Quando vidi quella macchina davanti casa mi venne un dolore lancinante allo stomaco... non era lui quello che volevo.
Avevo immaginato quel momento dall'inizio dell'anno, solo che nei miei sogni non c'era una Volvo, ma una Ducati.
Vidi Peter scendere dall'autoveicolo per aprirmi lo sportello, si girò per guardarmi e nel suo sguardo lessi molto apprezzamento. Indossavo un aderente vestitino a tre quarti, verde, della stessa tonalità dei miei occhi, che lasciava scoperto solo il collo.
Feci qualche passo verso di lui cercando di tenermi in piedi sui miei tacchi dodici.
Un brivido mi percorse lungo tutta la schiena al contatto della sua mano gelida sulla mia pelle.
I miei pensieri scorrevano veloci come l'auto sull'asfalto.
All'improvviso rividi davanti a me tutti i momenti passati con Harry... dai meravigliosi ricordi che avevo trascorso tra le sue braccia, ad ogni singola litigata.
Arrivammo in un paio di minuti davanti la casa della confraternita che aveva organizzato la festa. Strinsi il braccio di Peter cercando di non cadere sul prato, quando mi ritrovai davanti alla porta.
Peter da gran gentiluomo qual era, mi spalancò la porta per farmi entrare, feci due passi, alzai lo sguardo e i miei occhi furono irrimediabilmente attratti da due gemme verdi.
Era lui. Il mio lui.
Iniziai a fare respiri profondi, quando mi accorsi che si stava dirigendo verso di me.
Mi fece un sorriso consapevole come se avesse saputo quello che dentro di me bramavo.
«Vai già via?» chiesi speranzosa del contrario.
«Non c'è nulla che mi trattenga», rispose prendendo Stephany per il polso e trascinandola fuori.
Cercai di cancellare dalla mente l'avvenimento appena accaduto, prendendo Peter per mano e trascinandolo sulla pista da ballo al piano di sotto.
Ballammo di fila per quattro o cinque canzoni di seguito, quando Mary Jane, con Cristopher, si unì a noi, la presi per mano e la portai in un angolo in disparte.
«Ehi cucciola, che succede?» mi chiese.
«Da quanto stai qui?»
«Da un pò, perché?»
«Hai visto Alan?»
«Sì, sta al piano di sopra».
«Dì a Peter che sono andata in bagno», le dissi per poi salire al piano terra e andare verso la cucina.
Alan era seduto su un tavolo ai limiti della sbornia.
Attorno a lui c'erano una decina di persone che continuavano ad incitarlo a bere gli ultimi bicchieri di Sambuca rimasti.
Feci per superarli e arrivata finalmente davanti a lui, lo presi per mano e lo portai davanti alla porta di casa.
«Rory! Mi stavo divertendo!» disse alzandosi il ciuffo che era arrivato agli occhi.
«Ho bisogno di te», dissi facendolo appoggiare al muretto.
«Okay, okay, ce la posso fare», disse mettendosi le mani sui fianchi, «di cosa si tratta?» sorrise facendo un gran respiro.
«Al piano di sotto c'è un ragazzo perfetto... è dolce, gentile con una buona famiglia e farà l'avvocato ed è bello, è molto bello e ... dovrei essere felice perché tutte vorrebbero stare con lui...»
«Ma?» mi guardò.
«Ma...», ansimai cercando di trattenere le lacrime, «ma poi c'è lui... che per guadagnarsi da vivere fa delle stupide e pericolose gare e non si affeziona a nessuno e non sa cos'è l'amore o prendersi cura del prossimo, ma è sensibile, dolce, altruista e ... ed io gli piaccio», sorrisi.
«Non capisco dove sia il problema», disse Alan con voce acuta.
Lo guardai negli occhi e mi accorsi che in quel momento era completamente andato.
«Niente Al, andiamo, torniamo dentro», lo feci appoggiare a me. Non feci in tempo ad entrare che vidi Peter torreggiare su di me.
«Rory», disse guardando me e Alan. «Vieni, ti aiuto», concluse prendendolo in braccio e portandolo al piano di sopra in una camera.
Mi accertai che stava dormendo quando chiusi la porta uscendo.
«Ehi», disse abbracciandomi da dietro.
«Cosa?» mi girai.
«Vieni con me»,
«Dove andiamo?»
«Ssh, vieni».
Peter aprì la porta della camera di fronte a quella dove stava Alan e chiudendola a chiave accese la luce.
Le pareti erano completamente bianche, alla mia sinistra c'era un letto matrimoniale con lenzuola marroni e davanti una grande finestra.
«Perché siamo qui?» chiesi guardando il letto.
«Sei bellissima stasera», disse baciandomi da dietro il collo.
«Peter cosa vuoi fare!?» chiesi cercando di girarmi, ma mi stava stringendo così forte che in quel momento anche respirare era diventato difficile. «Peter...», ripetei.
«Ssh... lasciati andare piccola».
Senza accorgermene mi ritrovai contro il muro con lui che cercava di farmi star ferma.
«Peter basta, Peter!»
Cercai di urlare, di ribellarmi, ma nessuno poteva sentirmi.
Lui si tolse la cintura e successivamente mi alzò il vestito.
«Peter, basta!!» feci per girarmi, ma la sua mano teneva le mie bloccate verso l'alto.
