CARTE SCOPERTE

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Harry ed io passammo la serata stesi per terra a guardare le stelle. Ogni tanto fece qualche battuta che stranamente non m'infastidì; quando arrivò il momento di salutarci mi promise che ci saremmo visti anche il giorno seguente e fu così. Ci vedemmo per tutto il weekend, lui e Cristopher venivano a casa e passavano le giornate con noi. Non eravamo ancora usciti tutti e quattro insieme e forse era un bene, ma per ora ero felice ed Harry stava diventando un ottimo amico. Mary Jane ed io andammo a scuola con la Ford quel giorno, alla prima ora avevo giurisprudenza ed Harry mi aveva dato una mano a recuperare quello che mi ero persa la prima settimana. Lui stava studiando ingegneria, ma il primo anno aveva seguito quasi tutti i corsi per essere sicuro della sua decisione. Arrivata in classe mi andai a sedere al solito posto, dove incontrai Peter che mi accolse con uno dei suoi sorrisi infallibili. «Passato un bel fine settimana?», mi chiese girandosi verso di me. «Diciamo... sono stata a casa a studiare».
«Che ne dici se il prossimo fine settimana andiamo a mangiare qualcosa insieme? Così non lo sprecherai a studiare». «Per me va bene», gli sorrisi. «Grandioso, allora passo a prenderti alle sette?» «Perfetto». Il professore entrò in classe e Peter si girò verso di lui dandomi le spalle. Stava andando tutto per il meglio e finalmente mi trovavo bene. Era un bravo ragazzo e non vedevo l'ora di conoscerlo meglio. Finita l'ora gli diedi l'indirizzo e con un gran sorriso mi salutò dandomi un piccolo bacio sulla guancia. Uscita fuori dall'aula notai che Harry mi stava aspettando. Aveva una maglia bianca a mezze maniche e degli occhiali da sole appesi al colletto. «'giorno, Dew». «Ehi Harry, come mai da queste parti?» «Passavo di qui», rispose mettendosi le mani in tasca. «Ma se la tua classe è dall'altra parte della scuola?» Harry iniziò ad agitarsi, era imbarazzato per la bugia che mi aveva detto. D'altra parte però potevo anche far finta di niente e sorridere. «Okay lo ammetto, volevo vederti». «Io ora dovrei entrare in classe», dissi indicando il corridoio davanti a me. «Lo so, voglio solo accompagnarti». «Harry ci so andare anche da sola», risposi continuando a camminare. «Sì, ma...» «Ci vediamo a mensa, okay? Ora vai.», non volevo che Peter mi vedesse con lui, di sicuro avrebbe pensato che tra me ed Harry c'era qualcosa di più, anche se non era così. Entrai in classe, scusandomi con il professore per il ritardo, e mi andai a sedere all'ultimo banco libero della sala. Per tutta l'ora non feci che pensare ad Harry e al mio comportamento scorretto; d'altronde voleva solo parlare con me ed io invece ero troppo impegnata a pensare ad altro per accorgermene. Le materie si succedettero velocemente, fino ad arrivare all'ora della mensa. Vidi Capitan America all'entrata con un mozzicone di sigaretta in mano. Mi stava guardando e anche da tanto tempo. «Perché non entri?» gli chiesi. «Ti ho aspettata», rispose aprendo la porta di ferro grigio. «Perché non me lo hai detto?» mi urlò contro Mary Jane alzandosi dalla sedia. «Come, scusa?» mi aveva preso alla sprovvista e non avevo idea a cosa si stesse riferendo. «Forse se ti dico la parola: quarterback, capirai». «No, mi dispiace», mi sedetti di fronte a lei. «Rory, hai un appuntamento con il quarterback della squadra di rugby di questa scuola e non me l'hai detto!», ringhiò contro. «Ci dev'essere un errore. Io ho un appuntamento con Peter Brown, non con il quarterback». «Rory, davvero non lo sapevi?», intervenne Cristopher. «Sapere cosa?», solo quando guardai le loro facce mi resi conto di essere stata troppo precipitosa. «Peter Brown è il quarterback!», rispose Jamie stupita dalla mia ignoranza in questione. «Io... non lo sapevo», dissi