei  giudici  ed ero felice.
Piccole  lacrime  iniziarono a  scendere  per la  troppa  gioia, quando il  direttore  mi  cedette  il  posto dandomi  la  possibilità  di fare  un breve  discorso.
Guardai  fisso davanti  a  me, in fondo a  tutto, all'entrata  e… feci un gran respiro …
«Harry», bisbigliai  sottovoce, quasi  come  se lo stessi  solo pensando.
Sgranai  gli  occhi  incredula  della  sua  figura  lì, davanti  la  porta, a  più di  mille  chilometri  da  casa, ma  lui  era  sempre  lì.
Feci  finta  di  niente  dopo aver visto il  suo sorriso e  iniziai  con i ringraziamenti. Non ci  volle  molto, a  dire  la  verità  fui  piuttosto veloce. Strinsi  la  mano dei  fotografi  e  scesi  da  quel  piccolo palco per avvicinarmi  a  lui, la  mia  fonte  d'ispirazione, il  mio migliore amico, la  mia  metà, l'amore  della  mia  vita.
Presi  coraggio e  andai.
«Congratulazioni, Dew», disse  prendendomi  in braccio e facendomi  roteare. Mi  poggiò a  terra. Lo guardai. Lo baciai. Gli  poggiai  le  mani  attorno al  collo scompigliandogli  i  ricci  e involontariamente  alzai  la  gamba.
Vittoria  o non vittoria, premio o non premio, avevo lui  e  in quel momento non desideravo nulla  di  meglio. Improvvisamente  quelle  due  settimane  sparirono.
«Tu, mia  piccola  Dew, non provare  mai  e  dico mai  più ad allontanarmi  così  da  te  perché  sarebbe  inutile. Il  Signore  lassù ci  ha  creati  per stare  insieme. Siamo come  due  calamite, nulla  e nessuno potrà  dividerci. Ritorneremo sempre  insieme», mi sorrise.
«Ti  amo Harry Jonson!»
«Ed io amo te», disse  dandomi  un altro bacio. Quella  sera  tornammo tutti  in albergo e  solo quando mi  ritrovai abbracciata  a  lui  nel  letto, capii  di  aver fatto un grosso errore  a baciarlo.
Vincere  il  concorso comprendeva  anche  trasferirsi  a  San Diego e  farmi  una  nuova  vita. Dovevo dirlo ad Harry, ma  non in quel  momento. La  mattina  dopo quando mi  svegliai  trovai  un messaggio sul cellulare  da  parte  del  direttore  del  concorso.

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