«Sarà una cosa veloce, non te ne accorgerai neanche».
«No,no!! Lasciami!» le urla si trasformarono in toni spezzati dalle lacrime, «ti prego...», singhiozzai, ma lui non si fermò.
Avevo paura, no, ero terrorizzata.
«Peter ti prego, ti darò tutto quello che vuoi, ma ... ti prego!» ogni supplica era inutile, nessuno e niente lo avrebbe fermato.
Solo l'odore del suo profumo mi faceva venir voglia di vomitare, improvvisamente quel ragazzo si era trasformato.
Cambiai tattica e anziché supplicarlo, iniziai ad urlare
«Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Aiuto!!» e proprio quando stavo per perdere le speranze sentii bussare la porta.
«Dew sei lì?»
«Har...!» cercai di urlare, ma fui bloccata da Peter.
«Dew!!»
Harry continuò a bussare sempre più forte alla porta.
«Vigliacco, apri questa porta!!» continuò, «apri ho detto!»
Peter mi scaraventò sul letto. Girò le chiavi della serratura quando Harry l'aprì con una gomitata.
Ci guardammo in faccia per un secondo netto che fu abbastanza per riprendere le forze.
Lui capì.
Gli sferrò un pugno in piena faccia forte a tal punto da stenderlo a terra, ma questo non bastò a fermarlo, la potenza aumentava ad ogni pugno, mi ritrovai del sangue sui vestiti, in un primo momento non capii se era quello di Peter o di Harry.
Capitan America si fermò non appena lo vide perdere i sensi e svenire.
Feci attenzione alle nocche delle dita; erano viola e sporche di sangue.
Mi dondolavo sul posto con il mento appoggiato sulle ginocchia.
Nella mia mente vidi le scene di me e Peter e solo il pensiero della sua pelle a contatto con la mia mi metteva i brividi.
Harry mi stava fissando, ma in quel momento non riuscivo a reagire, anche se gli ero grata per quello che aveva fatto.
《Dew...», fece per sedersi accanto a me, «è finita, ci sono qui io», le sue braccia mi tenevano strette a lui. Sentivo l'odore del sangue imprigionarsi nelle mie narici, la camicia bianca abbottonata fino al collo era diventata rossa e la giacca di pelle aveva un odoraccio, il jeans era ridotto meglio, anche se s'intravedeva qualche goccia di sangue.
«Sono qui Dew, non ti lascio», continuò.
Mi strinse forte per poi prendermi in braccio e portarmi al piano di sotto, dove Mary Jane ci stava aspettando preoccupata.
«Cos'è successo?! Rory!» disse correndoci dietro fino alla Ford.
«Harry cosa le hai fatto?» gli urlò contro dopo avermi fatto stendere sui sediolini anteriori.
Sapevo che non stavo bene, ma ogni volta che volevo parlare mi ritornavano in mente le scene tra me e Peter e poi ... sangue.
«Quel bastardo! Dove sta! Dimmelo! Lo uccido!» sentii Jamie urlare ed entrare in casa, ma Harry non la seguì, no, lui restò con me.
Poggiai la testa sulle sue gambe e con le braccia incrociate e tremolanti la sentii. La sua mano sul mio viso, improvvisamente capii di essere al sicuro, nessuno mi avrebbe fatto del male se Harry fosse stato al mio fianco. Era il mio eroe, sì, lui era davvero il mio Capitan America.
«Sono qui Dew, per te. Ci sono io ora. Mi preoccuperò io di te», mi diede un bacio sulla fronte, ma quel gesto non fece altro che ricordarmi il bacio di Peter.
Continuavo a guardare un punto fisso senza battere ciglio, quando mi accorsi che eravamo arrivati a casa.
Harry mi prese in braccio e mi portò in bagno. Con delicatezza mi fece sedere nella vasca da bagno e spogliandomi aprì l'acqua. Sentivo la spugna gelida dietro la schiena ma ogni movimento mi riportava alla mente quell'orribile ricordo e senza farci caso iniziai a piangere.
Le lacrime continuavano a scendere anche senza il mio permesso ed io non potevo smettere.
«Dew», disse cercando d'incrociare il mio sguardo, «no, Dew, non piangere».
Harry si tolse i vestiti restando solo con la biancheria intima e senza chiedermelo entrò nella vasca, dandomi la possibilità di poggiare la testa sul suo petto. Le sue forti braccia mi stringevano il più possibile, il mio volto era rivolto verso i suoi pettorali, incrociai le gambe per poi girarmi totalmente verso di lui dandogli la possibilità di abbracciarmi meglio.
«È tutta colpa mia», disse, «non dovevo lasciarti da sola con quello. Perdonami Dew», mi prese il viso tra le mani e guardandomi negli occhi, continuò, «sei la persona più importante che io conosco e mai, dico mai più, ti accadrà qualcosa. Te lo prometto!»
Mi diede un bacio sulla fronte per poi continuare ad abbracciarmi, «mai Dew».
Non sapevo com'era riuscito ad arrivare in tempo, ma gliene ero davvero grata.
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Anime Peccatrici
Romance《Credi che io non sia stato male ogni singolo istante in questi quattro mesi? Era come stare all'inferno e tu eri il diavolo. Prima di te nessuna era mai riuscita a farmi provare un dolore simile. Tu mi hai ucciso, Dew. Ogni...