abbassando lo sguardo. «Non posso crederci», c'interruppe Harry. Lo guardai per qualche minuto, era triste e forse anche deluso. Continuava a guardare il piatto impugnando la forchetta tanto forte da piegarla in due. «Qual è il tuo problema?» chiese Mary Jane. «Nessuno, è solo che...» «Solo che?» risposi. «Niente. Quando vi vedrete?» «Mi passa a prendere sabato sera per ora di cena». «Divertiti», concluse prendendo un'altra sigaretta dalla tasca del giubbotto ed uscendo. La porta sbatté così forte che l'intera scuola si girò verso di noi chiedendosi cosa fosse successo. Perché si era irritato tanto? Non avevo fatto nulla di male. «Cos'ha?», chiesi guardando Cris. «Niente, lascialo perdere», rispose. Cercando di capire a cos'era dovuto quello sfogo improvviso lo raggiunsi all'uscita della scuola. Era infuriato, lo vedevo dal modo in cui manteneva la sigaretta ancora accesa. Feci un paio di passi per arrivare da lui, quando un piccolo sospiro mi tolse le parole da bocca. «Cosa ti succede?», gli chiesi cercando di non sembrare impacciata. «Il quarterback, Dew. È lui il problema», rispose lanciando con forza la sigaretta per terra, proprio al mio fianco. «Cosa ti ha fatto Peter?», chiesi continuando a non capire. «Lui...» abbassò lo sguardo per qualche secondo stringendosi le mani, quasi come se stesse controllando il suo umore «è molto desiderato dalle ragazze». «Se mi ha chiesto di uscire vuol dire che non ha così tante ragazze dietro». «Sei stupenda», mi guardò negli occhi. Ero sorpresa da quella risposta, tanto che credetti di averlo immaginato. «Cosa?» «Tu sei speciale Dew. Proprio non ti accorgi che sei bellissima e perfetta? Sei la ragazza che tutti vorrebbero». «Harry...» mi spaventai al suono di quelle parole. Ad occhio e croce avrei giurato di piacergli, ma quando continuò a parlare capii che lo aveva detto solo per rassicurarmi. «Credo sia per questo che lui voglia uscire con te, ma non ne sono sicuro... io non sono lui», continuò a fissarmi per un po' «Vuoi un passaggio?» chiese prendendo le chiavi della Ducati. Accettai e insieme tornammo a casa. Quando arrivammo sotto il palazzo continuai a stringerlo per un po', fin quando non fece il rumore di una tosse finta ed io mi svegliai.
«Tutto bene Dew?» mi chiese aiutandomi a scendere dalla moto. «Sì, è solo che ...» «Che?» chiese. «Niente. Ci vediamo domani?». Volevo chiedergli di salire sopra e farmi un po' di compagnia. Mary Jane era andata in giro con Cristopher e a me non andava di stare sola; almeno non sapendo che Harry poteva stare con me. «In realtà stavo pensando ad una cosa». «Ovvero?» chiesi andandogli vicino. «Che ne dici se andiamo in pizzeria a cenare?» «Solo io e te?» «Se vuoi possono venire anche Cristopher e Mary Jane, ma non credo che ne sarebbero felici. Volevo lasciar loro casa libera... sai hanno bisogno di stare un po' da soli ogni tanto», lo vidi di nuovo toccarsi le nocche delle mani, stava mentendo. «Per me va bene», risposi facendo finta di niente. «Perfetto, allora passo a prenderti alle sette e mezzo, okay?» «Okay!» «Okay!» Fece uno dei suoi sorrisi e salì in sella alla Ducati. Mi ci volle qualche secondo per rielaborare quello che era appena successo. Entrai in casa il più veloce possibile e non badando neanche ad accendere le luci, mi catapultai sotto la doccia. Avevo un disperato bisogno di prendermi qualche secondo per pensare a cosa potesse succedere quella sera. Quelle parole che mi aveva detto Harry fuori scuola, la scusa di Mary Jane e Cristopher... erano tutti segnali. Se fossi uscita con lui sarebbe successo qualcosa ed io non potevo commettere errori. Non proprio quando stava andando tutto per il meglio. Uscii dalla doccia e presi il telefono cercando nella rubrica il suo numero. Il telefono squillò un paio di volte, quando finalmente rispose.
«Pronto Dew, è successo qualcosa?» «Ehi Harry, no, sto bene è solo che ...» «Ti serve una mano? Hai bisogno di me?» «No, è che mi sono dimenticata che questa sera avevo promesso a Jamie che saremmo state insieme... sai, solo io e lei», mi vergognai di me stessa. Come avevo potuto? Lui era stato così gentile con me. «No, capisco. Allora ci vediamo domani, okay?» «Ci vediamo in giro», chiusi la chiamata prima che potessi peggiorare la situazione. Mi andai ad asciugare i capelli, dopodiché ordinai una pizza e mi sedetti sul letto a leggere un libro che avevo comprato il giorno precedente. Cercai di non pensare a Capitan America e a come lo avessi scaricato senza preavviso e poi a Peter. Forse uscire con un quarterback non era la cosa migliore per me. Non ero mai stata una ragazza che amava stare al centro dell'attenzione, ma era dolce e un ragazzo che sapeva cosa voleva. Continuai a distrarmi con un paio di film e qualche capitolo del romanzo, quando sentii la porta di casa sbattere. Mi alzai spaventata dal forte rumore e quando andai all'entrata, mi scontrai con una Mary Jane furibonda. «Già finita la serata?» chiesi. «Si può sapere che hai in testa?» «Come?» «Perché hai detto quella balla ad Harry?» «E tu come lo sai?» sgranai gli occhi. «Cristopher ed io eravamo saliti al loro appartamento e quando mi ha trovato lì mi ha chiesto di te. Credeva stessi con me ed io non sapevo che gli avevi mentito». «Si è arrabbiato?» chiesi chinando lo sguardo. «Rory, è tutto quello che sai dirmi?» «È una semplice domanda». «Sì. È arrabbiato perché gli hai mentito. Crede che tu abbia qualcosa contro di lui e anche io lo penso».
«Non ho niente». «Rory, a me puoi dirlo, sono la tua migliore amica», mi venne vicino. «Jamie non ho niente è solo che non mi andava di uscire». «Finisci la frase... non ti andava di uscire con lui» Colpita! Mary Jane aveva ragione ed io non potevo negarlo. «Sì e con questo?» «Perché, Rory?» «Perché non so come prendendo, okay?» «Che significa non sai come prenderlo?» mi urlò contro prendendo di nuovo le distanze. «Peter è un ragazzo da copione. Sai, quello che segue la solita routine, saprei prevedere ogni suo movimento. Con lui sto al sicuro, ma con Harry ... lui è imprevedibile e uscire con lui questa sera sarebbe stato un passo falso». Mi sedetti sul divano, prendendo fiato dopo le tante urla. «E non vuoi rischiare», si sedette accanto a me. «Già è tanto che siamo amici...» «Sai perché ci teneva tanto all'uscita di questa sera? Perché anche lui non sa come comportarsi con te. Per lui sei diversa, ma questo non vuol dire che lo devi allontanare. Lui è una persona e ha dei sentimenti, devi pensare prima di agire, altrimenti ti ritroverai da sola... o meglio con nessuno eccetto me. Io ti starò sempre accanto, ma non credo che lo faranno anche gli altri», le sorrisi e poi continuai a guardare davanti a me. «Dovrei chiamarlo?» «No, aspetta domattina, quando vi vedrete a scuola». Ascoltai il consiglio di Mary Jane e andai a letto. Harry non si era fatto sentire per tutta la giornata, ma ormai era arrivata l'ora di pranzo e di sicuro lo avrei visto alla mensa. Aprii quella pesante porta che intralciava la mia strada per arrivare da lui, quando lo vidi con un vassoio vuoto in mano davanti a me. Lo buttò vicino agli altri ed uscì dall'aula senza aggiungere parola. Cercai di superarlo fino ad arrivare all'uscita della scuola. «Harry!» urlai, ma lui non si fermò, continuò a camminare a passo veloce, come se non mi sentisse. Presi fiato ed iniziai a correre il più veloce possibile. «Harry!» continuai prendendolo per il braccio. «Cosa vuoi Dew?» mi chiese girandosi verso di me. «Ti volevo chiedere scusa, non avrei dovu...» «Non me ne faccio un bel niente delle tue scuse», m'interruppe. «Ora però calmati» «Mi sto comportando bene con te, ci sto davvero provando, ma tu ... tu sei incredibile!» Fece un giro su se stesso per poi ritornare al posto di prima e guardarmi negli occhi « Ma ti faccio così schifo? Sono una persona così orribile?» «Ma che dici?!» «Potevi dirmi di no. Potevi dire che eri stanca e non volevi uscire. Ti avrei capito e forse oggi te lo avrei richiesto, lo ammetto, ma mentirmi facendo finta che ti dispiacesse darmi buca... non lo reggo!» «Ho detto che mi dispiace». «Io non sono un burattino. Sai con quante ragazze potrei uscire? Ti ho chiesto di andare a mangiare una pizza come due amici, non ti ho mica chiesto di sposarmi». «È così che s'inizia», bisbigliai. «Scusami?» «Tu mi chiedi di andare a mangiare una pizza, io accetto e poi continuiamo a vederci, fin quando non nasce qualcosa di troppo forte». «Sei una bella ragazza lo ammetto e ammetto anche che ho pensato un paio di volte di fare qualcosina in più con te, ma io so controllare le mie emozioni. Ti ho chiesto di essere amici e tu hai accettato». «Perché voglio che tu sia mio amico». «Alle tue condizioni», aggiunse lui. «Questo non è vero».
«Invece sì!», riprese ad urlare. «Che ne dici se oggi mangiamo fuori? Mi farò perdonare», chiesi. «Chiedilo a Peter. Di sicuro lui non ti darà buca», dalla rabbia diede un pugno ad un armadietto ammaccandolo. Lo vidi allontanarsi da me fino a sparire dalla mia vista. Ero diventata un mostro. Come avevo potuto farlo soffrire così tanto? Dovevo farmi perdonare, ma non sapevo come. Rientrai in mensa, dove mi accorsi che mi stavano fissando tutti. Avevano sentito le urla di Harry ed ora non mi toglievano gli occhi di dosso. Le ragazze parlavano tra di loro fissandomi e ridendo. Stavo diventando lo zimbello della scuola e come se non bastasse si mise in mezzo anche Peter. «Rory, va tutto bene?» mi chiese venendomi vicino. «Certo, perché?» «Le urla...» rispose guardandomi. «Sto bene Peter; Harry non farebbe male ad una mosca», dissi sorridendogli e guardando Mary Jane e Cristopher che erano seduti ai soliti posti. «Non è quello che so io», rispose. «Cosa vuoi dire con questo?» «Andiamo, tutti sanno il passato di Harry Cox» Ma di cosa stava parlando? «Grazie per l'interessamento Peter, ma se non ti dispiace ora vorrei pranzare con i miei amici». «Scusa, volevo solo essere gentile. Allora ci vediamo sabato?» «Sì», risposi freddamente sedendomi al tavolo. «Ora mi spiegate», chiesi abbassando la voce. «Spiegare cosa?» fecero finta di non capire. «A cosa si riferiva Peter?» Guardai Cristopher e poi Jamie. «Non credo sia corretto dirtelo. Se Harry non ha ancora toccato l'argomento vuol dire che non è pronto», rispose Cris addentando il panino davanti a lui.

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